Quando nel novembre del 2009 Harrison Barnes ha scelto di giocare per il college di North Carolina era il primo prospetto della lista di Espn. Programmi come quelli di Duke, Kansas, UCLA, Oklahoma e Iowa State hanno provato in tutti i modi a portarlo a casa, prima che lui decidesse di accasarci con i Tar Heels di coach Roy Williams. Nella sua stagione da senior alla Hames High School in Iowa, viaggiò con 27,1 punti, 10,4 rimbalzi, 4 assist e 4 rubate di media. Numeri da capogiro per un ragazzo che a molti per il suo stile di gioco ricordava un certo Kobe Bryant. La sua capacità di creare separazione attraverso lo step-back e la sua abilità di produrre punti dalla media distanza hanno contribuito a creare questo scomodo paragone e a far crescere l'hype attorno al ragazzo.
Arrivato a North Carolina, Barnes dimostra subito tutte le sue qualità da scorer puro. Grazie ad ottime abilità atletiche ed una discreta versatilità offensiva, il prodotto di Hames High School chiude la sua prima stagione al college con più di 15 punti di media, dimostrando anche una certa freddezza nei minuti conclusivi della partita, che gli è valsa la considerazione di uno dei giocatori più clutch del college basketball. Barnes riceve anche il premio di Rookie of the Year della ACC e decide un po' a sorpresa di rinviare il grande salto nella Nba e di rimanere per un altro anno sotto la guida di coach Williams. Nella sua seconda stagione con i Tar Heels viaggia a 17 punti e 5 rimbalzi di media, mantenendo dunque fede alla sua fama di prospetto di alto livello.
Nonostante l'ottima esperienza a North Carolina gli scout nba nutrono, però, ancora dei dubbi sulla sua capacità di essere un go-to-guy di una squadra: molti vedono in lui un ball handling non troppo sviluppato per essere una prima opzione offensiva; meglio, invece, nelle situazioni di catch and shoot: è lì che la pulizia del tiro di Barnes emerge in tutta la sua purezza. Saranno proprio queste caratteristiche le sue armi principali tra i professionisti che lo hanno portato ad essere un'arma tattica fondamentale in quella devastante macchina cestistica dei Golden State Warriors.
Il prototipo del role player
Nel draft 2012 Harrison Barnes viene selezionato con la scelta numero 7 dai Golden State Warriors, una franchigia in ricostruzione, che dopo aver scelto Steph Curry nel 2009 e Klay Thompson nel 2011 aggiunge un altro giovane profilo.
Coach Mark Jackson crede molto nelle sue qualità, tant'è che gli affida fin da subito molte responsabilità. Barnes viene utilizzato soprattutto in situazioni di isolamento, dove il prodotto dei Tar Heels sfrutta il suo proverbiale step-back per colpire dalla media o meglio ancora batte il suo avversario dal palleggio e chiude al ferro con soluzioni spesso spettacolari.
Harrison Barnes e la sua versione di "andare al ferro"
Ma il vero salto di qualità lo compie, come quasi tutti i suoi compagni di squadra, con l'arrivo di Steve Kerr sulla panchina degli Warriors. Il sistema di Kerr limita il numero di isolamenti di Barnes. Il numero 40 di Golden State diventa un'arma tattica letale per punire i raddoppi su Curry e Thompson.
Lui ed Igoudala diventano gli specialisti delle triple dall'angolo, generate il più delle volte da un pick and roll tra Curry e Green, dove l'ex Michigan State è bravo a ricevere il pallone e a scaricarlo per il compagno libero nell'angolo. Nella serie finale contro i Cavs, coach David Blatt ha scelto di lasciare metri di spazio proprio a Barnes ed Igoudala pur di limitare la vena creativa di Curry.
Una decisione che alla fine non ha pagato i suoi dividenti, con Iggy eletto Mvp delle Finals e Barnes determinante in alcune situazioni di gara. L'ex North Carolina ha mantenuto, inoltre, la sua nomea di clutch player, mettendo a segno sia in regular season che negli scorsi playoff dei canestri pesanti, ragion per cui Steve Kerr non lesina a concedergli il pallone nei momenti decisivi.
Ma è soprattutto la versatilità la sua qualità più importante. Durante le Finals, sotto 2-1, Kerr si è giocato forse la carta più coraggiosa della storia delle finali Nba, decidendo di far partire in quintetto Draymond Green come centro e provando a sfruttare la versatilità e le braccia lunghe dei suoi esterni.
Da lì in poi gli Warriors hanno iniziato a distruggere Cleveland e a non voltarsi più indietro, portando a casa il titolo NBA. Il quintetto Curry- Thompson - Barnes - Igoudala - Green è uno dei più rivoluzionari della storia del gioco, un concentrato di atletismo, capacità di playmaking ed abilità da dietro l'arco: una bomba ad orologeria che Kerr usa a suo piacimento e che spesso devasta i suoi avversari nei minuti finali delle partite.
Contract year
Questo sarà l'ultimo anno di contratto di Barnes con la maglia degli Warriors. La scorsa estate l'ex Tar Heels ha rifiutato un'estensione da 64 milioni di dollari per i prossimi quattro anni, puntando con ogni probabilità al massimo salariare. Golden State potrà comunque pareggiare qualsiasi tipo di offerta, valutando il mercato e decidendo se mantenere o meno il giocatore a roster. Nel frattempo Barnes in queste prime quindici partite di regular season ha migliorato ancora il proprio rendimento, dimostrando che il suo processo di maturazione è ancora in itinere e dando ragione a Zach Lowe, che ha parlato di lui come il free agent più intrigante della prossima estate.
Sono 14 i punti di media contro i 10 della passata stagione, ai quali aggiunge anche 5 rimbalzi e 2 assist. Sono aumentati i suoi minuti (31) ed i tiri presi (10), diventando a tutti gli effetti la terza opzione offensiva di Golden State. In questo momento Barnes è qualcosa di più di un role player, come dimostra il suo Usage Rate, aumentato dal 14.9% dell'anno scorso al 17.8% di questo inizio di regular season (il terzo più alto della squadra tra quelli che hanno giocato più di 200 minuti).
La crescita del numero dei possessi con palla in mano non ha inciso sull'efficienza delle sue conclusioni. Sono due in particolare le aree nelle quali Barnes eccelle: la Restricted Area, dove tira con un ottimo 66,7%, e la Mid Range Area, nella quale fa addirittura meglio di uno specialità come Nowitzki, tirando con un eccellente 52,4%. La sua abilità nei tiri dalla media è vitale per l'attacco degli Warriors perchè consente loro di variare il gioco offensivo e di affidarsi anche a qualche soluzione in isolamento che non dipenda dalle mani di Curry.
Barnes mantiene ottime percentuali dall'arco, tirando con un complessivo 38,8% da tre, con il 41,7% dall'angolo sinistro e con il 42,9% above the break. Quando l'ex prodotto di North Carolina è in campo l'attacco di Golden State risulta essere estremamente prolifico. Barnes possiede, infatti, il miglior Offensive Rating della squadra con 115.7, facendo fruttare al meglio tutta la sua versatilità offensiva.
Il famoso quintetto piccolo che ha distrutto i Cavs, quello composto da Curry-Thompson-Barnes-Igoudala-Green è in assoluto il migliore della lega con 70.8 di Net Rating e 160.0 di Off. Rating in 58 minuti di utilizzo. Nell'ultima partita contro Denver, per fare un esempio, lo small lineup degli Warriors ha prodotto 14 punti in soli due minuti, il tutto dopo aver annichilito nelle due partite precedenti Clippers e Bulls.
I numeri non mentono: Harrison Barnes è diventato una parte essenziale di una delle squadre più forti della storia della Nba; che lo faccia da role player o da super star poco importa. Il cammino da predestinato iniziato sei anni fa è finalmente compiuto.
(Fonte statistiche: Nba.com)