Era un'estate decisiva quella che i Miami Heat si apprestavano a vivere in sede di free-agency. Tre titolari del calibro di Goran Dragic, Dwyane Wade e Luol Deng vedevano il loro contratto scadere. Alla necessità di rifirmarli onde evitare una diaspora alla prima stagione-no si è aggiunta anche l'impellenza di rinforzare una panchina l'anno scorso rivelatasi inadeguata, sopratutto nel momento in cui sono venuti a mancare sia Bosh che McRoberts.
Ciò nonostante Riley si è egregiamente districato, grazie anche all'aiuto economico dell'owner Arison, fra i tre rinnovi (Deng biennale da 20 milioni, Wade annuale da 20 milioni, Dragic quinquennale da 86 milioni) e l'aggiunta di nuovi pezzi al roster. Dal draft sono arrivati Justise Winslow, quotato esterno difensivo sceso fino alla 10 nonostante il titolo con Duke, e la guardia Josh Richardson. A pieno regime è invece tornato Bosh, che aveva passato parte della stagione scorsa fuorigioco a causa di un'embolia polmonare, da considerarsi quasi un nuovo acquisto in un front-court che l'anno scorso dal mazzo dei free-agent ha pescato il jolly Whiteside.
Alle rinnovate ambizioni dei Miami Heat si è aggiunto il momentaneo 4-0 nella Orlando Summer League (torneo di pre-season per i più giovani) ma sopratutto l'odierna firma di Gerald Green. E' notizia di poche ore fa, infatti, l'arrivo dell'esterno l'anno scorso a Phoenix, che ha firmato un annuale, secno Adrian Wojnarowki, a 1.3 milioni. Gerald Green era stato accostato anche ai Clippers
Gerald Green aveva passato le ultime due stagioni NBA in maglia Suns, esplodendo forse per la prima volta dopo tante stagioni passate nell'anonimato dal draft del 2005/06 in poi. Celtics per le prime due stagioni, poi tre squadre in due anni: Houston, Minnesota e Dallas. Le difficoltà lo spingono Oltreoceano: va in Russia e l'anno dopo torna in NBA con in valigia una media di 12.9 punti a gara (la più alta in carriera, il massimo precedente erano stati i 10.4 della seconda stagione a Boston). Lo accoglie Indiana: solito atletismo, solite dunk meravigliose ma poca sostanza. Passa a Phoenix insieme a Miles Plumlee ed una prima scelta in cambio di Scola. E lì che rinasce: gioca ogni partita delle 82 stagionali (partendo titolare sia durante l'infortunio di Dragic che durante quello di Bledose), chiudendo con 15.8 punti di media e sfoggiando un finora sconosciuto tiro dall'arco (2.5 triple di media a segno, ben otto - career high - nella singola gara contro Oklahoma City del 6 Marzo). Aggiorna, inoltre, due volte il career high (prima 36 punti e poi 41). La seconda stagione non è buona quanto la prima, complice l'arrivo di Isaiah Thomas, primo back-up sia di Bledose che di Dragic: parte titolare solamente quattro volte (in ala piccola gioca stabilmente Marcus Morris) e chiude con 11.9 punti di media.
Si districherà fra minuti da guardia ed altri da ala piccola, capace com'è di giocare in entrambe le posizioni. Dando per scontato come Dragic-Wade-Deng-Bosh-Whiteside sia lo starting-five di Miami per l'up-coming season è facile intravedere per Gerald Green un ruolo da subentrante, insieme a Chalmers, Winslow, McRoberts ed Andersen. Il suo arrivo dovrebbe precludere quello di Gallinari, di cui si era parlato a Miami nell'ambito uno scambio con Chalmers ed Andersen ai Nuggets. Lo sconfitto della situazione è James Ennis, ala piccola draftata l'anno scorso incapace di guadagnarsi qualche gallone nella stagione 2014-15.
Il prossimo obiettivo di Miami potrebbe essere Amar'e Stoudemire, secondo quanto riporta Sportando, ala grande ex Knicks ora free agent che domani ha in programma un incontro con Riley. Da non sottovalutare la concorreza dei Mavericks, ieri sera protagonisti in negativo del dietro-front epocale di DeAndre Jordan.