In California soffia un nuovo vento, che non proviene dalle solite Los Angeles e dalla baia di Oakland, ma che arriva, inaspettatamente, dalla capitale più a nord. Probabilmente la più bella rivelazione di questa giovane stagione: i Sacramento Kings non si fermano e volano, in una Western Conference sempre più dura ed equilibrata, a 7 vittorie. Un inizio di tutto rispetto, per una squadra che sembrava dover ripartire da zero, dopo una stagione non proprio esaltante. A cadere davanti al pubblico, delirante per i propri beniamini e per il ritorno di Chris Webber, della Arco Arena (ogg Sleep Train Arena) sono i Chicago Bulls, una delle contender per eccellenza, seppur decimati nell'organico per le assenze di Derrick Rose e Pau Gasol. Vento nuovo, appunto, con un DeMarcus Cousins finalmente maturato nella testa e nello spirito, che conferma le cifre delle scorse stagioni, ma che è diventato un leader oltre che tecnico, emotivo del gruppo: la squadra di Malone c'è.
Primo quarto tutto di marca ospite, dove i Kings faticano ad entrare in ritmo in attacco, mentre dalla parte opposta la "manovra" è fluida ed i canestri arrivano facili e con percentuali molto alte. 5 per Hinrich, 4 per Butler e Taj Gibson, ma la spinta per l'allungo, 29-19, la danno Brooks e Mirotic dalla panchina (5 a testa). Sacramento si rianima nell'ultimo minuto, quando Casspi ricuce lo strappo con 2 liberi dei 6 personali a referto nei primi 12 minuti.
Secondo quarto che inizia con un botta e risposta firmato Noah - Brooks da una parte e Williams - Sessions dall'altra. I Kings prendono fiducia dalla difesa, che si tramuta in carica positiva in attacco. Brooks segna il 37-30 ad 8' dalla sirena dell'intervallo e da questo momento i Bulls cadono sotto i colpi di Gay (10 nel quarto), Williams (10, tutti nel primo tempo) e Cousins (, che serrano le fila in difesa e mettono la freccia del sorpasso: 18-4 il parziale che tramortisce Thibodeau ed i suoi, che non riescono a frenare i viola. Il guizzo di Jimmy Butler riporta i Bulls sul -5 all'intervallo, dopo un indecosoro 4/15 dal campo in 8 minuti, sul 47-52, ma l'inerzia e l'entusiasmo sono tutti per i padroni di casa.
Il terzo quarto è l'emblema della gara e del momento della stagione della squadra di Malone: non perde mai la testa, è coesa quanto compatta e la difesa fa la differenza. I Kings sfruttano al meglio le armi che usualmente sono proprie dei Bulls di Thibodeau. L'immagine della gara è la sfida che va in scena tra Cousins e Noah, vinta sulle due metà campo, dal primo: 6 punti, ma tanta, tanta difesa; talmente troppa anche per Noah, che perde la testa, si fa chiamare tecnico e manda in tilt i tori. Collison sale al proscenio e ne mette 9, mentre Butler predica nel deserto (16 a fine terzo periodo). L'unica pecca è che il vantaggio dei Kings non va mai oltre i 9 punti, rischiando di lasciare in partita un avversario che sanguiava copiosamente.
Chicago non crolla, ma non riesce a scuotersi. Ci provano sia Butler che Brooks, gli unici a dare segni di vita (mancano le iniziative di Rose più che mai), ma la gara gira in un episodio: Brooks penetra, segna e subisce fallo, ma in realtà commette sfondamento su Landry che, bravo a prendere posizione, evita il -5. E' il segno della resa degli ospiti che si lasciano andare e non difendono come prima: 7-0 e ko tecnico a favore dei Kings. Il finale è 103-88.
Sacramento si dimostra matura, non perdendo la bussola ed il vantaggio come nelle ultime 3 uscite, si conferma una buona outsider ad ovest, dove nella bagarre potrebbe anche lottare per un'ottava piazza che avrebbe il sapore di impresa, ma è presto per dirlo. Cousins chiude con 22 punti e 14 rimbalzi, Gay e Collison ne aggiungono 20 e 17, McLemore 11 chirurgici. Gli uomini di Malone chiudono anche con 26 assist di squadra (record stagionale, Collison 12) e con ottime percentuali dal campo (52% totale e 87% dalla lunetta). I Bulls pagano, forse troppo, le assenze di Gasol e Rose, e perdono l'imbattibilità esterna, che durava da 6 gare di fila. Si salva il solo Butler che chiude con 23 e 8 rimbalzi.
"Abbiamo difeso benissimo, tenere i Bulls a 59 punti in tre quarti non è da tutti ed è un grande sforzo di squadra. Non dimenticate che siamo una squadra che ha giocato testa a testa anche contro i Clippers, fuori casa, e che sta crescendo tantissimo" ha dichiarato Malone, ovviamente soddisfatto, a fine gara. Thibodeau, invece, meno raggiante ha glissato: "Il gap decisivo è stato scavato tra secondo e terzo quarto, è lì che abbiamo perso la gara, non avendo la forza per tornare in partita nel resto della gara". Collison invece ritorna sulle tre sconfitte precedenti: "Ci sono servite da lezione ed esperienza, avevamo un vantaggio che non abbiamo mantenuto. Non volevamo fare la stessa fine e ci siamo riusciti".