Atlanta e Memphis si riprendono ciò che avevano perso in gara 1. Gli Hawks non recuperano il fattore campo, ma ristabiliscono la parità nella serie con i Washington Wizards, battendoli tra le mura amiche e sfruttando l'assenza nelle fila degli ospiti di John Wall. Ad Oakland, invece, forse i troppi festeggiamenti per l'elezione di Stephen Curry come Mvp della stagione distrae i Warriors dall'obiettivo Grizzlies e, grazie anche al ritorno di un Mike Conley favoloso, Memphis conquista il fattore campo nella serie.
Atlanta Hawks - Washington Wizards 106-90 (1-1)
Ad Atlanta, gli Hawks tornano quelli ammirati durante la stagione regolare. Un buon primo quarto regala ai padroni di casa un discreto margine, che riusciranno a controllare nelle due frazioni intermedie. Carroll, Millsap e Horford abusano dei lunghi della capitale e chiuderanno rispettivamente con 22, 18 e 18 punti. I Wizards pagano oltremodo l'assenza di John Wall in cabina di regia. Beal c'è e conferma la buona vena di gara 1 replicando con 20 personali, Sessions da un buon cambio a Wall, ma anche se scrive 21 a referto, la sua presenza non è ovviamente come quella del ventiquattrenne play della Carolina del Nord e devono cedere il passo nonostante un irreale 54% da tre punti.
Le parole dei protagonisti
Randy Wittman, allenatore dei Wizards, in conferenza stampa ha parlato ovviamente della gara, ma anche del forfeit della sua stella, John Wall: "Il polso era ancora troppo gonfio, abbiamo provato a recuperare John ma non è stato possibile”.
Il sostituto di John Wall, Ramon Sessions, ha provato così a spiegare cosa hanno provato a fare i compagni per sopperire all'assenza di Wall: "Abbiamo provato a dare il massimo, ho provato a spingere la squadra come fa di solito John, ma non era soltanto un obbligo personale, tutti abbiamo provato a fare uno passo in avanti in più, ma non ci siamo riusciti".
Chiaramente diverse le reazioni in casa Hawks. Mike Budenholzer è apparso soddisfatto della reazione rispetto a gara uno: "Abbiamo giocato con maggiore intensità, soprattutto difensivamente, cosa che era mancata in gara uno. Siamo pari e ci giochiamo le nostre possibilità sapendo che sono una squadra molto forte".
Il miglior marcatore degli Hawks, DeMarr Carroll, ha spiegato così le diverse motivazioni tra le squadre in campo: "Sapevamo che era una gara da vincere a tutti i costi, non potevamo più sbagliare, e non l'abbiamo fatto, tornando a giocare aggressivi e come sappiamo".
Golden State Warriors - Memphis Grizzlies 90-97 (1-1)
Sarà il premio di Mvp consegnato nelle mani di Stephen Curry prima della gara, sarà un'eccessiva rilassatezza nell'aria, ma alla Oracle Arena quello che si vede nella notte è tutto l'opposto di quanto apprezzato fin qui dai Golden State Warriors di Steve Kerr. Una squadra clamorosamente sotto ritmo, che stenta ad accendersi (non lo farà per tutta la durata della gara) e cede il passo, in casa, dopo più di 4 mesi. Sicuramente incideranno sulla prestazione i festeggiamenti della consegna pre gara del trofeo personale al 30, ma il 23% da tre punti con il quale tirano i ragazzi di Kerr è desolante. Gara storta? Certo, può capitare a tutti, soprattutto se dall'altra parte, quei marpioni dei Grizzlies recuperano il loro uomo metronomo, Mike Conley. Si parla di Gasol, di Randolph, ma troppo spesso si sottovaluta l'importanza del play ex Ohio State nell'equilibrio offensivo che da alla sua squadra e all'apporto che da in difesa. 22 silenziosi, con 8/12 dal campo ed una gestione del ritmo e della gara impressionanti, che servono prima a guadagnare il vantaggio (+11 alla sirena di metà gara), poi a gestirlo nella ripresa, tenendo i padroni di casa sempre sulla doppia cifra di svantaggio. Si vola a Memphis, dove serviranno ben altri Warriors per ribaltare nuovamente la serie. Serie che si preannuncia lunga ed equilibrata.
Le parole dei protagonisti
David Joerger, allenatore dei Grizzlies, ha analizzato la sfida nella classica conferenza stampa post partita, confrontandola con la prima gara, dove i suoi erano usciti sconfitti dalla Oracle Arena: "Gara più fisica rispetto alla prima, lo volevamo e dovremo continuare a mantenerla su questo piano per tutta la durata della serie. Mike ci ha dato un apporto non indifferente: tiri segnati, triple, maggiore velocità di movimento della palla e gestione migliore del pick and roll. Non pensavo potesse giocare così dopo due settimane di stop. E' fondamentale tornare a casa col fattore campo".
Lo stesso Mike Conley ha fatto eco al suo coach, intervenendo in sala stampa: "Come mi sento? Stanco. Fatta eccezione per i crampi a fine gara, che sono inevitabili quando non giochi per tanto tempo, mi sento benissimo. Ero combattutto dalla mia famiglia che mi diceva di pensare alla salute, e dai compagni che mi dicevano "dai, Mike, gioca", l'importante non è segnare 20 punti o 0, stasera mi sentivo di giocare ed aiutare i compagni a vincere, come squadra, e ci siamo riusciti".
Dai vincitori ai vinti. Il primo a parlare è ovviamente Steve Kerr, allenatore dei Warriors che non perdevano in casa dal mese di gennaio: "Quanto influisce nella serie? Beh, perdere ci sta, soprattutto in una stagione da sogno come quella che stiamo facendo. Ci può stare nei playoff quando vai avanti e giochi contro squadre così forti di perdere in casa come fuori. Siamo 1-1, andiamo avanti".
L'Mvp della stagione regolare, Stephen Curry, prende parola dopo il suo tecnico ed analizza i motivi della sconfitta: "Siamo dispiaciuti, ovviamente. Perché avevamo l'occasione di andare 2-0 nella serie e stare relativamente tranquilli. Ma non sono preoccupato affatto per la sconfitta, sono fiducioso per la sfida di gara 3 a Memphis, ci rifaremo sicuramente. Le scarse percentuali? Merito sia loro che demerito nostro. Ci hanno messo in difficoltà con la loro fisicità, ma abbiamo sbagliato molti tiri aperti, altri sfortunati. Non è un problema, capita".
Per chiudere, le migliori giocate della notte.
Appuntamento stanotte con gara due tra Cleveland e Chicago (Bulls avanti 1-0 nella serie) e con Houston che deve recuperare la sconfitta di gara uno contro i Los Angeles Clippers subita tra le mura amiche.