Non è un mistero che oramai da tempo James Harden abbia chiesto al front office dei Rockets qualcuno che possa prendersi una parte delle sue responsabilità per quanto riguarda la mole di azioni da gestire. La soluzione potrebbe essere arrivata in estate, tramite la trade con i Denver Nuggets che ha portato in Texas Ty Lawson, in cambio di una prima scelta protetta al draft 2016 e del pacchetto formato da Nick Johnson, Kostas Papanikolaou, Pablo Prigioni e Joey Dorsey. Lo scambio è stato a dir poco discusso. All'innegabile qualita del playmaker di scuola North Carolina, infatti, si contrappongono i suoi presunti - ma non troppo - problemi di alcolismo; il sacrificio fatto da Houston, che ha rinunciato al talento in prospettiva di Nick Johnson (unico dei quattro ancora nel roster di Denver); ma soprattutto la possibile convivenza di Lawson proprio con Harden.
Da un lato, il nuovo acquisto può appunto liberare Harden dal pallone in qualche occasione, per farlo rifiatare o per liberarlo sugli scarichi con i suoi letali tiri dall'arco. Dall'altro è pur vero che il barba rende al meglio giocando nella maniera che ama: con il pallone tra le mani e la possibilità di costruire e terminare l'azione. Seguendo questo schema logico lo scorso anno è arrivato ad un passo dal titolo di MVP (soffiatogli solo da un meraviglioso Steph Curry), ottenendo il record stagionale di punti e minuti complessivi. Probabilmente, però, il numero 13 ha sofferto lo stress psico-fisico del suo ruolo, ed è sembrato piuttosto scarico nelle gare di finale di Conference contro Golden State (record negativo dei Playoffs le sue 12 palle perse in gara-5). I “piani alti” di Houston insistono con il confermare la fiducia ad Harden, affermando che la stella della squadra manterrà la sua libertà e potrà prendere il controllo del pallone quando e come vuole. Lawson servirà ad aiutarlo e non a sminuirlo. Ci sarà certo da trovare l'equilibrio, soprattutto quando (a sentire McHale, spesso) sarà in campo anche Patrick Beverley assieme ai due protagonisti.
“Mi piacerebbe che lui [Harden] prendesse due o tre triple sugli scarichi o a campo aperto in più, ogni partita” sono state le parole del coach dei Rockets. “Mi piacerebbe se riuscisse ad avere quattro o cinque occasioni senza portare la palla, solo boom, boom, attacchi veloci. Per il resto potrà benissimo giocare in modo naturale”. McHale ha poi parlato della fase delicata della scorsa stagione: “Specialmente quando D-Mo [Motiejunas] e Pat [Beverley] si sono infortunati, abbiamo messo tanta pressione a James, affidandogli molti palloni. Con Ty, possiamo togliere la palla dalle sue mani, farlo giocare sugli scarichi, più libero, senza tutte quelle responsabilità di gestione. Penso che lo aiuterà. Così potrà essere più pericoloso. Ne abbiamo parlato, ed è il nostro obiettivo”. E' sembrato disposto al sacrificio anche lo stesso Lawson: “Molte persone non lo sanno, ma mi piace giocare anche senza palla, ad esempio sui blocchi. Mi piace quando qualcuno lavora per me e non devo essere sempre il fulcro dell'azione. Quando James ha la palla, posso creare spazio e farmi trovare pronto. Passatemela e posso attaccare anche io, magari penetrando di nuovo e trovando qualcun altro ancora”.
Insomma, l'idea chiara è di non andare ad intaccare la leadership dell'uomo con la barba, fornendogli piuttosto supporto ed aiuto, oltre ad avere più alternative valide sugli scarichi. Da verificare è se e come questo proposito verrà trasmesso da McHale sul parquet.
Harden, reduce dalla migliore stagione della sua carriera (27.4 punti e 7.2 assist di media) ha subito un infortunio che lo ha costretto ad uscire definitivamente dal campo di gioco nella partita di domenica 11 ottobre contro gli Orlando Magic. La zona interessata è quella del ginocchio destro. Si parla di forte contusione, ma entità e tempi di recupero sono ancora da valutare.