Stavano tutti aspettando lui. Negli ultimi due giorni la situazione era diventata quasi insostenibile, non solo per i tifosi ma, soprattutto, per gli addetti ai lavori.
La scelta di LeBron James ha tenuto in ostaggio tantissime altre trattative, le quali si sono sbloccate immediatamente dopo l'annuncio del suo ritorno a Cleveland.
Il "colpo grosso", se così possiamo chiamarlo, lo fa sicuramente Pat Riley: quando tutto faceva presagire al peggio, il team-president dei Miami Heat riesce ad evitare la fuga di talenti, rifirmando Chris Bosh al massimo salariale. Detentrice dei Bird Rights, la franchigia del South Florida era l'unica a potersi permettere certe cifre: 118 milioni di dollari per i prossimi cinque anni, con un picco di circa 30 milioni, garantiti, all'ultimo anno di contratto. CB sceglie dunque il contratto della vita restando nella squadra con cui ha vinto 2 degli ultimi 4 Nba Titles, preferendola ad un'opportunità di successo immediato in quel di Houston. Scelta giusta? A nostro avviso assolutamente sì. I Lakers insegnano che mettere insieme grandi giocatori non basta se non si sanno amalgamare bene. Restando a Miami, assieme a Dwayne Wade ed un altro esterno (non certo del calibro di Lbj ma sicuramente di livello), Bosh&Co. si assicurano un'altra stagione da competitor nella East Conference.
Quella che ci rimette di più, al momento, sembra essere proprio Houston. Come cambiano le cose in appena due settimane. I Rockets erano entrati nella costless agency 2014 come una delle favorite alla corsa dei più grandi atleti disponibili, Melo ed Lbj su tutti. Dopo una serie di colloqui nei quali, senza mezzi termini, i texani hanno messo sul piatto accordi mediatici ed economici paradisiaci, nessuno dei costless agent è rimasto interessato, lasciando la franchigia con un pugno di mosche in mano. Beffa delle beffe le situazioni riguardanti Omar Asik, Jeremy Lin e, most of all, Chandler Parsons. Tre storie differenti con un unico minimo comune denominatore: nessuno vuole restare in Texas.
Il lungo promesso sposo dei Pelicans sta trovando difficoltà burocratiche nel suo trasferimento in Louisiana e, la storia Nba ci insegna, fino al momento delle firme tutto può succedere. Per quanto riguarda la superstar asiatica la situazione è ancor più complicata: il numero 7 è stato trattato come un raccattapalle sin dal momento del colloquio con Melo, quando il suo numero di maglia fu virtualmente ceduto senza neanche averlo interpellato. Secondo ed ultimo step della rottura è stata l'impostazione della trade con i Lakers, fatta per liberare spazio salariale per Chris Bosh. Con l'ex-Toronto che rimane in Florida, l'ufficialità del suo passaggio ad LA non è ancora arrivata e, ora più che mai, si aprono gli scenari più imprevedibili.
Ciliegina sulla torta la firma ai Mavericks di Chandler Parsons. In un mare di promesse e possibili trade, il triennale da 46 milioni firmato (in discoteca, ballando assieme al padre e Mark Cuban) dall'ala piccola per Dallas è l'unica notizia ufficiale. I Rockets hanno tempo fino a domani per pareggiare l'offerta, tenendo presente che il giocatore, dopo essere stato trattato in mondo visione come un ripiego, non ha alcun piacere a tornare a Houston.
Convinti di avere dunque Parsons in pugno, Dallas lascia andare Vince Carter, il quale si accasa ai Grizzlies con un triennale da 12 milioni. Ebbene sì, anche questa volta tutto si è mosso secondo il volere di Lbj: Mike Miller vede la possibilità di andare ai Cavs e decide di non firmare per i Grizzlies, i quali si accordano con Vinsanity senza perdere tempo.
I texani non sono tuttavia, gli unici rimasti delusi ad Ovest. I Lakers perdono ufficialmente ogni tipo di appeal rimasto nel corso degli ultimi anni ed incassano una serie di no uno dietro l'anno. Si parte da Carmelo Anthony, si passa per Pau Gasol e si arriva persino a Kent Bazemore, il quale si accorda per 2 milioni all'anno con Atlanta. I gialloviola alzano bandiera bianca, rifirmano Hill e Young a cifre stellari e si preparano a mettere sul parquet una delle peggiori stagioni della loro storia, così da poter rinascere dalla prossima estate.
La scelta di Lbj si ripercuote anche sulle mosse dei Phoenix Suns i quali, dopo aver aspettato fino all'ultimo di vedere se avevano una chance di portare a casa il Re, firmano Isaiah Thomas dai Kings ad "appena" 7 milioni l'anno, aggiungendo al proprio roster una terza guardia con punti nelle mani dopo Dragic e Bledsoe.
E' notizia di questa mattina l'avvicinamento tra Bulls e Lakers per una sign and trade riguardante Pau Gasol. Il lungo spagnolo rifiuta le ricchissime offerete dei Lakers e rimane in bilico tra San Antonio e Chicago. Agli Spurs si inserirebbe alla perfezione in una squadra favoritissima per il titolo finale, anche se quasi al minimo salariale. Ai Bulls andrebbe in una squadra altrettanto competitiva per la Conference in cui si ritrova, troverebbe più soldi ma anche più concorrenza ad alternarsi con Gibson e Noah. Le avance della Windy City sembrano comunque aver fatto breccia nello spagnolo, il cui trasferimento in Michigan ufficializzerebbe per forza di cose il prolungamento del matrimonio tra Carmelo Anthony ed i Knicks.
E' proprio Melo a chiudere il puzzle di questo assurdo week-end di mercato. Dopo aver stuzzicato tutte le squadre interessate a lui, il quinquennale da 129 milioni di dollari è risultato troppo succulento per non essere firmato. Con la guida di Derek Fisher e la maturazione di qualche giovane talento come Shumpert e Hardaway Jr., i Knicks si apprestano a vivere da protagonisti la prossima estate, nella quale verrano scaricati i contratti-bidone di Stoudemire e Bargnani, i quali occupano ben 35 milioni del salary cup di quest'anno.
E adesso? Nessun timore perchè siamo solo all'inizio. Il ritorno a casa di LeBron James ha già mosso e muoverà ancora tantissime pedine, a partire da quel Kevin Love tenuto nella gabbia di Minnesota, pronto a fare follie pur di approdare in Ohio.
Nel frattempo nella notte americana brillano le stelline di Wiggins e Parker nella Summer League di Las Vegas. Il futuro è garantito.