Undici titoli Nba da capo allenatore non possono essere dimenticati in fretta. E così il fresco settantenne Phil Jackson ha deciso di affiancare al lavoro alla scrivania del frontoffice dei New York Knicks quello sul campo accanto a Derek Fisher, delfino designato l'anno scorso alla guida della franchigia della Grande Mela. Secondo quanto riportato da Ian Begley per Espn, il maestro zen avrebbe dunque in programma di far sentire la propria voce anche all'interno dello staff tecnico dei Knickerbockers, dopo aver d'altronde rivelato di essere stato troppo lontano dalle questioni tecniche per tutta la scorsa stagione. 

Il ritorno di Jackson a un ruolo attivo durante lo svolgimento dei lavori di coaching non dispiacerebbe affatto a Fisher, che si sarebbe già detto ben felice di dare il bentornato al suo mentore, definendolo "uno delle più grandi menti di basket di sempre", stando a quanto riferito da Steve Popper per Record. Anche un altro attento analista e commentatore delle cose di casa Knicks come James Herbert (CBS) concorda sulla versione dei fatti che sta circolando in queste ultime ore a New York: "E' incomprensibile che Jackson abbia lasciato tutti quei margini di manovra a un novizio come Fisher - scrive Herbert - è e il tutto diventa insolitamente bizzarro se pensiamo che lo stesso Fisher era considerato da tutti l'uomo di Phil per antonomasia. Ora, nonostante Fisher abbia in mano lo spogliatoio e sia considerato dai giocatori un allenatore autorevole, l'intervento di Jackson diviene troppo importante. Anche perchè, se davvero si continuerà ad esplorare la triple post offense, l'unico che potrebbe insegnare ai giocatori come muoversi e spaziarsi è proprio Jackson".

L'attacco triangolo - o meglio, la sua resa durante la scorsa stagione - è stato oggetto di derisione e addirittura parodie a causa dell'orrendo rendimento dei Knicks, e lo stesso Phil Jackson è stato più volte attaccato dalla stampa newyorchese perchè ostinato nel riproporre un sistema di gioco troppo complesso da assimilare per giocatori di un certo tipo (leggi Carmelo Anthony). Ma che sia la triple post offense il problema principale dei Knicks sembra francamente una forzatura. Si tratta solo di un modo per muovere con continuità in attacco e per cercare le migliori spaziature sul campo evitando il più possibile il pick and roll, secondo i migliori insegnamenti di Tex Winter. D'altronde, dopo le finali Nba era stato proprio Jackson a dichiararsi "annoiato" dal basket del 2015, in cui ci sono blocchi in movimento e svariati pick and roll consecutivi per trovare tiri da tre punti che snaturano lo spirito del gioco. Dopo aver peraltro sostenuto che LeBron James commette infrazione di passi a ogni partenza palla in mano e che i fondamentali della pallacanestro non sono più tenuti in considerazione come in passato, coach zen ha dunque deciso di tornare in campo in prima persona per trasmettere i suoi principi di gioco ai suoi Knicks, chiamati a un deciso riscatto dopo un'annus horribilis che in pochi a New York si attendevano.

Ma tra i commenti strappati a Jackson dai giornalisti della Grande Mela ce n'è anche uno riguardante Kobe Bryant, riportato da Chris Herring del Wall Street Journal: "Non penso che la prossima sia la sua ultima stagione della carriera. Credo piuttosto che sarà l'ultima annata ai Lakers", le parole del general manager dei Knicks, destinate ad alimentare rumors di mercato su un finale di carriera di Bryant nuovamente alla corte di Phil Jackson, stavolta sul parquet del Madison Square Garden.