Sliding doors…cosa sarebbe successo se???
Ecco, come Gwyneth Paltrow nel suo film del ’98, David Blatt si è trovato, volente più che nolente, nella sua “sliding door” personale. Siamo a Milano, Forum di Assago, gara 1 dei quarti di finale di Eurolega. Il suo Maccabi Tel Aviv affronta l’Armani Jeans, favorita, nella prima di cinque gare che portano alle Final Four. Minuto ’38 di gioco, Milano è in totale controllo, +12. Rice sale in cattedra. -7 a 30 secondi dalla fine, in un attimo cambia tutto. Un fallo antisportivo di Melli è l’episodio chiave, la porta che si apre davanti alla storia. Il Maccabi porta a casa una gara 1 a dir poco rocambolesca, che spiana la strada al ritorno, nello stesso palazzetto, alle Final Four. Il finale lo conoscete già.
Così come in quella serie di quarti di finale, il Maccabi di Blatt si presenta alle finali di Milano da underdog, da sfavorita. Doveva essere una comparsa, ed invece. Prima il Cska di Messina, con un altro momento chiave, altra sliding door: +1 Cska a 13 secondi dalla fine, e possesso. Rimessa sbagliata da Khryapa, Rice si beve il campo in 5 secondi e appoggia al vetro la lacrima che porta il Maccabi in finale. Poi il Real Madrid. Entrambe cadono ai piedi di Blatt e delle sue enigmatiche difese. La squadra più debole delle quattro alza il trofeo. Blatt è Campione d’Europa.
Finito qua? Niente affatto. Una ventina di giorni e l’ex studente di Princeton University firma il contratto che sancirà il ritorno nella terra natìa da professionista e non più da turista. I Cleveland Cavaliers gli hanno dato la possibilità di essere il capo allenatore della franchigia dell’Ohio. Ma come sarebbe andata senza quel fallo antisportivo? Senza quella rimessa di Khryapa? Avrebbe firmato lo stesso senza la vittoria dell’Eurolega? Non avremo mai la controprova, ma affidarsi ad un allenatore inesperto di stampo “europeo” per quanto vincente, rappresenta un vero e proprio coupe de theatre per una squadra Nba.
Da capo allenatore ha vinto praticamente tutto in Europa : l’Europa League FIBA con la Dinamo San Pietroburgo nel 2005, un campionato Italiano ed una Coppa Italia con la Benetton Treviso a cavallo tra 2006 e 2007, un Europeo per nazioni con la Russia nel 2007, due bronzi (uno agli Europei del 2011 e l’altro, più importante, alle Olimpiadi di Londra nel 2012) e tutto quello che c’era da vincere con il Maccabi Tel Aviv dal 2011 ad oggi : cinque campionati israeliani, sei coppe d’Israele, una Lega Adriatica ed infine, l’Eurolega di cui sopra. Si presenta in Ohio con un curriculum di tutto rispetto, ma saprà riproporre il suo gioco anche con i pro americani? Riuscirà ad imporre i suoi dettami tattici difensivi ed offensivi a giocatori che sono sempre stati abituati ad altri “sistemi”? Riuscirà a farsi “rispettare” dalle superstar? Sfida accettata.
Nonostante la mancanza di esperienza americana, gli addetti ai lavori esaltano la scelta dei Cavs, definendo Blatt un grande comunicatore, di grande personalità, un allenatore ed un grande pensatore che non ha paura di provare e sbagliare. Per facilitarne l’inserimento, nell’ambiente e nello spogliatoio, la dirigenza ha pensato di affiancargli un secondo allenatore di tutto rispetto e valore come Tyrone Lue. Arriva a Cleveland nella metà di giugno, quando il progetto Cavs era soltanto una bozza. Mai si sarebbe aspettato, due mesi dopo, di passare da outsider delle finali di Eurolega ad uno dei favoriti al titolo Nba alla guida di una Ferrari. Il progetto Cleveland doveva essere a lungo termine, cosi come aveva dichiarato lo stesso Blatt quando era stato presentato. Un mese fa nessuno era a conoscenza della scelta di LeBron James, anche se in molti ci speravano. La squadra aveva appena ri-ottenuto la prima scelta al draft, e nel roster c’erano si buoni giocatori, ma sui quali andava fatto un lavoro importante per farli salire di livello. Irving era il leader di questa squadra, tecnico ed emotivo. Poi Wiggins al draft e la “decision” di LeBron di tornare a casa sua in Ohio. A Blatt certo non dispiace di “dover” allenare il miglior giocatore al Mondo. Si ritrova con una squadra potenzialmente tra le più forti della Nba, con una coppia come Irving e James che farebbe la differenza in tutte le franchigie americane. Insomma, non male come primo anno da allenatore.
Bene, ma non benissimo. Prima del ritorno di James, Blatt avrebbe avuto, presumibilmente, la possibilità di inserirsi nel contesto americano lontano da riflettori e pressioni. Ora, abbagliato dalle luci dei media del ritorno del figliol prodigo, le attenzioni e le pressioni sono tutte su di lui, con una spada di Damocle che gli penderà sulla testa per tutta la stagione. Vincere la Eastern Conference non dovrebbe essere un problema, al momento. Vincere al primo anno in Nba rappresenterebbe un sogno, un’utopia che si realizza. Una possibilità che capita raramente nella propria carriera, di uomo ed allenatore.
Porte che si aprono, porte che si chiudono. La sliding door di David Blatt potrebbe essersi aperta dalla parte giusta …