Siamo entrati nel pieno dei playoff. La fase più ambita, sognata ed importante di tutta la stagione Nba. Mentre le serie cominciano a prendere una via quasi definita, anche a favore di squadre alla vigilia poco accreditate, continua il nostro viaggio tra le franchigie sia dentro che fuori dall'autorevole tabellone. Analizziamo insieme quanto è accaduto negli ultimi giorni.

BROOKLYN NETS

Non è forse una serie da “scontro tra titani” come sta accadendo in alcune sezioni del tabellone di Ovest, ma il palcoscenico nella quale si trova a lottare Brooklyn è tutt’altro che secondario. La squadra bianconera approdata nella postseason con il sesto posto, affronta la rivelazione della Eastern Conference: i Toronto Raptors. Le prime due battute di queste sfida hanno visto i Nets prevalere nell’esordio, salvo poi farsi recuperare nella sfida successiva. Perfetta parità al momento, in uno dei duelli più intricati e difficili dei playoff in cui, fare previsioni su chi passerà il turno appare davvero complicato. Il team allenato da Jason Kidd, può contare sull’esperienza del suo gruppo, Pierce e Garnett su tutti. I due cestisti hanno già naturalmente affrontato contesti di questa portata nella loro esperienza di matrice Celtics ed è nel loro temperamento e carattere che i tifosi ripongono le speranze. “ E’ qualcosa che si ha nel DNA. “ – ha invece risposto il numero 34 ai cronisti che a poche ore da gara 2 gli chiedevano delucidazioni sulla padronanza e fame agonistica con il quale affronta i playoff. “ Sono fortunato, riesco ad affrontare con grande concentrazione questi scenari e credo sia riconducibile a qualcosa di molto vicino alla genetica. Ho qualcosa dentro di me, che probabilmente gli altri non possiedono. “ In attese di ricerche scientifiche sul cestista californiano, la serie ora si trasferisce a Brooklyn per le prossime due partite. L’uomo che il Barclays Center attende con più fervore non è nessun esponente Raptors del parquet quanto del Front-Office. Il “ F**k Brooklyn. “ Con la quale Masai Ujiri ha salutato la sua tifoseria nel pre-gara della sfida inaugurale non è passato di certo inosservato. “ Staremo a vedere cosa succederà “ ha dichiarato Garnett interrogato sulla questione. Lo stesso cestista intanto può vantare un nuovo primato, colto proprio durante la seconda trasferta all‘ Air Canada Center. I 13 punti messi a referto infatti lo hanno portato al nono posto nella classifica dei marcatori playoff in attività più prolifici, scavalcando Chauncey Billups. E’ tornato a parlare anche Brook Lopez, fermo dallo scorso dicembre per un grave infortunio al piede. “ Mi piacerebbe giocare e dare una mano ai miei compagni questo è scontato, ma mi accontento per il momento di poterli seguire e sostenere in ogni trasferta. “ – ha fatto sapere il centro che spera di tornare a disposizione a ridosso del training camp della prossima stagione.

MIAMI HEAT

Alla fine ha prevalso la ragione, se così possiamo permetterci di definirla.

Miami si è lasciata andare nelle ultime tre partite del campionato, ci piace pensare perchè consapevole del fatto che affrontare al primo round una squadra arcigna come Atlanta sarebbe stata tutt’altro che una passeggiata di salute. Sembrerebbe una situazione paradossale se ci fermiamo a pensare che questa politica (sempre se poi di questa si tratti) è stata attuata dalla squadra campione in carica e volenterosa di realizzare il Three-Peat. Ma certi traguardi, soprattutto per un club protagonista di qualche sbandata nel finale e non al top della forma fisica, sono sulla carta più facilmente raggiungibili se si lascia da parte la foga per la lotta al primato della Conference e ci si “accontenta” a volte di un secondo posto. Una sorta di ritirata preventiva studiata a tavolino e con chiari obiettivi: un cammino meno faticoso possibile. Gli Heat nel frattempo hanno ricominciato a vestire i panni della squadra cannibale ai danni del fenomeno stagionale Bobcats, squadra tutt’altro che spettatore non pagante di questa fase. Dopo il doppio successo in Florida che ha visto LeBron James autore nei primi due appuntamenti rispettivamente di 27 e 32 punti e con un American Airlines Center nella quale è stata aumentata la copertura della linea internet per soddisfare le richieste dei tifosi biancorossi, sempre più selfie-dipendenti e volenterosi di pubblicare in tempo reale sui vari sociale network i loro fotogrammi, la serie come da regolamento si sposta nella Carolina del Nord. Per mantenere la propria supremazia, i biancorossi dovranno alzare il loro livello di attenzione difensivo oltre che mantenere gli standard fin qui realizzati. Charlotte è si sotto, ma non affatto demoralizzata. Al Jefferson, ne è l’uomo simbolo, in grado infatti di lottare sul parquet in queste due sfide iniziali con grande vigore e agonismo nonostante una fastidiosa fascite plantare accusata sin dal primo duello nella serata di Pasqua. Spoelstra dovrà contare sull’ armonia e la chimica palesata dai Big Three per cercare di fare fuori, già nelle mure nemiche, la tenace ed aggressiva squadra di sua maestà Michael Jordan. Autore con i suoi Chicago Bulls del prestigioso Three-Peat nel triennio 1990-1993 e 1995-1998. Quell’obiettivo che proprio la scuderia con Wade a capo sogna di agguantare.

MINNESOTA TIMBERWOLVES

“ It’s time “ una frase che racchiude al suo interno gran parte del contenuto delle dichiarazioni rilasciate da Rick Adelman nel corso del suo ultimo incontro con la stampa. Il tecnico californiano ha deciso di chiudere la sua carriera di allenatore dopo oltre 35 anni dall’esordio. La fine della sua attività è stata ufficializzata in una conferenza stampa, alla presenza del presidente delle operazioni legate al basket dei ‘Wolves Flip Saunders. Alla base della scelta le condizioni di salute di sua moglie (che già lo scorso anno lo avevano portato a intraprendere un’iniziativa simile salvo poi continuare per un altro anno), e la sensazione di aver dato il massimo possibile al mondo della palla a spicchi statunitense. Per Adelman all’orizzonte un ruolo come consulente nella franchigia che gli ha permesso di tagliare la leggendaria quota di 1000 vittorie da tecnico. I vertici societari sono già a caccia del nuovo allenatore.

NEW YORK KNICKS

Aria di grande cambiamento in casa Knicks. Ad inizio settimana è arrivata l’annuncio ufficiale di fine rapporto con il tecnico Mike Woodson.

Una notizia che circolava da diversi tempo a dir la verità e che ha trovato pieni riscontro con il comunicato emanato dalla franchigia arancioblu. L’ex tecnico degli Hawks paga una stagione deludente, arricchita in negativo dalla mancata qualificazione ai playoff. Il campionato di New York è stato contrassegnato da parecchi infortuni (uno su tutti quello di Bargnani) i quali non hanno fatto altro che rendere più tortuoso il cammino ad una squadra già intermittente a livello di risultati. La missione restyling di Phil Jackson è così ufficialmente iniziata. Coach Zen chiamato a marzo nel Front-Office con lo scopo di far tornare grande l’organizzazione Knicks, ha inaugurato la sua nuova attività con l’epurazione dell’allenatore di Indianapolis. All’ex tecnico di Chicago e Los Angeles, il compito di trovare una nuova guida tecnica all’altezza del suo progetto. La ricerca è subito iniziata. Nella rosa dei candidati spicca su tutti il nome di Steve Kerr, ex guardia ora commentatore tv, che con Jackson ai tempi dei Bulls ha condiviso la gioia di vincere tre titoli. Le trattative tra le parti, secondo i ben informati, sarebbero a buon punto anche se sullo sfondo aleggia la figura di Ron Harper, anche lui ex pretoriano di Jackson durante la sua esperienza ai Bulls ed ai Lakers ,che ha già lasciato intendere la sua disponibilità ed addirittura Mark Jackson, pronto secondo Gazzetta.it ad accasarsi ai Knicks in caso di divorzio dai Warriors. Nell’ultima conferenza stampa indetta dal tecnico 11 volte campione Nba il discorso Melo non è stato di certo tralasciato. Sul cestista che quasi sicuramente eserciterà a fine giugno la clausola per diventare costless agent, il dirigente arancioblu ha così parlato: “ Anthony mi ha confidato la sua disponibilità a tagliarsi parte dello stipendio, in modo tale da donarci maggiore spazio a livello salariale e di conseguenza la possibilità di competere sul mercato per l’acquisizione di uomini di livello. “ Insomma dichiarazioni che fanno capire implicitamente che il futuro dell’ex Denver sarà ancora all’ombra dell ‘ Empire State Building. La primissima opera che porta l' impronta di Coach Zen può essere già considerata realizzata ed archiviata ? Lo scopriremo in estate…

UTAH JAZZ

Tempo di novità anche in casa Utah. La franchigia di Salt Lake City, ha infatti optato per un cambio di panchina non avanzando alcuna proposta di rinnovo a Tyrone Corbin ed al suo staff. L’allenatore di Columbia, lascia i Jazz dopo quasi dieci anni da membro della panchina. Corbin aveva assunto il ruolo di Head-coach dopo le dimissioni presentate da Jerry Sloan a febbraio 2011. Nei tre anni e mezzo come esponente principale dello staff tecnico, Corbin è riuscito a condurre la squadra ai playoff nella stagione 2011/2012, collezionando successivamente prestazioni incolori come dimostra il (25-57) di questa ultima annata. Tra i candidati per la panchina spicca il nome di Ettore Messina. L’allenatore in forza ai Cska Mosca, secondo i ben informati sarebbe stimato e ben visto dal Front-Office dei Jazz che lo considera pronto per un’esperienza da Head-coach nell’Nba che lo ha visto assistente ai Lakers nella stagione 2011/2012. Dovrà battere la concorrenza di Jim Boylen, assistente ai San Antonio Spurs di Gregg Popovich.

WASHINGTON WIZARDS

Soddisfazione mista a contentezza. Nel quartier generale di Washington la felicità per quanto raccolto in questa primo round di playoff raggiunge picchi mai registrati negli ultimi tempi.

Gli Wizards hanno letteralmente stracciato i pronostici della vigilia che volevano Chicago favorita e gli stessi Bulls. La squadra di Wittman alla sua prima esperienza postseason dopo nove anni di digiuno, ha stupito e sorpreso sia per il gioco espresso ma soprattutto per la sua capacità di domare ed infine tramortire senza troppi patemi la banda di Noah. I più inesperti e giovani Wizards come li aveva inizialmente apostrofati qualcuno, sono scesi sul campo dell’ United Center mostrando buona parte delle frecce a disposizione della loro faretra. I maghi si sono dimostrati più attenti in fase di costruzione ed impostazione di gioco, mettendo in luce tutti i limiti difensivi degli uomini di Thibodeau, apparsi nelle prime due gare poco reattivi e lucidi soprattutto in quell’ ultimo quarto che in palcoscenici come questi può assumere un altro valore, presentandosi come una partita nella partita. Noah e Augustin nulla hanno potuto fin qui all’intraprendenza e dinamicità mostrata da Wall e Beal ed alla onnipresenza nelle zone critiche di Nene. Adesso per la gente di Washington è arrivato il momento di stringersi attorno alla propria squadra per le prossime due sfide casalinghe che si preannunciano decisive ai fini del passaggio del turno da una parte e per riaccendere le speranze di rincorsa dall’altra. Per Bradley Beal e co. la possibilità di scrivere nell’avvenire una prestigiosa pagina della storia dei Wizards.