"Certo, fare 50 punti in una partita di post-Season sarebbe pretty cool, ma non importa perchè io son venuto qui per vincere la partita. Ne ho fatto 49 ma alla fine mi son divertito". Sentenzia così LeBron James a caldo pochi secondi dopo lo scadere della sirena.

"D'ora in avanti in questa serie, James lo marco io". Parole importanti pronunciate da un giocatore importante: così Paul Pierce ha deciso di presentarsi a questa Gara 4, ergendosi a leader maximum della franchigia di Brooklyn. Forse inobiettivo e banale criticare il suo operato questa sera, tuttavia peggio di così era difficile fare.

Dati alla mano, a dirla tutta, Paul Pierce marcherà il suo rivale per pochissimi minuti, poichè il numero 6 ci mette appena qualche minuto prima di farlo andare in foul-trouble, costringendolo alla panchina e, successivamente, ad andare a marcare giocatori a meno rischio di contatti. 

Se lo passano tutti, nessuno riesce a fermarlo.Ci prova Johnson ma dopo tre azioni arriva il fiatone; Livingston e Anderson son due taglie di meno; Jason Kidd allora si affida a Blatche prima e Teletovic poi. Da bordocampo perfino Jay-Z e Beyoncè cercano di rubargli un secondo di concentrazione. LeBron risponde, sorride e poi torna a giocare. Gli occhi sono quelli, li conosce lui, li conoscono loro, li conosciamo noi. James carica la squadra nel pre-partita, pochi secondi prima di entrare in campo, dicendo ai compagni in cerchio intorno a lui che "questa sera si da tutto. Ciò che faremo questa sera comprometterà questa serie. Abbiate fiducia nel compagno di fianco, questa sera dobbiamo dare tutto".

12 punti nel primo quarto, 13 nel secondo, 15 nel terzo, 9 nel quarto. I punti totali sono 49 e sarebbero potuti essere anche 50 se non fosse per l'ultimo tiro libero sbagliato all'ultimo secondo di una partita già conclusa. LeBron James eguaglia il suo record personale in una partita di post- season, raggiunto 5 anni fa con i Cavaliers, ma batte il proprio record coi Miami Heat: quei 45 punti messi a segno (guarda caso) in Game 6 a Boston due anni fa contro (guarda caso) Paul Pierce e Kevin Garnett. Scherzo del destino, beffa, chiamatela come volete ma forse le parole giuste sono solo tre: The Chosen One. 

Nonostante possa suonare strano, soprattutto in una serata in cui un giocatore fa 49 punti (66% dal campo), 6 rimbalzi, 2 assist e 3 steals, Miami vince ancora grazie al collettivo, grazie alle innumerevoli bocche da fuoco pronte a scagliare la spicchiata nella retina in qualunque minuto, in qualunque secondo della partita: questa sera i due eroi hanno il nome di Chris Bosh (12 punti) e Ray Allen (11 punti e 7 rimbalzi). Il primo inchioda la tripla del vantaggio ad una manciata di secondi dal termine; il secondo rimane glaciale dalla lunetta siglando tutti i tiri liberi degli ultimi secondi. Doppia cifra anche per D-Wade, stranamente cauto nel secondo tempo, con un totale di 15 punti.

Brooklyn ci prova e quasi ci riesce, ma in una serata come questa l'epilogo può essere soltanto uno, non può essere evitato, come se ci fosse uno schema dietro, orchestrato dal destino, un teorema inopinabile ed incontestabile che non può e non deve essere ritoccato. Johnson ne fa 18, Pierce ne fa 16, Williams e Livingston 13, Anderson 10, Blatche e Garnett ne metteno 8. Punti che pesano, siglati in modo importante in momenti importanti. Semplicemente non è abbastanza. Non si può lottare contro il destino.

Miami conquista dunque la terza vittoria nelle prime quattro gare di questa serie e si prepara a chiudere il discorso semifinale questo mercoledì, di fronte al proprio pubblico dell'American Airlines Arena.

I Nets escono sconfitti questa sera, ma la guerra non è ancora perduta e gli uomini di Kidd venderanno cara la pelle pur di giocarsi Gara 6 di nuovo a Brooklyn.