Quando Rajon Rondo, lo scorso dicembre, è stato mandato a Dallas in cambio di Jae Crowder e scelte al Draft, in molti si sono detti perplessi dinnanzi alla scelta dei Boston Celtics. Rondo era, ed è, un playmaker di buonissimo livello mentre un Crowder l'ennesimo giovane da far integrare in una squadra in piena ricostruzione. Eppure, da quel momento, Brad Stevens è riuscito a far cambiare aspetto alla squadra, in meglio. Con il successivo arrivo di Isiah Thomas, il problema del play è stato infatti risolto e, a quel punto, Stevens ha potuto finalmente cominciare a lavorare su un gruppo compatto e unito di ragazzi.
I playoffs raggiunti in extremis lo scorso hanno stanno lì a testimoniarlo.
Quest'anno, le cose sono migliorate ulteriormente. I Boston Celtics dopo 10 partite, seppur un campione sicuramente troppo piccolo per poter essere significativo, sono a 6 vittorie e 4 sconfitte, quarti nella Eastern Conference e primi nell'Atlantic Division. Come? Grazie alla difesa.
Con 96.8 punti subiti su 100 possessi, la squadra del Massachussets è dietro solo ed esclusivamente agli intramontabili San Antonio Spurs di Popovich. Un dato pazzesco per una squadra tutt'ora in via di sviluppo. Andando ad analizzare come Stevens sia riuscito in quest'impresa, è facile notare alcuni cambiamenti che hanno reso la squadra impermeabile: innanzitutto, l'inserimento di Marcus Smart in quintetto, accanto a Thomas.
Il sophomore, sempre in procinto di partire durante l'estate scorsa, è diventato un perno fondamentale nella difesa dei Celtics: il ragazzo è sempre protagonista almeno una volta a partita di una gran giocata difensiva e sta anche diventando affidabile dalla linea dei 3 punti. Come se non bastasse, infine, Smart è diventato un giocatore che, malgrado possa avere qualche serata no al tiro, risulta egualmente fondamentale in difesa e, più in generale, per l'andamento della partita. Basti pensare alla partita contro i Rockets di due giorni fa, in cui Smart ha sbagliato 10 degli 11 tiri tentati ma ha ugualmente raggiunto un plus/minus di +30, come a voler ulteriormente testimoniare la sua importanza.
Altro giocatore che ha cambiato faccia alla squadra, è stato quel Jae Crowder arrivato al posto di Rondo: l'ex Mavericks è, al momento, la migliore ala piccola titolare per palle rubate, con una media di 3.0 a partita. Una cifra che si va a sommare al 19.4% di possessi in cui la squadra avversaria ai C's perde palla. Due dati spaventosi che indicano quanto Boston sia in grado di mettere in difficoltà i propri avversari. “Giochiamo duro,” ha detto lo stesso Crowder. “Agli altri giocatori non piace questa cosa, vorrebbero che fosse tutto più facile e liscio. Ma non è così, noi giochiamo duro e dovranno abituarsi”.
Insomma, non è soltanto un problema di dati, ma anche di convinzione, anche perché, oltre ai citati Smart e Crowder, coach Stevens è riuscito ad ottenere grandi risultati anche dagli altri suoi giocatori.
Basti pensare all'avvio di stagione di Johnson e Sullinger, con il primo vero protettore del ferro ed il secondo utilizzato come macchina da rimbalzi. Lo stesso Iasiah Thomas, nonostante i problemi legati al fisico, si sta dimostrando un difensore tenace, che aiuta e rende la vita difficile ai suoi diretti avversari.
(I Celtics sono anche la miglior squadra per palle rubate (11.8 a gara). In questo grafico, il raffronto su 100 possessi)
Il tutto condito poi da una panchina di livello: Avery Bradley è un ottimo difensore e tiratore da tre punti; Evan Turner ha finalmente trovato la sua dimensione, rendendo bene sia in difesa che in attacco; infine Olynik rappresenta il miglior difensore della squadra, con un rating difensivo di 85.1 (con Turner e Jerebko non lontani).
Insomma, per quanto ci sia ancora tanto da lavorare, soprattutto in attacco, il presente e sicuramente il futuro sorridono a questi nuovi Celtics che, dovessero continuare così, tornerebbero nell'elité della NBA prima di quanto ci si potesse aspettare.