Perfino gli esperti guru che da anni sguazzano nel mondo del mercato NBA ne sono rimasti scioccati. La schizofrenia con la quale praticamente quasi tutte le franchigie NBA ieri si sono mosse nell'ultimo giorno disponibile per le trade ha mandato in bambola Twitter e mezzo mondo di appassionati. Ieri si faticava parecchio a star dietro al marasma generale e si stentava ancor di più a separare le notizie vere, quelle ufficiali, dai rumor da prendere con le pinze.

A dare il via alle danze è stata Denver che ieri non ha fatto indugi e non ha titubato quando si è trattato si sgravare il monte salariale spedendo Afflalo e Gee a Portland (in cambio di Thomas Robinson, Claver e Barton) e McGee più scelte a Philadelphia in cambio di noccioline.

Poi è partito il valzer dei playmaker con al centro della pista Miami e Phoenix a fare a braccio di ferro per chiudere la trade forse più importante della serata: gli Heat, alla fine grazie anche all'aiuto di un terzo team, hanno chiuso per Goran Dragic, il terzo violino che mancava dall'addio di LeBron James. Il playmaker sloveno, dopo una rottura insanabile con i Suns negli ultimi giorni, approda a South Beach insieme a suo fratello Zoran, giunto in NBA l'estate scorsa e cui addio era stato posto a conditio sine qua non affinché anche il più quotato fratello partisse. Miami ha dovuto dare in cambio a Phoenix Danny Granger e due prime scelte ma ha dovuto salutare anche Norris Cole (in calando questa stagione), Shawne Williams (che sarà ben presto tagliato) e Justin Hamilton, tutti partiti in direzione New Orleans. I Pelicans chiudono il cerchio cedendo John Salmons, anche lui in odore di taglio, a Phoenix.

Ma i Phoenix Suns non avevano finito, anzi, erano solo al primo piatto della cena serale. Non contenti di come avessero assemblato il roster nella passata estate (tre play di grande profilo come Dragic, Bledsoe ed Isaiah Thomas) hanno smantellato ulteriormente il back-court cedendo Isaiah Thomas ai Boston Celtics in cambio dello sharp-shooter Marcus Thornton e la prima scelta in origine dei Cleveland Cavaliers per il draft del 2016. Isaiah Thomas (che Ainge, GM dei Celtics, aveva messo nel mirino sin dall'estate scorsa, quando era free-agent) va di fatto a sostituire in tutto e per tutto Rondo, partito qualche mese fa.

Per chiudere i Phoenix Suns sono passati al dessert chiudendo una trade a tre che coinvolge anche Philadelphia 76ers e Milwaukee Bucks. Persi Dragic e Thomas, Ryan McDonough ha chiuso per un'altra point-guard: ecco infatti giungere in Arizona Brandon Knight. E con lui, probabilmente per mere funzioni salariali, Kendall Marshall, out for the season dopo un brutto infortunio subito durante l'inizio di quella che sembrava una promettente stagione insieme a Kidd ai Bucks. Infatti l'ex Lakers sarà probabilmente tagliato. I Suns hanno dovuto mandare in cambio, Tyler Ennis e Miles Plumlee ai Milwaukee Bucks mentre Philadelphia - clamorosamente - cede Micheal Carter-Williams a Milwaukee in cambio di una "sola" scelta al primo giro ma comunque protetta, datata 2015 ed inizialmente in mano ai Los Angeles Lakers.

Difficile togliere a Phoenix, dopo quanto scritto, lo scettro di regina del mercato NBA. Ci ha provato però Oklahoma City che ieri ha chiuso una buonissima operazione. Partiamo dall'aggiunta di quel lungo competitivo che mancava alla rotazione di Scott Brooks. Dopo ore ed ore di discussione con Brooklyn per scambiare un Reggie Jackson in partenza con Brook Lopez, OKC - stufa dell'impasse - ha avviato il medesimo discorso questa volta però con Utah e Detroit. Oklahoma prende Singler, D.J.Augustin, una seconda scelta del 2019 da Detroit più Kanter e Novak da Utah. In cambio ecco che a Detroit finisce Reggie Jackson (stanco di essere l'alternativa di Westbrook) mentre a Utah finiscono Perkins (che sarà tagliato. Il giocatore interessa a Chicago, Cleveland ed LA Clippers), Jerrett (rookie che ha avuto poco spazio finora ad OKC), i diritti di Tibor Pleiss (centro del Barcellona cui diritti sono appartenuti anche a New Jersey Nets, Atlanta Hawks ed appunto OKC) ed una prima scelta protetta del 2017.

Per terminare in bellezza la nottata i Thunder hanno chiuso un'altra trade, stavolta con New Orleans. OKC scambia Ish Smith (che sarà tagliato da NO), una seconda scelta protetta del 2015, i diritti su Latavious Williams e soldi per una seconda scelta protetta del 2016.

Un paio di innesti li mette a segno anche Houston, che aumenta il fire-power della second unit aggiundendo Pablo Prigioni e KJ McDaniels. Il primo arriva da New York in cambio di Shved (visto poco e niente in Texas) ed un paio di seconde scelte. Il secondo invece (esterno atletico alla prima stagione NBA) giunge da Philadelphia in cambio di Canaan (anche per lui spazio nullo a Houston) ed una seconda scelta (inizialmente in mano a Denver).

Per chiudere in bellezza questa carrellata di movimenti ecco tre trade emotive: tornano alla base Tayshaun Prince e Kevin Garnett, mentre si riunisce con coach Karl Andre Miller. Prince, ala piccola al 12° anno in NBA, fa ritorno a Detroit, dove aveva fatto parte dei Bad Boys con Billups, Hamilton e le Torri Gemelle. In cambio a Boston arrivano il nostro Gigi Datome e Jonas Jerebko. Infine ecco che a Minnesota si rifà vivo un faccione per nulla dimenticato: ai Timberwolves arriva nientemeno che Kevin Garnett (che rinuncia quindi alla no-trade clause) con Thaddeus Young in cambio ai Brooklyn Nets. Scambio alla pari, infine, fra Ramon Sessions (che passa ai Washington Wizards a fare il back-up di Wall) ed Andre Miller (che con Karl a Denver aveva ben fatto)