Nei giorni in cui negli States sono rispuntati fuori gli “Haters” di LeBron James, alle prese con i crampi nel finale di Gara-1 e costretto a uscire a pochi minuti dalla sirena, venendo preso di mira per questo subito sul web e dai detrattori che non lo considerano (!?!) il miglior giocatore dell’ultima decade della NBA, in Italia è stato riscoperto l’amore per la pallacanestro e, in particolare, per un giocatore che da giovanissimo aveva già fatto esaltare gli addetti ai lavori del nostro campionato, quel Marco Belinelli da San Giovanni in Persiceto, che a pochi giorni dall’inizio dei mondiali di calcio in Brasile è l’uomo del momento.
A differenza di James (ricordando in tal caso che “Nemo propheta in patria sua est”), Belinelli è molto stimato dai connazionali, a partire dai suoi “colleghi di NBA”, che in questi giorni non stanno perdendo l’occasione per esprimere il loro tifo per il bolognese, passando per gli amanti del basket, quelli che hanno puntato la sveglia alle 2:45 circa della notte per due volte negli ultimi giorni, per finire alle “persone normali”, quelle rapite dalla faccia simpatica del “Beli” o dalla sua storia, che molti definiscono da film; perché per Marco le cose negli U.S.A. non sono sempre andate benissimo, anzi nei primi anni di NBA (Golden State – Toronto) la guardia titolare della nazionale italiana si è ritrovata spesso in panchina, con lo spettro del ritorno in Europa, che sarebbe stato il suo vero fallimento.
Chi ha visto giocare Belinelli sa che è un cestista di grande carattere, mostrato anche in quei momenti difficili della sua carriera, dove anziché mollare si è rinchiuso in palestra per lavorare sul suo gioco, fino a che la sua opportunità è arrivata, a New Orleans, dove è riuscito a esprimersi su buoni livelli, prima della sua esplosione definitiva avvenuta negli ultimi due anni , dove tra Bulls e Spurs è riuscito a ritagliarsi un ruolo da protagonista, proprio nelle squadre di due dei migliori coach del basket d’oltreoceano, quei Tom Thibodeau e Gregg Popovich che mai hanno fatto mistero di essere grandi estimatori di Belinelli. Secondo gli esperti a fare la differenza nel suo percorso tortuoso in America è stata la sua attitudine a studiare il gioco praticato dalle franchigie NBA, cosa che gli ha permesso di stare in campo contro i migliori cestisti del pianeta, e la sua assidua visione di filmati dei più grandi giocatori della storia del basket, da cui ha saputo estrapolare gli elementi che fanno la differenza tra un giocatore da Eurolega e uno da NBA. In un’intervista rilasciata stamattina alla Gazzetta dello Sport, Belinelli ha rimarcato proprio questo punto, svelando di aver visto in questi giorni molti video del grande Drazen Petrovic su YouTube, e, in particolare, il documentario prodotto dalla ESPN “Once Brothers”, che parla dell’amicizia tra lo stesso Petrovic e Vlade Divac, incrinatasi durante la guerra dei Balcani.
In queste “Finals” Belinelli può essere un fattore decisivo per gli Spurs e lui stesso sa di essere sotto gli occhi di tutti per questo motivo, oltre per il fatto di conoscere molto bene gli Heat. Intervistato dopo Gara-1 ha dichiarato: “Contro Miami ci ho giocato tante volte, anche l’anno scorso ai Playoff con Chicago, e quindi so che sono una squadra molto forte e per quanto ci saranno spazi per i tiratori voglio essere aggressivo e mettere la palla per terra, perché loro sono molto tentati a correre sul tiratore e rimanendo aggressivo e attaccando il canestro posso creare qualcosa, anche per i miei compagni. La cosa più importante è farsi trovare sempre pronto, soprattutto a fare la cosa giusta in difesa, e poi bisogna sempre starci con la testa, che credo sia la differenza tra una finale NBA e le altre partite”.
Sperando che proprio questa possa essere la chiave di lettura giusta per la conquista dell’ambito anello di campione NBA per Belinelli, non ci resta che continuare a seguire lo svolgimento delle “Finals”, che quest’anno come non mai stanno mettendo migliaia di tifosi italiani davanti alle loro televisioni, per una volta non per un evento calcistico.