Ieri, nella serata italiana, è maturata una discreta sorpresa in quel dello Staples Center di Los Angeles. I Miami Heat, claudicanti a metà Eastern Conference, hanno interotto il loro periodo negativo sbancando casa LA Clippers. 104 a 90 per gli ospiti con gli spalti dello storico impianto losangelino che si dividono fra cori pro-Heat (presenza massiccia della Heat Nation ad L.A) e qualche fischio diretto alla squadra di Doc Rivers. Una squadra che rispetto al pre-Doc è cambiata poco, almeno dal punto di vista caratteriale. Come ogni estate la gente si divide fra chi crede che anche nella stagione entrante i Clippers faranno la figura della comparsata e chi invece spera/crede che sia l'annata giusta per diventare contender.

Anche quest'anno sembra che dovremo accontentarci della prima prospettiva descritta. La sconfitta di ieri ha fatto sì che i Clippers stanotte venissero superati al sesto seed della Western Conference da Dallas. Una sconfitta che, sebbene i padroni di casa fossero in back-to-back, (l'altro giorno vittoria contro gli stessi Mavs) non era stata messa in conto.

E pensare che nei primi minuti i Clippers sembravano in giornata e pronti a dominare Miami per tutti i 48 minuti. Il vantaggio nel primo tempo si dilata fino ai +13. Paul è aggressivo come gli chiede Rivers: tira molto più ed alza molti meno alley-oop sui pick and roll. Entra bene in partita anche Redick con un paio di canestri in rapida successione. Miami, che viene da 5 sconfitte nelle ultime 6, sembra sull'orlo del tracollo piscologico: la palla gira poco e male. Serve la scintilla e quella arriva dalla panchina. Siamo sull'8-19 Clippers a 6.20 minuti dalla fine del primo quarto e Spoelstra fa partire con largo anticipo la girandola dei primi cambi: entra Whiteside. Questo ragazzo che è stato pescato con poche aspettative qualche mese fa un fenomeno non lo è ma è esattamente ciò di cui aveva bisogno la banda di South Beach: un ragazzone dalle lunghe leve (difesa), dinamico, agile ed abile a saltare (attacco).

Di punto in bianco Miami apparecchia il break di 13-0 (che si allungherà a 24-10 se sfociamo nel secondo quarto) raggiungendo la parità. Ecco, adesso comincia un'altra partita, con un Whiteside (terminerà il 1° quarto con 12 punti e 6 rimbalzi in 6 minuti e poco più) in più ed un Andersen in meno. Si entra nel secondo quarto con la partita sostanzialmente in equilibrio ma con l'inerzia tutta verso gli Heat. Ed infatti il secondo periodo terminerà 62 - 53 per gli ospiti che continueranno a giovare di Whiteside: in attacco ormai si va sistematicamente di pick and roll con alley-oop per il lungo nuovo di scorta oppure da Bosh al gomito. CB1 chiuderà un buon primo tempo con 16 punti a referto.

Vi avessero detto "Wade 8 punti al primo tempo, in casa dei Clippers" avreste mai creduto ad una Miami in vantaggio di 9 lunghezze con 62 punti segnati (di media - fuori casa, quest'anno - se ne segnano 93.9 in tutta la gara) con un dominio a rimbalzo incontrastato? Siate sinceri, non l'avreste fatto.

La franchigia della Florida vista ieri sera è agli antipodi rispetto a quella senza lunghi e con quattro esterni (cosa tra l'altro vista anche in questa Regular Season fin quando Spo non ha accantonato S.Williams preferendo il quintetto con Andersen e Bosh insieme) che vedevamo fino a poco tempo fa. Quella che contava 36 rimbalzi a partita e che - quando affrontava squadre con due lunghi importanti - andava sotto di brutto. Allo Staples Miami arriva anche a contare 21 rimbalzi a 9. Tutto (o quasi) merito di Whiteside.

Nella seconda frazione non arriva la reazione da parte della Lob City. Certo, alla partita si iscrive ufficialmente anche Griffin ma non succede quanto gli stessi Miami Heat si aspettavano, ossia il tracollo difensivo della squadra di Spoelstra che nel terzo quarto, di media, segna 4.5 punti in meno rispetto agli avversari e che negli ultimi quattro terzi quarti giocati erano sotto 121 - 61. Tracollo tra l'altro avvenuto anche nella scorsa partita di Miami, quando gli Heat - dopo un primo tempo molto buono in quel di Portland - hanno imbarcato nel 3° quarto (16-33) finendo per essere sconfitti anche al Moda Center. Metteteci che invece i Clippers, per differenziale, sono la miglior squadra nei terzi quarti e sembra tutto apparecchiato.

Not today. Miami chiude in vantaggio anche il terzo ed il quarto quarto con grandi meriti che vanno a Chris Bosh che non si prende le luci della ribalta solo per "colpa" dell'esplosione di Whiteside. Bosh chiuderà la gara con 34 punti (season high pareggiato) e 7 rimbalzi, vestendo i panni del trascinatore (sulle 29 partite giocate è andato 28 volte in doppia cifra). A Wade basterà rimanere periferico alla gara: 5/15 al tiro ma ben 10 assist di corredo ai 17 punti. Proprio gli assist sono l'altra statistica discriminante oltre a quella che riguarda rimbalzi (46-27 per Miami) e punti nel pitturato (46-40 sempre per gli Heat): sui 39 canestri messi a segno Miami assisterà ben 28 di essi. L'eroe del giorno, Whiteside metterà naturalmente a referto career high in punti (23) e rimbalzi (16, e metteteci 2 blks).

Tutti quanti, nel post-gara, provvederanno a complimentarsi con il numero 21. Rivers: "Sta giocando in maniera terrificante"; Bosh: "Ha cambiato molti tiri avversari lì sotto dandoci anche put-backs, schiacciate, rimbalzi offensivi. Ha controllato in ottima maniera il pitturato"; Griffin: "Gli abbiamo concesso troppi canestri facili nel pitturato. Ha giocato estremamente bene. E' stata la più grande differenza in questa gara"; Wade: "E' stato un game-changer da quando ha cominciato con noi. Ne avevamo bisogno, cercavamo esattamente quel lungo che ci cambiasse le partite". E poi tocca a lui: "Ciò che è successo stasera significa tanto. E' pazzesco io sia in una squadra chiamata Heat (che tradotto significa "calore", n.d.r.) considerato che in me c'è sempre stata una fiamma ardente. Entro sempre cercando di smentire i critici giocando duro". Per la cronaca: Whiteside, in estate, ha avuto colloqui con mezza lega prima di trovare qualcuno che accettasse di provinarlo. Nella "mezza lega" c'erano anche i Clippers.

Ai Clippers, ieri, non sono bastate due ottime prestazioni da parte di CP3 (23 punti, 9 assist) e Griffin (26 con 6 rimbalzi) ed il mattoncino portato da Redick (14). Troppo poco apporto dalla panchina (15 punti complessivi in 65 minuti totali con una percentuale di 5/22 dal campo) che paga troppo la serata no di Jamaal Crawford (1/9). Non incidono nemmeno Matt Barnes (8 punti) e Jordan (4 punti e 6 rimbalzi). Così il lunghissimo periodo di sosta allo Staples dei Clips (9 gare casalinghe consecutive) si conclude con 6W e 3L con un laconico Paul che commenta: "Ci aspettavamo cose migliori". Adesso si torna on the road con trasferta a Portland fra due notti. Per Miami (che migliora il record in trasferta a 9-9 e quello contro squadre di Ovest a 5-9), invece, questo è solo l'inizio di un giro di trasferte che li vedrà impegnati ancora allo Staples contro i Lakers, alla Oracle Arena contro i Warriors ed alla Sleep Train Arena contro Sacramento.

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