E venne il giorno di Chris Paul.
Fa rumore la tanto attesa esplosione di CP3 ai Playoffs 2014. Risponde presente anche lui all'appello dei top player, finalmente, dopo una serie non brillantissima contro Golden State. Dopo 6 minuti gioco Paul ha sparato già cinque bombe da dietro la linea dei tre punti ed ha quindi già pareggiato il suo career-high per triple. Concluderà il primo tempo con un'altra tripla e la gara con altre due. Totale d'incasso: 8 triple. "Su quante?". Su 9, belli miei. Ne ha sbagliata una sola. Di tiri in generale ne ha sbagliati appena due su 14 presi. Ha chiuso la serata con l'88.9% da tre e l'85.7% dal campo. Un mostro.
In poche parole si è caricato i Los Angeles Clippers in spalla, li ha portati ad Oklahoma, li ha guidati in attacco da direttore d'orchestra sublime qual è (si perché oltre a quei numeri ci sono 10 assist, eh) ed assieme a loro ha portato a casa la vittoria per 122-105 che significa impadronirsi il fattore campo inizialmente in favore di Oklahoma, in quanto testa di serie numero due della Western Conference.
Doc Rivers aveva detto: "Sia Oklahoma che noi dovremo calarci in un tipo di serie totalmente diversa rispetto a quelle vissute al primo turno". Così è stato. I Thunder, che venivano da una serie giocata a ritmi bassi contro i Memphis Grizzlies, si sono ritrovati improvvisamente a dover accelerare le operazioni. Tanto che nel primo quarto avevano subito realizzato che intenzioni avessero gli "altri" : 39-25 di parziale nel primo periodo, cominciato bene (per OKC), con un 16-10 iniziale e terminato male, cioè con un parziale subìto di 26-4 da parte dei Clippers, cosa che non li ha fatti più avvicinare agli LAC se non di 13 punti. I Clippers corrono e ti fanno correre. I Clippers tirano tanto da tre ed infatti hanno concluso la gara con 17 triple segnate su 30 provate (51.7%). Se poi ci aggiungi i 26 assist contro gli appena 9 turnovers ecco che il dominio a rimbalzo dei Thunder (31-47) si sgretola.
Parecchia differenza l'ha fatta il supporting-cast delle due squadre. Quello dei Clippers è stato monumentale: oltre ai 32 di Paul nel tabellino dei losangelini spiccano i 17 dalla panchina di Jamaal Crawford ed i 25 di Blake Griffin, di ritorno lì dove è cresciuto e dove ha mosso i primi passi da giocatore di basket. Loro tre e e JJ Redick (12 punti) sono i quattro giocatori in doppia cifra degli ospiti. Ma, cosa più importante, anche gli operai della squadra hanno portato il loro bel mattoncino: 7 di DeAndre Jordan, 5 di Danny Granger, 6 di Glen Davis, 5 di Darren Collison, 3 di Dudley (promosso ad ala piccola della second-unit per assenza di Turkoglu) e 2 di Reggie Bullock. Dei 13 giocatori scesi in campo solamente Hollins e Willie Green (uomini del garbage) non hanno portato nemmeno un punto.
"Paul ha stabilito il nostro ritmo ad inizio gara. Il suo esser stato aggressivo sin dall'inizio ci ha davvero aiutato. E' stato grandioso e noi abbiamo vissuto una notte di quelle in cui tutto ti entra" (Doc. Rivers)
38 a 31 il break della panchina dei Clippers ai danni di quella dei Thunder in 20 minuti di gioco in meno (116 per le riserve dei Thunder, 96 per quelle dei californiani). Ad Oklahoma quell'apporto minimo della panchina basterebbe pure se Russell Westbrook e Kevin Durant segnassero il loro abituale trentello apocalittico. Cosa che oggi non è successa: KD e Westy si sono "fermati" rispettivamente a 25 (appena 4 rimbalzi) e 29 (appena 4 assist al netto dei 6 TOs). Ed in addizione il terzo violino non ha suonato (12 con 6 rimbalzi di Serge Ibaka). Stasera è stato sottolineato il bisogno di un terzo scorer che i Thunder palesano da un po', patologia guarita momentaneamente nelle ultime due gare di OKC contro Memphis, quando Scott Brooks ha sbattuto nel quintetto iniziale Caron Butler, oggi rigettato in panchina a discapito di Sefolosha, promosso per quella eccellente difesa perimetrale che di solito porta e che oggi ha dimenticato a casa.
Insomma, i Thunder hanno tardato la perdita del fattore campo di una gara rispetto al primo turno e stavolta rischiano ancora di più. Non è servito avere l'arena per la 160° serata consecutiva in modalità sold-out (c'era anche Jimmy Goldstein). Appuntamento fra due notti sempre ad Oklahoma per Gara-2, ed i Thunder sono già al bivio: vincere per continuare a credere nel titolo oppure perdere e al 90% mancare l'appuntamento con le Western Conference Finals per il secondo anno consecutivo.
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