L'errore fatale, dall'uomo che non t'aspetti: Spurs a +1 a 8 secondi dal termine. Tim Duncan sbaglia, clamorosamente, l'ultima rimessa passando male il pallone a Patty Mills e regala l'ultimo possesso ai Pistons. Detroit è oramai libera dalla maledizione di Josh Smith e il buzzer beater dell'ex Roma ne è l'esempio: sì, Detroit sbanca San Antonio e fa 6 vittorie di fila. Gli Spurs dilapidano un vantaggio qasi di venti punti, attraverso una serie di scelte scellerate e soffrendo un Andre Drummond in formato extralusso. Il centro di Motor City spazza via tutti nel pitturato, in attacco come in difesa e metterà a segno l'ennesima doppia doppia da 20 e 17. Gli Spurs si interrogano sui motivi di questo inizio stagione così deludente e soprattutto di alcune scelte, tecniche e tattiche, alquanto bizzarre. La classifica intanto parla chiaro, San Antonio è al settimo posto in coabitazione con Phoenix. Certo, ai playoff ci andranno, ma dopo aver perso 8 delle ultime 12, meglio svegliarsi in fretta.
Popovich sceglie ancora Belinelli in quintetto, affiancandolo a Green ed al rientrante Parker (che giocherà soltanto 12 minuti senza incidere). L'inizio di gara è tutto firmato dai padroni di casa. I quasi 40 punti segnati nel primo quarto (37 con percentuali degne delle Finals dello scorso anno) fanno presagire ad una serata tranquilla all'At&t Center. San Antonio viaggia con i canestri di Belinelli, Jeff Ayres (9) e Tim Duncan (9). Detroit sembra spaesata, con la pancia piena dopo le 5 vittorie di fila che, forse, gli permetteranno di sognare un posto alla postseason nel marasma della Eastern Conference. Monroe è l'unico che prova a reagire, mettendo a segno 10 dei 20 punti degli ospiti nella prima frazione. La musica inizia a cambiare nel secondo quarto: gli Spurs si rilassano, sedendosi sugli allori di un primo quarto strepitoso, mentre la gara inizia a voltare il proprio registro. Jennings e lo stesso Monroe cambiano passo, iniziando ad attaccare il ferro con più continuità ed aggressività, complice anche la difesa degli Spurs non propriamente competitiva. All'intervallo sono ancora 9 i punti di vantaggio degli uomini di Pop, grazie al canestro di Duncan sulla sirena.
La ripresa, con il terzo quarto in particolare, è quanto di più lontano dagli Spurs visti da qualche anno a questa parte. I giocatori stentano ad entrare in ritmo ed in partita, errori di concetto e di applicazione (soprattutto mentale, ed è questa l'aspetto preoccupante). Dopo un discreto inizio nei primi 3 minuti (Belinelli 4 ed una tripla di Green), il buio: San Antonio segna 8 punti, 5 dei quali dalla lunetta, nei restanti 9 minuti di gioco, subendo un parziale clamoroso di 20-8. Drummond è inarrestabile, a rimbalzo come nel pitturato degli Spurs, lasciato clamorosamente vuoto: sarà di 9 punti e 5 rimbalzi il suo fatturato nel solo terzo periodo. Il quarto si chiude con Detroit avanti di 5 lunghezze con la truppa Van Gundy che inizia a crederci. Gli Spurs tornano in campo decisi a ribaltare la situazione e l'inizio sembra essere più che promettente: Green (13), Ginobili (11) e Mills tornano a bombardare dall'arco, ma dall'altra parte Drummond (18), Monroe (17) ed Augustin (19, fantastico dalla panchina), rispondono ad ogni colpo dei nero argento. Si entra nell'ultimo minuto con San Antonio avanti di 1 solo punto, 102-101. Joseph realizza uno dei due liberi a disposizione, lo stesso fa Mills dopo un errore di Jennings in penetrazione che sembra chiudere la gara. Con un vantaggio di 3 lunghezze, Pop decide di fare fallo a 8 secondi dal termine (e la scelta potrebbe anche risultare decisiva in positivo): Meeks fa 2/2 portando a -1 Detroit. Dalla panchina Popovich scongela Duncan per effettuare la rimessa, ma Tim (forse troppo freddo), sbaglia la misura del passaggio verso Mills regalando il possesso a Detroit. Jennings ringrazia e complice la sorte, o la fine della maledizione Josh Smith (6 vittorie di fila dalla sua partenza), regala a Detroit la possibilità di festeggiare un'inattesa e clamorosa vittoria.
"Stiamo migliorando". Ha detto a fine gara Van Gundy, coach di Detroit. "Se resti in partita, spesso hai la possibilità di fare il break e l'abbiamo fatto nel terzo quarto. Ma siamo stati anche un pò fortunati nel finale. Va dato atto ai ragazzi di essere rimasti sempre in partita fino alla fine, e questo è importante". Molto più deluso il suo dirimpettaio Gregg Popovich che ha dichiarato a fine gara riguardo al poco uso di Parker e alla scelta di fare fallo a 8 secondi dalla fine: "E' stata una mia scelta, volevo farlo riposare e non spremere visto che manca da tanto tempo e 12 minuti sono già tanti. Ho scelto di far fallo, così volevo e così è stato. Per quanto riguarda Duncan, l'ho tenuto fuori nell'ultimo possesso difensivo volontariamente, è stata una mia scelta". Il match winner è un sorridente Brandon Jennings, l'ex Roma ha così commentato l'ultima azione: "Quando ho superato la metà campo, c'era lo spazio per il tiro da tre, poi ho visto Diaw venirmi addosso e ho cambiato idea. L'ho superato e provato il floater appoggiando al tabellone, ed è andata più che bene direi".
Le scarse percentuali del secondo tempo ed una troppo blanda difesa condannano gli Spurs all'ottava sconfitta nelle ultime 12 gare. Dopo un dicembre in rosso, anche gennaio non è iniziato al meglio e San Antonio è stata raggiunta in classifica dai Phoenix Suns vincenti a Milwaukee. Detroit invece è sulla cresta dell'onda ed inizia a farsi viva in zona playoff. La situazione ad Est è clamorosa: dal settimo al tredicesimo posto ci sono ben sette squadre in 5 partite che si giocheranno da qui ad aprile i due posti liberi per la postseason, ed i Pistons ci rientrano a pieno diritto. In serata i Pistons voleranno a Dallas, sempre in Texas, mentre gli speroni attendono i Suns venerdì notte.