I Clippers decidono di rispondere alle frasi pronunciate dal loro proprietario, Don Sterling (rivolto alla sua "amica" Vanessa Stiviano, di 60 anni più giovane, rea di aver postato su Instagram una voto che la ritraeva con Magic Johnson: "Mi infastidisce che qualcosa ti associa a persone di colore, capisci?". E ancora: "Puoi dormire con i neri, puoi fare quello che vi vuoi, ma non portarli alle mie partite. Perché ti lasci fotografare con le minoranze? Perché lo fai pubblicamente?" E per concludere: "Vai in Israele, e i neri sono trattati come i cani." ), già in passato invischiato in storie di discriminazione razziale. Lo fanno in modo simbolico, dopo aver anche valutato la possibilità di non scendere in campo, togliendosi la tuta con i colori rosso-blu e lasciandola al centro della lunetta, e giocando con calzini e fascia al polso di colore nero. La protesta è stata preceduta da commenti provenienti da tutta la società americana, con il presidente Obama e LeBron James in prima fila a condannare lo Sterling pensiero, mentre Magic Johnson ha twittato: "Le parole di Sterling sono un occhio nero per la NBA".
La moglie di Sterling, che ha assistito alla partita non lontano dalla panchina dei Clippers, ha dichiarato: "Non lasceremo che la meschinità di un uomo avveleni lo spirito dei tifosi e della città che amiamo."

Dopo la palla a 2, i Clippers vengono immeditamente aggrediti dai Warriors, che con 2 triple consecutive di Stephen Curry volano sul 15-6 costringendo Rivers al primo time out. Le cose non cambiano dopo la sospensione richiesta da Los Angeles: nuova tripla di Curry e Warriors sul +12 (20-8). Golden State arriva anche a +15 con 5 punti di Thompson, prima che i Clippers accennino a una reazione con Matt Barnes e Collison (25-15). La quarta e la quinta tripla di Curry scavano un divario che sembra già incolmabile (33-17), sensazione che si fa più forte quando O'Neal trova la schiacciata del +20 (39-19). I Clippers rosicchiano qualcosa con Jamal Crawford, chiudendo un primo quarto da incubo sul 39-24. Con Curry in panchina, l'attacco dei Warriors rallenta e i Clippers provano ad approfittarne con Jamal Crawford, che piazza 2 triple che riducono a 12 le distanze (44-32). Curry ritorna in campo e dopo una tripla di Thompson realizza 4 punti per il +21 (57-36). Nel finale di tempo i Warriors raggiungono il massimo vantaggio con Armstrong (66-43), mentre i Clippers limitano i danni con 5 punti di Redick tornando negli spogliatoi sotto di 18 (66-48).

In avvio di ripresa Paul e Griffin segnalano finalmente la propria presenza in campo (68-56), ma Igoudala ristabilisce le distanze con un paio di triple (78-62). Redick prova a riaprire i giochi con 7 punti in 32 secondi (82-71), ma Curry realizza gli ultimi 5 punti del terzo quarto e i 12 minuti finali si aprono sull'89-71 per i padroni di casa. Crawford realizza i primi 10 punti dei Clippers, ma Golden State ribatte colpo su colpo fino a quando le triple di Paul e Turkoglu non sembrano riaprire la contesa (96-87). La settima tripla di Curry restituisce ai Warriors un vantaggio in doppia cifra (103-90). I Clippers non hanno più la forza di reagire e la gara si chiude definitivamente con una tripla di Harrison Barnes a 3:38 dalla fine (107-90).

"Volevamo scendere in campo e concentrarci su tutto il lavoro fatto durante l'estate e tutta la stagione per essere pronti ai playoff, divertirci e goderci la partita, senza lasciare che una persona rovinasse tutto," commenta a fine gara Steph Curry. Rivers, che non ha partecipato alla protesta dei suoi giocatori affermando che ne era a conoscenza, non ha voluto esprimere la sua opinione. "Non nego che abbiamo avuto altro a cui pensare. Ma quando la partita è iniziata, nessuno ci ha fatto più caso, sicuramente non lo ha fatto Golden State."