Ventidue anni, e non sentirli affatto. Il peso della gioventù lo si legge nella sfacciataggine, nella presunzione, nella cazzimma si userebbe in quel di Maddaloni, Caserta, che unite ad un talento sconfinato donatogli dal padre Ferdinando (al secolo Nando), fanno di Alessandro Gentile, 12 novembre 1992, uno dei migliori giocatori della Nazionale italiana presente agli Europei di Basket ed in generale di tutto il lotto della competizione europea.

Dopo una stagione alquanto travagliata in quel di Milano, con mille e più critiche piovutegli addosso in maniera forse ingiusta e prematura in quanto capro espiatorio e capitano (si, a ventidue anni capitano) di una squadra che non ha raggiunto l'obiettivo prefissatosi, il campano si sta riprendendo con la maglia dell'Italia tutte le dovute rivincite nei confronti dei detrattori, che fin troppo presto l'hanno additato di essere eccessivamente gonfiato e sopravvalutato. La risposta di ieri è, a tutti gli effetti, da Campione. Non solo però per il talento che si ritrova, ma per maturità cestistica ed intellettuale. Gentile ha preso la difesa, temibile alla vigilia, di coach Edelstein e ne ha fatto una pallottola di carta che ha prontamente provveduto a gettare nel canestro israeliano assieme ai suoi 27 punti. Già, 27, record in carriera con la maglia azzurra dell'Italia, che gli permettono di conquistare la quarta piazza dei migliori marcatori dell'Europeo. E' doveroso sottolineare, onde evitare che qualcuno dimentichi troppo in fretta, che la giovane età dell'ariete di Maddaloni resta qualcosa di esclusivamente anagrafico, perché nonostante la giovane età del Gentile cestista, Ale gioca con una maturità da veterano. 

L'Italia arriva agli ottavi di finale con tante certezze e pochi dubbi, tutti fugati in un primo quarto a dir poco esaltante quanto perfetto per concentrazione e cura dei dettagli da parte della squadra di Pianigiani, soprattutto difensivamente. L'Italia chiude l'area ai lunghi israeliani, regalando soltanto qualche arresto e tiro a Gal Mekel e poco altro. In questo contesto è facile far bene, certo, ma Gentile è colui che accende la miccia dopo pochissimi secondi, lasciando soltanto presagire quello che sarà il film della gara. Il cinque cambia su tutti i pick and roll, stoppa addirittura Lior Eliyahu che provava a giocare in post basso contro di lui. Messaggio lanciato. 

Nella serata in cui basta il compitino da Gallinari e Belinelli, il casertano si erge, come da buon terzo violino dell'orchestra, a protagonista assoluto, concedendo gentilmente ai compagni una partita di riposo. Nella metà campo offensiva la prestazione di Gentile è un trattato, un master di lettura di come si gioca un pick & roll, il che permette all'Italia di smantellare pezzo dopo pezzo le certezze di Israele: la squadra di Edelstein prova a togliere fiato al giocatore che sfrutta il blocco del compagno, aggredendolo con uno show (un'uscita in difesa sul portatore di palla) molto più pronunciato, nell'intento di togliere ritmo di giocata all'attacco. Gentile legge benissimo ogni singola situazione che ne scaturisce, sfruttando la pressione a suo piacimento battendo a ripetizione i Fischer ed Eliyahu che gli si presentino davanti. Il resto, come direbbe il Califfo, è la solita noia: le sue otto ruote motrici gli permettono di sfruttare al meglio una stazza da ala piccola che non molti hanno in dote ed ogni penetrazione in area equivale ad aprire una voragine davanti a sè oltre a scrivere due sul referto della gara. Il break è firmato Ale, che ne mette 12 con 5 rimbalzi e 2 assist. Siamo solo all'inizio. 

L'Italia non scappa nel punteggio, anche se è lapalissiano che sia in controllo della gara dal primo all'ultimo secondo della stessa. Più dieci all'intervallo. Urge una spallata, definitiva: detto, fatto. La circolazione di palla azzurra permette a Gentile di mettersi in ritmo e piazzare la tripla prima di abusare di Limonad in post basso. La fotografia della gara è ritratta proprio in questa azione: i due fanno a botte, sportivamente parlando, rifilandosi una serie di ganci e montanti a ripetizione spalla (dell'attaccante) contro petto (del difensore). La contesa viene risolta dal bullo di Caserta con il colpo di genio che mette definitivamente la parola fine alla serata di Lille ed al torneo degli israeliani.

Giro sul piede perno, tiro buttandosi all'indietro, il rumore della retina, con il fallo di un impotente avversario che guarda estasiato (come noi altri), la prodezza del Campione. Avanti il prossimo.