L'EA7 è una squadra che illude. Illude sè stessa, illude i suoi tifosi ma, purtroppo per lei, non riesce ad illudere gli avversari.
La squadra di Banchi si ritrova nella terribile situazione di essere rispettata e temuta, dato il gran cammino della passata edizione, da chiunque si presenti sul parquet di gioco. Questa illusione fa sì che gli avversari non concedano nemmeno un centimetro ai Campioni di Italia i quali, non essendo lontanamente vicino alla corazzata di un anno fa, reggono finchè possono prima di sprofondare mentalmente alla prima difficoltà.
Se da una parte è vero che la Top 16 è un girone molto lungo di 14 partite, dove uno 0-2 iniziale può essere recuperato, è anche vero che questa sembra una squadra che prima di pensare a passare tra le prime quattro, dovrebbe pensare a come vincere anche solo una partita. L'EA7 è entrata in questo girone con una grandissima dose di onnipotenza e supponenza, mettendo sì su di un piedistallo armate come Barcellona e Cska, ma allo stesso tempo etichettando come squadre alla portata le "piccole" del girone come Malaga, Vitoria e la già vittoriosa Novgorod. A soli sette giorni dall'inizio di questa seconda fase della stagione, le carte si sono mescolate e Milano è una tra le peggiori 32 rimaste nella competizione.
A mancare non sono sicuramente i mezzi tecnici nè una inconsistente tenuta difensiva, nonostante sia la maggior critica piovuta sulla squadra di Banchi. A mancare è un barlume di mentalità vincente. La squadra evidenzia tinte provinciali, conseguenza sicuramente di un campionato italiano di basso livello che non aiuta a maturare una psicologia vincente in ambito europeo. Le scarpette rosse, difetto già evidenziato nella scorsa fortunata edizione, mancano in attributi ed orgoglio utili a rialzarsi dopo un break importante dell'avversario. Allo stesso tempo, quando il break lo si è fatto a proprio favore, l'essere recuperati appare sempre come un qualcosa di normale, come se l'aver guadagnato qualche punto di vantaggio sia visto come un atto di fortuna e non di merito.
Questo è quello che è successo contro il Novgorod, questo è quello che è successo questa sera al Pireo contro il forte, non fortissimo, Olympiakos. Quindici minuti di gioco di alto livello, da Final 4, seguiti da cinque minuti di confusione che sfociano in altri venti minuti di imbarazzo.
Banchi azzecca il quintetto iniziale con Hackett e Gentile in cabina di regia, Moss attaccato a Spanoulis, Melli e Samuels a proteggere il ferro. Il quintetto funziona eccome, portandosi anche sul +7 nel secondo periodo nonostante uno Spanoulis in gran serata, ma alle prime rotazioni il giocattolo si rompe. La partita rimane ancora in pugno all'intervallo, chiuso sotto sul 39-35, ma si perde subito nella ripresa con un parziale di 10-0 per i padroni di casa. L'Olimpia riesce ad accorciare fino a sette lunghezze sul 51-44, prima di gettare al vento più possessi consecutivi che favoriscono l'esplosione dei greci.
L'Olympiakos si comporta da grande squadra, abituata a certi palcoscenici, aspettando paziente nel primo tempo per poi affondare il colpo nel secondo, dilagando vergognosamente quasi a schernire gli italiani.
Milano affronterà Malaga la prossima settimana in una trasferta che sa già di ultimatum, dove una sconfitta rischierebbe di compromettere da subito il cammino verso la qualificazione, vista anche la già drammatica differenza punti messa a referto.