“Mi da fastidio vederti..te ne devi andare”. Con queste parole una madre di Tomball, cittadina del Texas, nel 2002 cacciò di casa il figlio appena tredicenne. Dopo l’assenza del padre, che abbandonò la famiglia nei primi anni novanta, il ragazzo dovette subire anche un allontanamento dai propri affetti e dalla propria abitazione, venendo costretto a chiedere agli amici delle scuole medie di ospitarlo a turno per qualche periodo. Questa, che all’apparenza potrebbe sembrare la trama di un film sui bassifondi americani, in realtà è la storia dell’infanzia di Jimmy Butler, attuale guardia titolare dei Chicago Bulls.
Le cose per Jimmy non migliorarono fino al suo ultimo anno di liceo, quando conobbe la persona che gli cambiò la vita, Jordan Leslie. Al momento del loro incontro Jordan era una matricola della Tomball HS, che durante un torneo scolastico precedente l’inizio delle lezioni notò Butler per le sue giocate e decise di sfidarlo in una gara da tre punti. Così facendo i due strinsero un forte rapporto d’amicizia, tanto stretto da convincere i genitori di Jordan a ospitare Butler a casa loro e non per un breve periodo, ma a tempo indeterminato.
Trovata una degna sistemazione Jimmy potè concentrarsi sulla scuola e sul basket, diplomandosi nel 2007 e facendo una grande stagione da senior, in cui fece registrare 19 punti e 8 rimbalzi di media a partita nel campionato statale del Texas. Nonostante ciò nessun college di livello NCAA lo recrutò, costringendolo ad andare a giocare al Tyler Junior College, dove si fece notare per le sue caratteristiche di grande difensore. Le sue prestazioni convinsero la Marquette University ad offrirgli una borsa di studio, spalancandogli le porte della Division I del campionato universitario.
Dopo un primo anno di ambientamento, Butler divenne il titolare della squadra che fu di Dwyane Wade, mettendo a referto numeri di tutto rispetto (14.7 punti di media il secondo anno e 15.7 a partita il successivo), che permisero ai Golden Eagles di qualificarsi al torneo NCAA in entrambe le occasioni. La sua ultima stagione al college vide un crescendo delle sue prestazioni, tra cui vanno annoverate le gare che Butler disputò contro UConn e St.John’s, entrambe battute con un tiro allo scadere dell’allora numero 33.
Dopo il terzo anno a Marquette Butler decise di dichiararsi eleggibile per il Draft 2011, durante il quale fu selezionato dai Chicago Bulls al termine del primo giro con la chiamata numero 30.
Il resto è storia: dopo un primo anno di transizione Jimmy è riuscito a convincere a pieno coach Tom Thibodeau (rapito dalle capacità difensive del texano),che lo ha inserito in pianta stabile nel suo quintetto base. Dopo due stagioni a grandi livelli Butler è esploso del tutto quest’anno, venendo anche nominato giocatore del mese di ottobre/novembre della Eastern Conference, ed è in lizza per il premio di Most Improved Player (giocatore che ha mostrato un miglioramento più evidente).
Se i Bulls quest’anno hanno delle chances di vincere il titolo a Est lo devono soprattutto a Butler, uno che può decidere le gare in qualsiasi momento, anche se le partite per lui non sono state le cose più difficili della vita, perché in fondo “life is more than a game”.