Le ultime incertezze si sono dissolte verso la mezzanotte ora italiana di ieri: gli Houston Rockets hanno ufficialmente deciso di non pareggiare la gigantesca offerta dei Dallas Mavericks per Chandler Parsons - contratto triennale a 46 milioni di dollari complessivi, con player option per la stagione 2016/2017 - e quest'ultimo potrà quindi, dal prossimo mese di ottobre, scendere in campo con la maglia campione NBA 2011.
Come riportato per primo da Jonathan Feigen dello Houston Chronicle, quindi da Adrian Wojnarowski di Yahoo!Sports, la dirigenza Rockets era veramente indecisa, soprattutto per via del fatto che si era delinato uno scenario esattamente contrario a quello auspicato: qualora fosse riuscita a portare a Houston Chris Bosh, infatti, non ci sarebbero stati dubbi sul trattenere Chandler Parsons e formare così, insieme alla guardia James Harden e al centro Dwight Howard, una sorta di Big Four della Western Conference. Il proprietario Leslie Alexander, d'altronde, aveva dato piena disponibilità ad entrare in regime di luxury tax, in quella precisa circostanza, e il Generale Manager Daryl Morey non avrebbe più dovuto porsi il problema di rafforzare in maniera sostanziale il roster a disposizione di coach Kevin McHale: gli Houston Rockets avrebbero raggiunto il loro assetto definitivo e ideale e di colpo avrebbero costituito la principale minaccia al trono attualmente detenuto dai rivali texani San Antonio Spurs. Senza Chris Bosh, convintosi a rinnovare coi Miami Heat a seguito di una proposta economica assolutamente irrinunciabile (118 milioni di dollari per i prossimi 5 anni), la principale questione da dirimere era se un nucleo comprendente i soli James Harden, Dwight Howard e Chandler Parsons avrebbe potuto, coi pochi ritocchi attuabili mediante le eccezioni salariali, essere una contender credibile, a maggior ragione nel selvaggio West: la risposta dev'essere stata evidentemente (comprensibilmente) negativa.
L'overpaying adottato dai Dallas Mavericks nelle figure del General Manager Donnie Nelson e del proprietario Mark Cuban, ovvero un'offerta di ingaggio nettamente superiore al reale valore del giocatore, aveva proprio questo scopo: porre gli Houston Rockets di fronte ad un dilemma pesante, ovvero se salvaguardare la (modesta) competitività del nucleo attuale pregiudicando la libertà d'azione nelle prossime campagne di rafforzamento oppure assicurarsi la garanzia di margini di manovra nelle prossime sessioni di mercato spezzando il trio fondativo dell'ultima stagione, ovvero "Il Barba", "Superman" e "Chandler Bang". Oggi se n'è avuta conferma definitiva ma già ieri s'era cominciato ad intuire che i Rockets avessero in mente optare per la seconda ipotesi, salvaguardando la futura flessibilità: il contratto stipulato con Trevor Ariza, sostituto designato e piùche decoroso di Chandler Parsons, è classificabile infatti come front-loaded, ovvero descresce nel corso degli anni, in maniera tale da incrementare progressivamente lo spazio salariale a disposizione della franchigia di appartenenza. Peraltro l'ala piccola campione NBA 2009 arriva a Houston attraverso una sign-and-trade a tre partecipanti - Washington Wizards e New Orleans Pelicans gli altri due - che spedisce in Louisiana il centro turco Omer Asik, nella Capitale il contratto non garantito del 36enne Melvin Ely e una Trade Player Exception di importo pari al contratto della loro ex ala piccola titolare e proprio in Texas il contratto non garantito di Alonzo Gee e soprattutto la prima scelta (protetta) dei Pelicans al prossimo draft a compensazione di quella ceduta ai Los Angeles Lakers per convincerli ad assorbire il contratto della point guard Jeremy Lin.
Se Houston sarà ora impegnata a completare una squadra carente proprio nel ruolo di playmaker (Patrick Beverley titolare?) e con una panchina pressochè tutta da inventare, a Dallas possono festeggiare la prima firma importante della loro storia recente: con Chandler Parsons i Mavericks hanno finalmente trovato un potenziale All-Star appena 26enne da affiancare a Dirk Nowitzki - il cui taglio di stipendio è stato assolutamente decisivo nell'incrementare la cifra sull'assegno del neo-arrivato - e a Tyson Chandler, appena tornato dopo tre stagioni amare nella Grande Mela, potendo così sfoggiare un frontcourt quasi integralmente rinnovato, sicuramente rafforzato ed anche piuttosto ringiovanito. Non solo: in una giornata assolutamente rovente per il mercato dei Mavs, oltre al sospirato e sofferto arrivo di Chandler Parsons si sono verificati anche l'accordo con Richard Jefferson, 34enne ala piccola proveniente dagli Utah Jazz (82 partite disputate, 10 punti di media, 40% dall'arco dei 3 punti) con un contratto al minimo salariale per veterani, e la cessione di DeJuan Blair, che non ha accettato l'offerta precedente e per il quale è in corso d'opera una sign-and-trade che dovrebbe portarlo ai Washington Wizards. In attesa di conoscere a chi sarà affidata la Room Exception da 2.7 milioni di dollari: Mo Williams?