“Avrei preferito starmene a casa a mangiare patatine. E’ stato duro. E’ stato davvero, davvero duro. Ma sapete, quando attraversi una stagione del genere, serve solo ad aggiungere benzina sul fuoco per tornare ancora più forte”.

Los Angeles - Si sà, quando Kobe parla, nemmeno una parola è fuori posto. Tutto quello che dice ha un peso. E’ non c’è cosa peggiore, per un campione come lui, che esser costretto a stare fuori e guardare la nave che affonda senza poter dare una mano. Ma come dice lui, questa stagione a dir poco fallimentare dei suoi Lakers (27 vinte – 55 perse, 14° posto ad ovest), lo sta fortificando ed aiutando a trovare le giuste motivazioni a tornare più forte e carico di prima.

Nell’intervista rilasciata ad ESPN LA, Bryant è tornato a parlare pubblicamente in merito alla scelta che i vertici dei Lakers, i fratelli Buss, devono prendere sul prossimo allenatore giallo-viola. Ed ha ammesso di voler far parte di questa decisione, vuole partecipare in primo piano alla rifondazione. Si dice sicuro però sulla bontà della ricostruzione da parte di Jimmy e Jeanie Buss, che li vede determinati nel rifondare la dinastia che fu del padre. “Hanno preso la sfida davvero sul serio. Sono sulla stessa lunghezza d’onda (finalmente ndr), e non vogliono nient’altro che il meglio per la squadra e per i tifosi. E non ho nessun dubbio che ci riusciranno”. Come spesso succede però, le dichiarazioni di Kobe non sono tutte rose e fiori, ed ha continuato pungendo la precedente gestione : “Sulle ultime due scelte non mi hanno consultato, nella terza, spero lo facciano.” Il riferimento è a Mike Brown e Mike D’antoni, che hanno fallito le loro stagioni alla guida dei Lakers. Kobe però dà delle attenuanti all’ex coach anche dei New York Knicks, difendendolo in quanto non era facile avere a che fare con tutti gli infortunati di questa stagione (Gasol e Nash hanno giocato a singhiozzo, Bryant praticamente mai) : “questo è un posto difficile, se non vinci, non sopravvivi”.

A margine dell’intervista anche qualche dichiarazione sul caso Sterling, sul suo recupero e sui playoff dei Clippers. Risposte come al solito, mai banali.

“Non potrei mai giocare per lui”, riferendosi a Sterling, “No. Non dovrebbe continuare ad essere proprietario dei Clippers“, in ogni caso dichiara di essere più concentrato sul recupero e sul campo che alle sue relazioni.

Sulle sue condizioni è stato più diretto e preciso : “Da un punto di vista sanitario, sono al 100%. Il recupero è andato perfettamente.” Bryant ha saltato 76 partite di regular season a causa della rottura del tendine d’Achille, che si portava dietro dal finale della scorsa stagione, e di una frattura al piatto tibiale laterale a fine dicembre. "Ho iniziato a fare molti esercizi sul campo e così sono tornato nella mia routine. Poi inizierò sollevamento pesi e corsa, che io odio. Con l’inizio della stagione entrante, sarò pronto a giocare. "  

E dopo aver sostenuto Chris Paul nella querelle contro il suo presidente, la solita battuta sulla postseason dei cugini-rivali : “Davvero non m’interessa, perchè non sono io a vincere, quindi perchè dovrebbe interessarmi chi vince??? Mi piacerebbe solo che i Lakers tornassero a lottare per il titolo, incontrando i Clippers nei playoffs. Credo sia fantastico”.

Nella costruzione di una squadra competitiva, è importante avere ben chiara la situazione salariale dei Lakers. Il recente aumento del tetto salariale a 63.2 milioni di dollari, dai 62 precedenti, mette i giallo-viola davanti ad una scelta fondamentale. Attualmente sotto contratto per la stagione 2014-2015 ci sono Bryant stesso ($ 23.5 milioni), Steve Nash ($ 9.7) e Robert Sacre ($ 0.9), per un totale salariale di 34 milioni. Lasciando ancora a disposizione circa 28 milioni da investire. Nick Young ha la possibilità di uscire dal contratto con la cosiddetta “player option” (la possibilità che ha un giocatore di svincolarsi automaticamente e mettersi sul mercato dei Costless Agent). Per quanto riguarda Kendall Marshall, invece, sarà la dirigenza a scegliere se rinnovare il contratto al playmaker ingaggiato a fine stagione o meno (team option). Le scelte saranno sicuramente influenzate dalla posizione che i Los Angeles Lakers otterranno nella lotteria del Draft del 20 Maggio. Un’eventuale prima scelta, garantirebbe un incremento del livello tecnico della squadra, non intaccando più di tanto il “cap”, circa il 14% (il massimo salariale per il quale può firmare una prima scelta è di circa 4.5 milioni di dollari per il primo anno), lasciando spazio ad una seconda stella da affiancare a Kobe e Nash all’interno del roster. Sperando possa risultare più decisiva ed influente di quella di Howard di due anni fa. Possibilità di rinforzare la squadra che aumenteranno la prossima stagione, l’ultima di Bryant in maglia Lakers, con l’addio di Steve Nash, che incrementerà la disponibilità economica del team e la possibilità di ingaggiare dei giocatori liberi sul mercato del calibro di LeBron James, Kevin Love, LaMarcus Aldridge e Rajon Rondo.

Per concludere, la stella dei Lakers è apparsa carica in vista dell’estate che lo riporterà nella forma ideale per affrontare la prossima stagione. Di certo le motivazioni non gli mancano. La speranza dei tifosi, e di Kobe stesso, è che finalmente la proprietà e la dirigenza rimettano le cose al loro posto, costruendo una squadra competitiva che riporti i Lakers alla postseason. Una volta lì, sappiamo che il 24 farà il resto. “Broken, not beaten!”. Nel suo dizionario, quella parola non esiste.