Verbal Kint è Kaiser Soze, ma quando passa dalle parti della baia di San Francisco "the usual suspect" diventa uno ed uno soltanto e veste la maglia numero trenta della squadra di casa: Stephen Curry. Stagione nuova, vita ed abitudini noiosamente e stupendamente vecchie: 40 alla prima allacciata di scarpe, che non risente affatto delle emozioni della prima consegna degli anelli, del rodaggio di inizio campionato, delle gambe pesanti ed altro. No, lui è Steph, è l'MVP della Regular Season e la canta anche nella Opening Night della nuova NBA come lui e pochi altri sanno fare.
I Campioni NBA dei Golden State Warriors ripartono dunque dove aveva lasciato a metà dello scorso mese di Giungo in quel di Cleveland e battono abbastanza agevolmente, a discapito di una prova balistica tutt'altro che sufficiente, i New Orleans Pelicans di Anthony Davis, che si ferma a quota 18 non trovando nemmeno la prima doppia-doppia stagionale.
Primo tempo sostanzialmente equilibrato, con l'eccezione del primo quarto che viene totalmente dominato dal '30'. Difesa, la solita transizione offensiva ed il solito Steph fanno ribollire la Oracle Arena: 24 saranno i suoi punti al termine del periodo, che sanciscono ovviamente il carreer-high nel periodo ed il massimo vantaggio a pochi minuti dalla sirena sul +12 (32-20). Smith è l'unico in casa Pelicans a rispondere pan per focaccia all'idolo di casa piazzando 7 punti di fila e riportando soltanto a -4 gli ospiti. L'abbrivio regala anche il vantaggio a Gordon e compagni che mettono il muso avanti ad inizio secondo quarto. I primi sintomi della stanchezza e del poco ritmo nelle braccia dei giocatori non permettono al punteggio di decollare, fin quando non tornano in campo Green e Curry che piazzano il break: nuovo +10 a 2' dal terime e Pelicans che sembrano già in ginocchio. Cunningham e Gordon non si arrendono alla seconda folata dei padroni di casa e risponde con due canestri di seguito (13 e 9 punti nel primo tempo) ma è sempre la penetrazione di Curry (29) a sancire il 59-49 dell'intervallo.
L'8-0 di parziale al ritorno in campo sembra spegnere definitivamente le velleità di rimonta avversarie ed i Warriors cavalcano ovviamente Curry, provando a mettere in partita anche un positivo Bogut (12+5+5 con il 100% dal campo) ed uno spento e falloso Thompson (9 punti e 7 perse). Ci provano Anderson (7 nel quarto) ed il solito Smith, il migliore dei suoi, mentre AD23 sonnecchia (4/20) e rimpingua il suo bottino dalla lunetta, ma i Pelicans non riescono a porre rimedio alla pioggia di triple di Barnes e soci che toccano anche il +20 (90-70). L'ultimo quarto è un lungo garbage time che non vede il ritorno di New Orleans in partita, con uno Steve Kerr (visibilmente emozionato alla consegna degli anelli) che lascia il proscenio agli attori non protagonisti (Iguodala, Speights, Ezeli e Livingston) che ovviamente non tradiscono le attese e mantengono il vantaggio attorno alle 15 lunghezze fino al 111-95 finale.
Se il buongiorno si vede dal mattino, la musica nella baia di San Francisco non è affatto cambiata ed è sempre un bel vedere. Ripetersi è sempre difficile, ma questi Warriors hanno tutte le possibilità per giocarsi un'altra stagione da assoluti protagonisti. I Pelicans, invece, hanno aperto in sordina questa stagione 2015/2016, soffrendo oltremodo il ritmo indiavolato imposto dai ragazzi di Kerr, oltre ad una scialba prestazione del loro leader tecnico ed emotivo Anthony Davis.
Il tabellino