Non si ferma la marcia trionfale dei Golden State Warriors, che alla Oracle Arena battono anche i Sacramento Kings, privi ancora una volta di DeMarcus Cousins. Luke Walton deve rinunciare ad Harrison Barnes ed in quintetto si vede, per la prima volta, Rush, co-protagonista che si calerà subito nella parte con 16 punti e 4/5 da tre. I Warriors che, con questa vittoria, allungano a 18 la striscia di successi ad inizio stagione e puntano decisamente verso le 20: prossime fermate Utah e Charlotte, inizio del tour ad Est.
Inizio che ha sorriso, però, agli ospiti, che grazie alle triple di un positivo Rudy Gay (20 a fine gara) e di Omri Casspi si portavano prima sul 10-4 poi sul 16-8. Stephen Curry prendeva subito le redini del gioco in mano e grazie a 15 punti quasi di fila (2 triple), interrotti dalla tripla di Iguodala e dal canestro di Livingston, riprotava i ragazzi della baia in testa sul 30-29, rispondendo a tutte le iniziative ospiti portate da Gay e Koufos (6 per entrambe). La prima spallata al match arrivava, come spesso accade da queste parti, con l'ingresso in campo della second-unit: Barbosa da tre e sei punti di Speights firmavano l'11-0 di parziale che portava i ragazzi di Walton sul +9 (41-32). L'attacco dei Kings di coach Karl poteva contare solo sulle soluzioni individuali di un ispirato Gay, che però non poteva rispondere da solo alle triple di Klay Thompson e alla solita irruenza dei padroni di casa. All'intervallo Steph e soci andavano a riposo sul +10, con l'inerzia della gara che sorrideva e non poco agli Splash Brothers.
Inerzia che portava, ad inizio terzo periodo, alla seconda e definitiva spallata. Il protagonista è quello che non ti aspetti, ma che si esatla in un sistema perfetto di gioco: Rush fa 4/4 da tre punti in un amen, Klay fa cinque nel parziale di 19-6 che uccide la gara, dando ai Warriors il confortevole vantaggio di 23 lunghezze. Lo show dei padroni di casa, che prendevano il solito ritmo e la consueta fiducia smodata, proseguiva fino a sfiorare il +30 (83-54) che sanciva l'inizio del lunghissimo garbage time di fine gara. Green arma la mano di Speights e compagni, raggiungendo ad inizio quarto periodo gli 11 assist a referto. I minuti a seguire gli sono utili soltanto per apporre la seconda firma di seguito alla voce triple doppie (dopo quella di Phoenix: 13 punti, 12 assist, 11 rimbalzi e la classica standing ovation della Oracle, che saluta i beniamini prima del tour in trasferta.