Il giorno di pausa, quello che sussegue alla miracolosa gara 3 e precede l’immediata vigilia di gara 4, è pieno di parole, di chiacchiere da bar, di analisi di quello che è stato e di quel che sarà, stanotte e nelle successive partite. Sicuramente quello che accomuna tutti questi aspetti è la consapevolezza di essere testimoni di una di quelle serie che passa una volta ogni morte di Papa. Il gioco di San Antonio, la gestione di LeBron e la sua crescita come uomo e giocatore, il primo tempo di gara 3 ed il secondo di gara 2. Istantanee di queste prime 3 partite che resteranno impresse nelle nostre menti per molto, molto tempo, e che forse faranno parte anche dei libri di storia.
Il giorno dopo una grande sbronza è sempre ricco di mal di testa, di pensieri che ti affollano la mente su quello che è stato la notte precedente. Di cosa sia successo e di come ti sia ridotto in quella maniera. Ecco, lo stato degli Heat più o meno è questo. Sono stati investiti da un tornado, hanno preso un pullman in pieno volto. Miami ha giocato una gara 3 ottima, che nel 90%, forse anche 95% dei casi avrebbe portato ad una vittoria se non facile, ma molto agevole. Ed invece, l’aggressività, la cattiveria agonistica, la forza con la quale gli Spurs si sono presentati a Miami è di quelle che ti potrebbe provocare dei danni irreversibili. Gli Heat sono stati spazzati via da un primo tempo da annali, da storia, da LEGGENDA. Quel 76% sicuramente non sarà ripetibile. Ma quando giochi una partita come gara 3 dove tiri con il 55% dal campo ed hai fatto uno sforzo immane per rientrare in partita e ne esci sconfitto, qualcosa nella tua testa potrebbe cambiare.
“O muse, o alto ingegno, or m'aiutate; o mente che scrivesti ciò ch'io vidi, qui si parrà la tua nobilitate”. Come Dante si rivolgeva alle Intelligenze superiori, noi ci rivolgiamo a quello che attualmente è considerato il miglior giocatore del pianeta. Qui si vedrà la tua nobiltà, qui si giudicherà il tuo valore. Ed anche se dovessi uscirne sconfitto, vedremo di che pasta sei veramente fatto. Non ci sono dubbi sulla tecnica, sul tiro, sulla consapevolezza che LeBron sta acquisendo di sé e di tutto ciò che lo circonda. Del controllo TOTALE che ha su compagni, squadra, ed avversari (gara 2 è stata la testimonianza di questo “potere”). Ma ora, dopo quello che è successo ieri notte, il re è chiamato a mantenere queste premesse in una condizione che forse è la peggiore da quando ha vinto il primo titolo. Il momento più difficile da quando è arrivato a Miami. Più della sconfitta contro Dallas, molto più pesante dopo la sconfitta in gara 1 lo scorso anno. Perché? Perché dopo gara 2 gli Heat sembravano quasi in controllo, quasi come se avessero subito la sfuriata degli ultimi minuti di gara 1, l’avessero assorbita e poi fatto vedere che loro sono superiori anche a quelle sfuriate. L’inerzia ed il fattore campo era tutto dalla loro parte. Ed è proprio qui che sono stati feriti. Non si aspettavano una risposta di questo genere, di questa portata.
Ed è proprio per questo che in gara 4 di sicuro ci sarà una riscossa di LeBron e compagni, di sicuro proveranno ad attaccare dal primo istante di gioco, dalla palla a due. Ma dovrà essere una sfuriata “controllata”, che non dovrà sortire l’effetto contrario. Il momento è di quelli decisivi, i margini di errore sono quasi ridotti al minimo ed è un punto di non ritorno. Se dovessero eccedere, se dovessero cadere, il baratro sarebbe davvero vicino. Con dei vecchi marpioni come i nero argento, pronti ad approfittare di qualsiasi errore.
All’interno di una serie di playoff, e soprattutto di una FINALE, ci sono dei momenti ben precisi, ben definiti, che segnano la storia. Che ne indirizzano il risultato. Questo è uno di quei momenti. L’ago della bilancia dopo gara 4 penderà da una parte o dall’altra. Duncan conosce benissimo questo tipo di momenti, sottolineandolo anche in conferenza stampa : “Dobbiamo essere concentrati al massimo, pensare soltanto a giocare e dimenticare presto gara 3. Non abbiamo fatto nulla, non abbiamo vinto niente. E’ stato fondamentale ristabilire il fattore campo. Ora abbiamo tanto da guadagnare”.
Gli Heat potranno risalire sulla barca, per lottare nelle successive tre gare. Se non dovessero farlo, la situazione sarà irrimediabilmente compromessa. Quasi mai una squadra sotto 1-3 nelle Finals è poi riuscita a vincere l’anello. Miami a quel punto non vuole arrivarci. La palla passa a LeBron. E’ il momento del “prescelto”!!