Il grande romanzo dell'NBA è pronto a regalare nuove emozioni e tanti colpi di scena. Diverse squadre si sono rinforzate, altre hanno mantenuto il roster dello scorso anno nella speranza di un salto di qualità ulteriore degli elementi migliori e dell'esplosione definitiva di qualche giovane talento, tutte però hanno un unico obiettivo: tentare la caccia all'anello detenuto dai Miami Heat e dal "villain" per eccellenza, Lebron James, il giocatore più forte e più odiato (sportivamente parlando). Nella prima categoria rientrano di sicuro Brooklyn Nets, New York Knicks, Los Angeles Clippers e Houston Rockets.
Le due squadre della grande mela provengono da stagioni che le hanno viste approdare ai playoff ad est (i Nets sono stati eliminati da Chicago al primo turno, I Knicks da Indiana in semifinale di conference) e quest'anno, grazie ai copiosi investimenti effettuati dai loro proprietari, proveranno a migliorare quanto già fatto.Prokhorov, grazie anche al maxi scambio effettuato con i Boston Celtics, ha portato in squadra l'esperienza di campioni con Kevin Garnett e Paul Pierce e l'affidabilità dall'arco dei tre punti di un veterano come Jason Terry (37.9% da tre in carriera), oltre alle abilità difensive di Andrei Kirikenko.
Con loro tre e i già presenti Deron Williams, Joe Johnson e Brook Lopez il magnate russo spera di portare a casa il tanto agognato titolo, ma molto dipenderà dalla capacità di Jason Kidd (al suo primo anno da allenatore) di tenere in mano le redini dello spogliatoio e di trovare le giuste rotazioni, perchè l'età media è alta e le cartucce da sparare non sono molte. Importante sarà anche il miglioramento nelle partite contro le squadre da playoff, perchè i Nets contro le avversarie dirette perdono una buona parte della loro efficienza offensiva (che passa da 105 punti realizzati ogni 100 possessi a 100.8) e diventano meno efficaci in difesa (passando da 103.6 a 107.1 punti subiti ogni cento possessi).
I Knicks invece hanno aggiunto alla loro già sterminata rosa giocatori come Bargnani e Metta World Peace. Potendo già contare su talenti offensivi come Carmelo Anthony (miglior realizzatore della regular season con 28.9 punti di media) e JR Smith, anche per loro la questione fondamentale sarà la difesa. Individualmente i vari Chandler, Shumpert, Martin e lo stesso Metta sono difensori più che validi, ma bisognerà cercare di limitare le triple avversarie, vero problema dello scorso anno. Da verificare anche se i nuovi innesti saranno in grado di sostuire e migliorare il rendimento dei partenti Novak e Copeland, giocatori in gradi di allargare il campo con la loro precisione da fuori (e con i quali New York è stata tra le migliori per percentuali da 3, col 37.6%), e se Stoudemire può essere ancora un elemento importante per la rotazione.
Clippers e Rockets sono forse le due squadre più intriganti. La franchigia di Donald Sterling, dopo gli anni nel sottobosco Nba, nelle ultime due stagioni è arrivata ai playoff , ma la sensazione è che mancasse sempre qualcosa per arrivare fino in fondo. Quest'anno però i Clips sembrano davvero una possibile contender, perchè sono riusciti ad inserire giocatori che servivano per coprire le falle della squadra, prima delle quali la mancanza di esterni capaci di colpire da fuori con continuità.
Ora a ricevere gli assist diChris Paul ci saranno Redick, Barnes, Dudley e Jamison. Il backcourt è stato completato con Darren Collison, con il quale Cp3 formerà quello che è probabilmente il miglior duo di playmaker di tutta la lega. I dubbi però permangono nel reparto lunghi, dove DeAndreJordan e Blake Griffinnon sembrano ancora aver fatto il salto di qualità definitivo (soprattutto ai playoff, dove le loro statistiche sono calate vistosamente rispetto alla regular season). Se però la coppia sotto le plance mostrerà i miglioramenti che ci si aspettano, ad Ovest molti potrebbero avere incubi con protagonisti Paul e i suoi compagni.
Houston è riuscita a raggiungere l'obiettivo Howard, e con il roster messo su negli anni precedenti dall'ormai famoso GM Daryl Morey sembra pronta a recitare un ruolo da protagonista. L'asse Harden-Howard potenzialmente è devastante, il barba ormai è tra le migliori guardie della Lega (secondo i voti dei vari Gm è addirittura il migliore in assoluto nel suo ruolo) e il centrone ex Lakers al suo fianco può finalmente tornare quello di Orlando. Da valutare la coesistenza tra lo stesso Howard e Asik sotto canestro (l'anno scorso tra i migliori rimbalzisti della lega, con rispettivamente 12.4 e 11.7 rimbalzi a partita), col progetto rischioso di portare uno dei due in ala grande. Con Parsons, Lin, Beverley e gli altri giovani talenti di sicuro in Texas non ci si annoierà.
Quanto alle squadre che hanno mantenuto il roster simile allo scorso anno, quelle che sembrano in prima fila sono Miami, Indiana e Chicago ad est e Oklahoma, Golden State, San Antonio e Memphis ad ovest. Gli Heat hanno perso Mike Miller, uomo sempre decisivo quando la palla scotta, ma hanno aggiunto il cavallo di ritorno Beasley, giocatore dal talento pari solo alla follia, e la scommessa Oden. Per il resto una squadra che è tra le prime cinque sia in attacco che in difesa e che tira meglio di tutte le altre dal campo non aveva bisogno di grandi stravolgimenti. In più c'è il signore con la maglia numero 23, con cui oggi sembra davvero impossibile fare i conti.
I Bulls ritrovano finalmente "Godot" Derrick Rose, che a differenza del personaggio dell'opera di Beckett finalmente è arrivato. Con lui le prospettive della squadra cambiano di parecchio e non sarebbe strano ritrovarli in testa alla conference ad aprile. Stesso discorso vale per i Pacers, che hanno perso però Danny Granger per tutta la stagione. La sua assenza non è una novità, ma avere un sesto uomo di lusso come lui avrebbe fatto davvero comodo ai ragazzi guidati da Franck Vogel. Paul George però è pronto a prendere per mano la squadra. Con l'aiuto dei soliti Hibbert e West e l'aggiunta di Luis Scola, ci saranno anche loro per i primi posti.
Ad Ovest Thunder e Spurs hanno mantenuto i loro pezzi da 90, ma dovranno sudare per tenere la testa della conference. Oklahoma recupererà presto Westbrook e nel frattempo sta puntando sulla crescita di Reggie Jackson e Jeremy Lamb, due giovani da tenere d'occhio. Ibaka è il terzo violino designato, si spera in un miglioramento nel suo tiro da fuori e nei punti segnati, ma nel pitturato è sempre una garanzia ( soprattutto in difesa, come dimostrano le 3 stoppate di media dello scorso anno). Il loro destino però è sempre nelle mani di Durant: se salirà l'ultimo gradino nei playoff, il loro limite è il cielo.
Gli Spurs si affidano la stessa base che li ha portati a pochi secondi dal titolo lo scorso giugno, con l'aggiunta di Marco Belinelli tra le guardie. Parker è tornato con lo scettro di campione d'Europa e sarà il leader designato, il loro destino è nelle mani di Duncan e Ginobili. Il caraibico e l'argentino avranno ancora qualcosa da dare? Intanto ci si gode la crescita di Leonard, destinato a fare grandi cose.
Warriors e Memphis, dopo aver mantenuto quasi invariata la loro base di partenza ( si aggiunge il solo Iguodala per Golden State) possono pensare di lottare per i primi posti della Western Conference.Curry deve confermare i numeri mostrati negli scorsi playoff, come Klay Thompson. Se Bogut e Lee tengono fisicamente e Iguodala si dimostrerà il solito giocatore universale, la squadra della baia ha buone possibilità di duellare per i primi posti. Per Memphis vale lo stesso. I Grizzlies si affidano all'esperienza di un gruppo ormai consolidato, che lo scorso anno è giunto fino alle finale di conference. L'aggiunta di Mike Miller in ala può essere una mossa buona, a patto che il fisico regga una stagione intera ad alto livello. Ci si aspetta molto da Mike Conley, perchè il reparto guardie è quello più debole ed ha urgente bisogno di giocatori che diano un'alternativa al gioco spalle a canestro della coppia Gasol-Randolph.
Un discorso a parte meritano i Los Angeles Lakers. Con Kobe ancora ai box per l'infortunio la squadra di D'Antoni si affiderà all'esperienza di Gasol e Nash. L'aggiunta di giovani interessanti come Wes Johnson e Xavier Henry e di buoni specialisti come Kaman però sembra davvero troppo poco per duellare ad alti livelli. C'è anche un talento come Nick Young, finora non esploso ai livelli che ci si aspettavano, ma le incognite sono così numerose che un pronostico sulla stagione gialloviola è davvero duro. Con un Bryant in piena forma e il ritorno di Gasol in posizione di centro però mai dire mai.
ATLANTIC DIVISION, L'ANNO DELLE RIVOLUZIONI
I New York Knicks dovranno vedersela con i concittadini di Brooklyn, che si sono rinforzati durante l'Off-Season. Per Boston è invece l'anno di un nuovo inizio, con coach Brad Stevens all'esordio in panchina. Philadelphia avrà l'ennesima stagione di transizione, con la speranza di pescare una scelta molto alta nel prossimo Draft. Infine, i Raptors del nuovo GM Masai Ujiri hanno avviato il processo di ristrutturazione cedendo Bargnani e ripartendo da Rudy Gay.
BOSTON CELTICS
E’ l’anno delle sfide in casa Celtics. In primis quella del GM Danny Ainge, che durante l’estate ha deciso di smantellare definitivamente la squadra costruita 6 anni fa e puntare su nuove leve per ricostruire un nuovo ciclo di vittorie. Via Paul Pierce e Kevin Garnett, cuore e motore del 17° titolo dei Celtics, vinto nel 2008, ora la squadra è nelle mani di Rajon Rondo, ancora convalescente dall’infortunio, che troverà al suo ritorno una squadra che necessiterà delle sue geometrie. Sarà un anno pieno di sfide anche per il nuovo coach Brad Stevens, fautore del fenomeno Butler in NCAA (due finali, entrambe perse) e ora debuttante (a 36 anni) in NBA. Maniacale conoscitore degli schemi avversari, la sua capacità di allenare è il primo tassello con cui Boston tenterà di tornare a vincere.
Come all’inizio di ogni nuovo progetto, le incognite sono tante, anche perché la squadra è molto giovane e molti giocatori devono trovare la propria dimensione. L’ago della bilancia in questa prima parte di stagione senza Rondo sarà quasi sicuramente l’ala Jeff Green, che dopo i problemi all’aorta vuole riproporsi da protagonista; quest’anno avrà minuti e occasioni per dimostrare quanto vale, visto che sarà uno dei cardini dell’attacco. Avrà una nuova chance anche Gerald Wallace che, chiusa la non entusiasmante parentesi a Brooklyn, vuole ricominciare, e dalle dichiarazioni di coach Stevens, “So che mi darà tutto quello che ha”, sembra essere partito con il piede giusto, sebbene alcuni lo vogliano nella fase calante della carriera.
A causa della mancanza di un vero centro inoltre avremo modo di ammirare il nuovo rookie, Kelly Olynyk, che tanto bene ha fatto in Summer League (18 punti di media) e proporrà una inedita staffetta magari con Humpries o Faverani, ultimo arrivato dal Brasile. Saranno importanti anche Avery Bradley, ottimo difensore perimetrale, e Jordan Crawford, che fungerà da sesto uomo. L’obiettivo primario di questa stagione è limitare i danni, sfoltire il monte ingaggi cedendo Humpries e magari Wallace e poi provare a pescare nel prossimo draft (anche se Ainge ha più volte scongiurato il “tanking”) o magari tentare di reclutare qualche stella nella prossima costless agency. Un anno di transizione, pieno di insidie, per aprire un nuovo ciclo vincente.
BROOKLYN NETS
Dopo il quarto posto nella Eastern Conference e l’uscita al primo turno dei play off contro i Chicago Bulls, i Brooklyn Nets di Michail Prokhorov, ricostruiti con una faraonica campagna acquisti, vogliono puntare subito al titolo. Nella Off-Season abbiamo assistito all’ingaggio di Andrei Kirilenko, all’arrivo di Shaun Livingston dai Cavs, e alla mega-trade con Boston, che ha visto partire Bogans, Wallace e Humpries per far spazio a Jason Terry, Kevin Garnett e The Captain & The Truth, Paul Pierce. Gli ex Celtics avranno il compito principale di portare una mentalità vincente in quel di Brooklyn: una ferrea tenuta mentale servirà nel corso della stagione per gestire l’energie di una squadra che non è giovanissima, per poi giocare i Play-Off senza problemi di infortuni o stanchezza. Alla guida della squadra è stato scelto Jason Kidd, che da giocatore ha portato i Nets a due Finals NBA. Ma l’ex playmaker saprà gestire, alla prima esperienza da head coach, a una pressione che vuole la squadra subito vincente?
In questi scorci di Pre-Season si è mostrato uno sviluppo del gioco, che l’anno scorso vedeva principalmente coinvolti Deron Williams e Brook Lopez, incentrato sulla circolazione della palla. Fondamentale sarà l’apporto qualitativo di Williams alla voce assist, visto che sarà lui a dover accendere le bocche da fuoco della squadra. Il centro Brook Lopez, massiccio centro con ottima visione di gioco, è chiamato a migliorarsi ancora, anche perché in difesa verrà supportato da Kevin Garnett, che come nel ciclo vincente Bostoniano si occuperà principalmente di rimbalzi e guardia del pitturato. La guardia titolare sarà ancora Joe Johnson, mentre in ala piccola toccherà a Paul Pierce portare punti alla squadra nei momenti caldi di partita, con Andrei Kirilenko che fungerà da sesto uomo di lusso.
La panchina è chilometrica, e starà a Kidd gestire minuti ed eventuali malumori; sarà supportato da un granitico staff coach, che lo aiuterà a dimenarsi tra i mille cavilli di un esordio su una panchina che scotta. Lo spogliatoio sarà una miscela esplosiva con un ego di dimensione spropositate. Come verrano distribuite le responsabilità dei tiri? Chi avrà la palla in mano nei momenti decisivi? Sono problemi a cui va trovata presto una soluzione, perché, come già annunciato dal proprietario di franchigia, qualsiasi risultato che non siano le Finals, sarà considerato un fallimento. I fantasmi degli 87 milioni di Luxury Tax probabilmente aleggeranno nei momenti più bui della stagione, a ricordare che la squadra è stata formata per avere risultati immediati. E’ chiaro però che dovrà essere ricostruita tra massimo due o tre anni (la prossima chiamata al Draft è targata 2018), ma questo a Brooklyn non interessa: ora vogliono solo vincere.
NEW YORK KNICKS
I New York Knicks ripartono all’assalto dell’anello con il capocannoniere della scorsa stagione (Carmelo Anthony, e chi se no?) e dal sesto uomo dell’anno, JR Smith (fresco di rinnovo del contratto). Ma si può giudicare NY una vera contender? Il sistema di gioco di Mike Woodsoon durante la regular season ha fatto faville, con la squadra al secondo posto nella conference e una percentuale di vittorie del 65,9%. Poi però nelle semifinali dei playoff la squadra si è sgretolata sotto i colpi dei lunghi di Indiana, che hanno massacrato Melo e compagni. Quest'anno il roster è rimasto pressoché invariato, con le uniche eccezioni del ritiro di Jason Kidd e l'arrivo di Andrea Bargnani, che sarà una pedina tatticamente utile per aprire il campo e far giocare Anthony da '3', suo ruolo prediletto.
Il Mago è chiamato al riscatto dopo le ultime due deludenti stagioni a Toronto, e chissà che messo in un contesto vincente come quello di NY non possa stupire anche gli scettici. Non è il giocatore che cambia la franchigia, ma può essere importante. Da valutare anche come Melo approccerà questa stagione, dopo aver dichiarato che tasterà la costless agency la prossima estate. Riuscirà a ripetere i numeri della scorsa annata? E' l'uomo franchigia e tutti gli schemi d'attacco passano da lui, ma non è così scontato che riesca a segnare ancora 30 punti di media. Tyson Chandler dovrà confermarsi come uno dei migliori centri della Lega (infortuni permettendo) e sarà il cardine difensivo della retroguardia di Woodsoon, magari aiutato da Metta World Peace, che corona il sogno di giocare nella sua città? Iman Shumpert potrebbe essere la sorpresa nel back-court; con la sua velocità e il tiro da 3 potrà essere un'arma sempre più decisiva negli schemi del coach.
Quello che potrebbe latitare quest'anno sono i punti dalla panchina. A parte il già citato JR Smith, garanzia di punti ed esplosività, e l'interessante rookye Hardaway JR, chi altro può fare la differenza subentrando a partita in corso? Senza dimenticare il problema legato ad Amar'e Stoudemeire, con il giocatore che percepisce un ingaggio spaventoso ma che non rientra nei piani tecnici. Le incognite sono tante, ma per i Knicks ci si aspetta un'altra stagione nelle parti alte della Eastern Conference. Con l'obiettivo di rifirmare la loro stella Carmelo Anthony.
PHILADELPHIA 76ers
Tempi duri in quel di Phila. Dopo la scorsa stagione terminata con un record di 34-48, con le prime mosse del mercato estivo, c’è bisogno di ricostruire. La squadra non sembra proprio costruita per vincere, anzi il vero obiettivo (non dichiarato) è avere quante più palline possibile al prossimo draft. C’è chi paventa addirittura la possibilità di abbattere il “record” delle 9 vittorie stagionali. Le sensazioni riguardo alla squadra non sono così tragiche, anche se si prevede un numero di vittorie davvero striminzito. A dirigere la squadra ci sarà un nuovo coach, Brett Brown, scuola Gregg Popovich, alla prima esperienza da head coach.
Per quanto riguarda il roster, lasciato partire senza rimpianti Andrew Bynum, che l’anno scorso non è mai sceso in campo per via dei problemi al ginocchio, e ceduto ai Pelicans Jrue Holiday, si riparte con un nuovo play-maker, Michael Carter-Williams, rookie da Syracuse e un nuovo centro, Nerlens Noel, anche lui draftato quest’anno, che però (come confermato anche dall’allenatore) salterà probabilmente l’intera stagione per l'infortunio ai legamenti del ginocchio. Thaddeus Young ed Evan Turner possono continuare il processo di crescita durante questa stagione verosimilmente perdente, senza pressioni o troppi stress. E’ anche da loro che passa il futuro di una franchigia che non può permettersi di veleggiare per troppo tempo nelle parti basse della Eastern Conference. Si prevedono giornate amare in questa stagione, perché le possibili star della squadra sono ancora acerbe e dalla costless agency non è arrivato nessun aiuto consistente, con acquisti come Darius Morris (3° PM dei Lakers lo scorso anno, che ha finito la stagione con 4 punti di media) o James Anderson (3 punti di media in 116 partite giocate) oltre al classe ’91 Royce White, giocatore enigmatico, che però è stato recentemente tagliato dal roster.
Non disperate però: il draft 2014 arriverà, e Phila, con una scelta probabilmente molto alta, potrà continuare a ricostruire, come fa da quando se n’è andato Allen Iverson.
TORONTO RAPTORS
Appena arrivato dai Denver Nuggets, Masai Ujiri (premiato come miglior GM della passata stagione) ha individuato un grande ostacolo nella crescita della franchigia nell’oneroso ingaggio di Andrea Bargnani, che legava il Mago e la squada canadese per 22,3 milioni per i prossimi due anni. Così, dopo aver trattato con Clippers e Knicks, si è accordato per lo sbarco a New York City del Mago, in cambio di Steve Novak più delle scelte nei prossimi Draft. Per i Raptors che, chiusa l’era Bargnani, vogliono tornare il più in fretta possibile ai play-offs, il punto di forza principale è sicuramente l’asse Rudy Gay e DeMar DeRozan, che in attacco garantiscono punti e fisicità.
In cabina di regia ci sarà Kyle Lowry, mentre nel ruolo di centro Valanciunas, fisico imponente e ampi margini di miglioramento, può migliorare e diventare un giocatore importante per questi Raptors. Sarà affiancato da Amir Johnson, uno dei migliori nella scorsa stagione, che rappresenta anche lui un ottimo prospetto. Da segnalare l’arrivo di Hansbrough dai Pacers, che darà respiro ai due lunghi titolari e porterà solidità sotto canestro, oltre all’apporto che potrà dare dall’arco Steve Novak, che lasciata New York si trova in una situazione con meno stress psicologico, e potrà dare un apporto fondamentale con le sue ‘bombe’ da 3. Questa squadra dimostra già di avere un progetto e non essere più un’accozzaglia di giocatori, ma come per tutte le squadre giovani sarà il campo a dire se il mix tra giovani ed esperti può essere produttivo. Certo è che il ritorno ai play-off non sembra più un miraggio, con un Rudy Gay che cerca riscatto dopo aver visto dalla poltrona i suoi ex compagni di Memphis battagliare nelle Finali di Conference.
CENTRAL DIVISION, DATOME SFIDA ROSE E IRVING
Gli Indiana Pacers, reduci dall'esaltante finale di Conference contro Miami, ritrovano Danny Granger e sognano in grande. Altro atteso ritorni a Chicago, dove Derrick Rose calcherà il parquet dello United Center dopo un anno e mezzo. I Pistons si sono mossi bene nel mercato dei Costless Agents, con Datome che mostrerà tutto il suo valore. I Cavs di Kyrie Irving hanno come unico obiettivo quello di crescere ancora, sfruttando il potenziale dei molti giovani nel roster. Grandi cambiamenti a Milwaukee.
INDIANA PACERS
Quest’anno nell’Indiana tira un’aria da Contender. Sì perché dopo aver portato a gara-7 gli Heat futuri campioni, quest’anno la rosa è stata rinforzata nel mercato estivo, ma soprattutto è da segnalare il ritorno di Danny Granger, che l’anno scorso ha saltato praticamente tutta la regular season. Sotto l’astro nascente di Paul George, sugli scudi nella serie contro Miami, quest’anno i Pacers hanno ancora più fame e non si accontenteranno più del solo titolo della Central Division, già vinto l’anno scorso. Il nucleo è quello delle 49 vittorie dell’annata passata, unito e combattente, con una panchina migliorata dagli innesti di C.J. Watson, Chris Copeland e Luis Scola. Il centro argentino si può rivelare fondamentale per far rifiatare Roy Hibbert, ma anche per ampliare i giochi della squadra, con la sua capacità di giocare in post alto. Copeland può essere un’alternativa a David West vista anche la partenza di Hansbrough, mentre Watson sarà il secondo di George Hill, playmaker titolare dopo la scorsa grande stagione, che però dovrà gestire meglio il gioco dei Pacers, soprattutto nei PlayOff, dove spesso Indiana si è trovata a dover inventare dei tiri allo scadere dei 24 secondi, riuscendo però poi a segnare sulle seconde occasioni, grazie allo straordinario lavoro dei lunghi.
Il ruolo accanto a Hill in back court sarà una matassa che toccherà sbrigliare a coach Frank Vogel e ai suoi assistenti: lanciare il giovane Stephenson, che ha fatto vedere ottime cose la scorsa stagione, o spostare Paul George da ala piccola a guardia, lasciando campo a Danny Granger, starter fino a prima di infortunarsi? L’ipotesi di vedere coesistere George e Granger non è così remota, e proprio l’alchimia tra questi due potrebbe essere la chiave di volta della stagione dei Pacers, da finali di conference a, perché no, Finals. Come detto, il ruolo di ala grande sarà ricoperto ancora da West, mentre come centro Roy Hibbert è chiamato a migliorare ancora dopo un’ottima post-season, che l’ha visto erigersi a ministro della difesa prima contro Hawks e Knicks, per poi mettere in difficoltà Chris Bosh (è uno dei pochi veri centri della Lega contro cui il numero 1 di Miami, e di conseguenza tutta la squadra, soffre parecchio). C’è chi ancora rimpiange la scelta di Vogel di lasciarlo fuori negli ultimi secondi di Gara-1 delle Finali di Conference, ma ormai ciò che è stato è stato, i ragazzi di Indiana pensano solo ad azzannare il futuro.
CHICAGO BULLS
E’ tornato. Dopo 526 giorni dall’infortunio in gara-1 dei playoff contro Philadelphia, Derrick Rose è sceso di nuovo in campo contro i Pacers in pre-season. Ci si aspettava #TheReturn , e così è stato. In questo anno senza Rose, i Bulls hanno dovuto fronteggiare più di una disavventura: gli infortuni, per esempio, ripetuti, che hanno portato i giocatori di coach Thibodeau a disputare alcune partite con le rotazioni ridotte addirittura a otto uomini. Nonostante tutto però sono arrivati in semifinale di conference, uscendo vittoriosi dal primo turno contro Brooklyn, e poi cedendo il pass per le finali in 5 gare agli Heat futuri campioni. Joakim Noah, roccioso centro, si è ritrovato a essere leader difensivo e spirituale della squadra nei momenti di difficoltà. “Sei in grado di dare tutto per la squadra? Chi non dà tutto non dà niente”, era solito ripetere ai compagni prima delle grandi partite. E’ da questo spirito guerriero che riparte la rincorsa al titolo di Chicago, con un Derrick Rose in più.
Accanto a DRose quest’anno ci sarà Jimmy Butler, che l’anno scorso si è guadagnato minuti e fiducia con prestazioni galvanizzanti su entrambi i lati del campo (ha abbassato le percentuali di LeBron al tiro al 40% durante i playoff), e quest’anno sarà la guardia titolare.In ala piccola troviamo Loul Deng, miglior marcatore dei Bulls nella scorsa stagione con 16,5 punti di media. Il giocatore ha dichiarato che a fine anno vorrà tastare il mercato dei costless agents, quindi questa potrebbe essere la sua ultima stagione alla corte di coach Thibodeau. Nella front-line ci saranno Carlos Boozer, al penultimo anno di contratto, e il già citato Joakim Noah, che vedrà calare il suo minutaggio in regular season per arrivare fresco ai playoff, visto che rappresenta una pedina fondamentale per l’equilibrio di Chicago. Nella passata stagione ha sviluppato anche notevoli qualità da assist-man, che magari riproporrà quest’anno in combinazioni sotto canestro con Rose.
A fronte delle partenze di Nate Robinson e Marco Belinelli, il mercato ha portato il solo Mike Dunleavy Jr, ala piccola di 33 anni che aggiungerà esperienza e le sue doti al tiro al servizio della squadra. Per il resto il tosto playmaker Kirk Hinrich, il centro Nazr Mohammed e Taj Gibson comporrano la second unit. Per quanto riguarda i rookie, Tony Snell è uno dei migliori prospetti NBA: nel ruolo di guardia/ala piccola sa farsi valere sotto canestro ed è molto forte senza palla, quando lavora per farsi trovare smarcato. Erik Murphy invece, PF, viste le carenze nel reparto lunghi dei Bulls potrebbe essere chiamato in causa per essere qualcosa di più di una semplice comparsa. Le probabilità di titolo ruoteranno tutte intorno a come Derrick Rose farà ingranare i meccanismi della squadra. L’ossatura del roster è magra ma molto solida, e se non ci sarà l’ecatombe di infortuni dell’anno scorso, quest’anno Chicago si vuole riservare un ruolo da protagonista.
DETROIT PISTONS
Ennesimo capitolo della rifondazione dei Pistons, anche se questa volta sembra essere quella buona per risalire la corrente che li aveva fatti sprofondare nella mediocrità della Eastern Conference. Detroit è stata una delle squadra che nel mercato dei costless agents si è mossa di più, portando nella Motor City Brandon Jennings e Josh Smith, oltre al veterano (ed ex campione NBA proprio con Detroit) Chauncey Billups.Quest’anno il quintetto titolare è molto forte e ben strutturato, con Jennings, giocatore dal grande talento ma che necessita ancora di qualche passo per diventare un giocatore vincente, tirerà le fila dell’attacco in cabina di regia. Come guardia è confermato Stuckey, che nella scorsa stagione ha fatto bene. Per quanto riguarda il reparto dei lunghi, c’è da sistemare la questione Greg Monroe: il giocatore è in scadenza, e la franchigia può decidere se rinnovargli il contratto o scambiarlo, prima di perderlo a zero la prossima estate.
Bisogna ricordare che negli ultimi 10 anni solo tre giocatori hanno raggiunto una media di 15 punti e 9 rimbalzi a partita in due delle loro prime tre stagioni, e sono Blake Griffin, DeMarcus Cousins e proprio Greg Monroe. Per cui è legittimo pensare che al lungo verrà offerto un contratto economicamente importante, e se Detroit vorrà pareggiare l’offerta bene, altrimenti bisognerebbe pensare a una trade per evitare di perdere senza vantaggi il giocatore. Bisognerà inoltre tastare la sua compatibilità con Smith, che dovrà limitare i tiri dalla media per attaccare di più il canestro. Il centro sarà Andre Drummond, che nella miscela di quest’anno dei Pistons potrebbe esplodere, migliorando le cifre della scorsa stagione: 14 punti, 2.8 stoppate e 1.7 rubate di media a partita. Potrebbe dimostrare anche di essere migliorato nei liberi, che l’anno scorso ha tirato con un orribile 37%. Da valutare anche che la presenza di lunghi così pesanti potrebbe creare qualche problema alla squadra, soprattutto nei playoff: nonostante la grande presenza sotto canestro, avrebbero ben più di una difficoltà ad allargare il campo (tirano con il 30% fuori dal pitturato).
Nota tricolore: dopo essersi guadagnato il titolo di MVP del campionato Italiano, Gigi Datome sbarca a Detroit per iniziare la sua carriera NBA. Se riuscirà a riprodurre la pallacanestro della scorsa stagione, sfruttando le sue caratteristiche da giocatore versatile, aprendo il gioco o andando a lottare sotto canestro, visto che è lì che gli americani testano se hai la stoffa per poter giocare con loro. Certo, ora va messo su qualche chilo “d’armatura”, ma non è detto che tra poco tempo non vedremo Gigione in rotazione a dare il cambio a Josh Smith, rubando minuti a Sullinger, che l’anno scorso era l’ala piccola titolare.
CLEVELAND CAVALIERS
Kyrie Irving quest’anno non si pone limiti. Ha recentemente affermato che la squadra è stata costruita per vincere molte partite, e lui come leader del gruppo di certo non scapperà di fronte alle difficoltà. “Essere una squadra giovane non deve essere una scusa”, ha affermato il playmaker. Ma ce la farà un roster che viene da 64 vittorie in 3 anni ad avere una stagione vincente? Partiamo con la nostra analisi proprio dal gioiellino ex Duke, che da due incanta il panorama NBA con giocate e personalità. Classe ’92, è l’uomo franchigia e il giocatore su cui i Cavs puntano di più per il futuro. L’anno scorso ha finito la stagione con 22.5 punti, 5.9 assist, 3.7 rimbalzi e 1.5 rubata di media per partita, numeri che vuole migliorare ancora in questa stagione, in attesa di un’annata vincente della sua squadra.
Al suo fianco avrà come guardia Dion Waiters, incluso nell’All Rookie first-team l’anno scorso, mentre come suo sostituto agirà dalla panchina Jarrett Jack, arrivato dopo l’esperienza dai Golden State Warriors.La franchigia ha avuto ancora un’altra prima scelta a disposizione al draft, con cui ha scelto a sorpresa il lungo Anthony Bennett, che sebbene sia sembrato un po’ troppo ‘rotondo’ in pre-season, potrà sicuramente dire la sua quest’anno, giocando da 3 o da 4. Il talento c’è, ora va incanalato nel modo migliore per aiutare una squadra giovane a crescere. Smaltito l’infortunio alla spalla, ha cercato dal training camp in avanti di migliorare la sua condizione fisica, smaltendo i chili in eccesso. Una vera è propria scommessa è stato invece l’ingaggio del centro Andrew Bynum, che tutta la scorsa stagione è rimasto fermo per un infortunio al ginocchio. Potenzialmente devastante, come tanti giocatori deve fare i conti con un fisico che scricchiola. Se riuscisse a giocare senza problemi, potrebbe formare un reparto esterni interessante con Tyler Zeller, il già citato Bennett, Earl Clark , C.J. Miles e Tristan Thompson, che per tentare di migliorare il proprio gioco sta cercando di cambiare mano di tiro, da destra a sinistra.
E’ una squadra molto giovane, con un giocatore fantastico come playmaker e tanti bei prospetti. L’obiettivo, se la squadra resistesse alla acciacchi, potrebbero essere i playoff, anche perché a East, tolte le prime 4-5 che per ora sembrano inarrivabili, c’è molto equilibrio. Certo, se la fortuna dovesse girare loro le spalle, l’unica legge sarebbe quella del “tank”, per pescare qualche altro ‘gioiello’ dal draft da aggiungere a una squadra che nel futuro prossimo potrà ricominciare un discorso interrotto con la partenza di LeBron James.
MILWAUKEE BUCKS
Dopo essere usciti di Sweep al primo turno dei PlayOff contro Miami, i Bucks hanno smantellato il reparto esterni del roster, sostituendo il duo estroso Ellis-Jennings con Knight e O.J. Mayo, guardie massicce ma non molto esplosive. Con l’obiettivo di sopperire alla partenza di Mike Dunleavy, è arrivato Caron Butler da Los Angeles (sponda Clippers) oltre a Gary Neal, accasatosi sotto lauto compenso a Milwaukee, dopo aver lasciato San Antonio al termine delle Finals. Alla ricerca dei playoff per il secondo anno consecutivo, i Bucks schiereranno Brandon Knight come playmaker titolare, e al suo fianco O.J. Mayo, che non ha rinnovato con i Mavericks.
Da ala piccola giocherà Caron Butler, veterano della squadra che dovrà portare la sua esperienza per aiutare i giovani a crescere, mentre il ruolo da ala grande sarà occupato da Ersan Ilyasova, che potrebbe essere una delle sorprese di questa stagione, insieme a John Henson, l’anno scorso 5 rimbalzi a partita di media, che giocando di più potrebbe migliorare ancora. Il centro sarà Larry Sanders, fresco di rinnovo contrattuale per 44 milioni di dollari in 4 anni. Si parla un gran bene del rookie Antetokounmpo, che con la sua fisicità (e le sue stoppate) ha impressionato gli addetti ai lavori in questo inizio di stagione. Il nuovo coach Larry Drew è alla seconda esperienza da capo allenatore, dopo 3 anni ad Atlanta.
SOUTHEAST DIVISION, IL REGNO DI KING JAMES
L'ordine col quale verranno discusse le squadre della South Eastern Division, non è da considerarsi come una restricted graduatoria, neanche come una griglia di partenza sulla quale secondo noi le squadre si basano, nemmeno un pronostico sulla disposizione che le diverse compagini avranno in primavera. Insomma, semplicemente una visione quanto meno prospettiva di quello che probabilmente sarà l'andamento di questa Division.
MIAMI HEAT
Impossibile non incominciare dai back to back Champions dei Miami Heat, i quali sono chiamati a fare il tris dopo i successi delle stagioni passate. Grandissimi cambiamenti nel roster non ce ne sono stati. Probabilmente solo uno, con la grandissima partenza di Mike Miller, punto fermo e garanzia da tre punti in entrambe delle ultime Finals NBA. Tuttavia, guardandola pragmaticamente, la franchigia della Florida si è liberata di una riserva (nel 95% delle gare in stagione) dal grandissimo ingaggio, agGREGando in rosa la scommessa Oden (in campo dopo tre anni) ed inserendo un altro paio di elementi interessanti quali Robert Mason Junior e l'ingiudicabile Micheal Beasley.
Con la conferma di Andersen, Norris Cole, Allen e Shane Battier tuttavia, l'appoggio necessario al Big Three lascia capire quanto sia difficile che gli Heat possano aver perso qualcosa rispetto alla passata stagione. Al tal proposito LeBron James, 4 volte Mvp e vincitore di ogni premio esistente sul pianeta basket degli ultimi due anni, ha deciso di esordire la stagione con le seguenti parole: "I know that you don't think it's possible, but I am so much of a better player than the one I was last year". Se lo dice lui, chi siamo noi per giudicare...
WASHINGTON WIZARDS
Dopo che, con la cessione di Josh Smith, la smantellazione della franchigia di Atlanta è definitivamente completata, i capitolini si candidano ad essere la seconda nella classe in questa Division, nutrendo più di una speranza alla partecipazione dei prossimi Playoff. Così come fecero i Bucks nella passata stagione, i Wizards si ritrovano con un anno in più di esperienza e con giocatori più affermati. John Wall fisicamente integro permette a Washington di girare a ritmi tre volte superiori al passato. Ritmi che favoriscono più di tutti l'atletismo di Bradley Beal, autentico portento e dominatore di questa Pre-Season. Dopo un primo anno a magliorare di partita in partita, la shooting guard dei Wizards è pronta alla sua prima stagione da titolare, nella quale gli verrà chiesto di non scendere sotto i 15 di media. Il grande obiettivo per la squadra della capitale sarà in realtà quello di riuscire a mantenere in salute i vari Nenè, Okafor ed il fondamentale Nenè. Con il ritorno di Barbosa dopo la parentesi ai Celtics, sommato alle conferme di Ariza, Webster e Seraphin, Washington può sognare dopo lungo tempo ad una cornice nei Playoff.
ATLANTA HAWKS
Nel giro di pochi anni sono stati molti gli addii in Georgia, ultimo de quali quello di Josh Smith, separato in casa da ormai un paio di stagione. Nonostante lo spazio salariale alle stelle ed una squadra in netto bisogno di leader, gli Hawks hanno decido di spendere denaro ed energie nell'acquisire Paul Millsap, scaricato dai Jazz nello stesso modo in cui gli stessi Hawks hanno scaricato Smith. La domanda sorge spontanea? A quale scopo tutto questo? La risposta è molto semplice. La ricostruzione di Atlanta parte anni fa, quando si iniziano a vendere i pezzi più pregiati (cercando comunque di mantenere ogni anno una squadra da Playoff) in attesa di tempi migliori dove poter finalmente acquistare un first class. Tutte le strategie sono andate in fumo quando, dopo mesi di corteggiamenti, Dwight Howard ha preferito la corte dei Rockets, lasciando con le mani in mano gli Hawks. Teague e Horford sono due giocatori che potranno dare molto a tutti gli appassionati di Fantabasket, ma che nella vita reale avranno da sudare troppe camicie per regalare alla propria squadra una posizione ai prossimi Playoff.
CHARLOTTE BOBCATS
Dopo due anni di anonimato, chissà se i nuovi Hornets sembrano essere in grado di disputare una stagione a livelli non imbarazzanti. Con la crescita di Kemba Walker in regia, di Biyombo tra i lunghi, oltre alla conferma di Gerald Henderson nel ruolo di guardia, gli ex Bobcats hanno dato un segnale forte alla Division ingaggiando, e coprendo di milioni, l'ex Utah Al Jefferson, il quale ricorprirà un ruolo da star nella franchigia di MJ. I Playoff restano un sogno impossibile, ma chissà che qualche brutta figura possa finalmente essere risparmiata.
ORLANDO MAGIC
Prosegue il periodo di purgatorio dei Magic, iniziando l'anno scorso con la cessione di Howard ai Lakers, proseguito con gli addii di Turkoglu e Redick. Spazio ai giovani dunque, più motivati ed economici. Tra tutti spiccano i nomi di Vucevic e Tobias Harris, che quando sono in serata possono contribuire con una valanga di punti e rimbalzi. Ad agire in cabina di regia ci sarà il sempreverde Jamir Nelson, chiamato ad innescare i tiratori Herkless e Afflalo, oltre che a fare da mentore alla scelta numero 2 del draft di quest'anno, Victor Oladipo. Il giovane proveniente da Indiana ha disputato una Pre-Season da alti e bassi, dimostrando tutta via che di potenziale su cui scommettere ce n'è eccome. Il tutto sarà nel saperlo sfruttare.
NORTHWEST DIVISION, IL SOGNO DI KEVIN DURANT
Come ogni anno la NorthWestern è una delle Divsion che promette più spettacolo. Grandi rinnovamenti, grandi squadre, grandi giocatori, grandi allenatori.
MINNESOTA TIMBERWOLVES
Ogni anno la squadra di Minneapolis parte con ambizioni altissime, per poi spegnersi miseramente verso la metà di stagione, letteralmente frantumana da infortuni gravi che non perdonano nessun giocatore. Sia chiaro, non lo diciamo certo con toni polemici. Siamo i primi ad adorare i Lupi del Nord, e ci fa soltanto rabbia non averli potuti vedere mai al massimo da due anni a questa parte. Le premesse di questa Pre-Season sono tuttavia incoraggianti, con Rubio e Love in piena forma, coadiuvati da Pekovic ed il neoacquisto Kevin Martin in grande spolvero. Adelmann potrà contare quindi su di un quintatto assolutamente compatibile e competitivo, con grandi favori del pronostico ad occupare un posto nei prossimi Playoff. La lotta dei Timberwolves è soprattutto con se stessi. Limitare gli infortuni per limitare le sconfitte. Col talento di Rubio e la costanza devastante di Kevin Love, il resto verrà da se.
OKLAHOMA CITY THUNDER
Anche per quest'anno il titolo della Division non dovrebbe aver alcun di assegnazione a sorpresa. Nonostante l'infortunio di Westbrook che lo costringerà a saltare le prime partite della stagione, i Thunder sono di gran lunga superiori per qualità ed esperienza a tutte le altre squadre. Dopo l'addio di Harden, Kevin Durant ha dimostrato di saper incrementare ancor di più i propri numeri, senza riuscere tuttavia a condurre ad alcuna vittoria gloriosa i propri compagni. Aiuti dal mercato non ne sono arrivati e, giudicando da quello che è successo nella passata stagione, ritornare a partecipare alle Finals sarà impressa durissima, soprattutto dopo che moltissime squadre si sono rinforzate in estate. Ibaka sarà chiamato a compiere il definitivo salto di qualità, dando un senso di continuità all'esplosione avuta un anno fa. Le seconde linee, in primis Fisher e Reggie Jackson assieme a Lamb, dovranno dare un qualcosa di più specialmente nei momenti più difficili.
PORTLAND TRAIL BLAZERS
Dopo una a dir poco imbarazzante chiusura di stagione nella scorsa primavera, la squadra di Portland è chiamata a dare un segnale di ripresa. In estate il roster si è rinforzato, cedendo il solo J.J.Hickson, rimpiazzandolo con Robin Lopez e, ancor più importante, aumentando la qualità della panchina con l'arrivo di Mo Williams dai Jazz, il quale risulterà incredibilmente decisivo nei momenti di rifiato di Damian Lillard, nei quali nella passata stagione la squadra di Portland latitava decisamente. Oltre alla maturazione definitiva di Batum e Lillard (la quale non è affatto cosa scontata), i Blazers dovranno vedersela con la grana Aldridge, il quale persiste nel suo malcontento per la poca competività ad alti diversi della franchigia. Dopo che i Playoff sono sfuggiti di poco nella passata stagione, quest'anno il record di vittorie dovrà essere ancor più largo dato l'aumento della concorrenza nella Conference.
DENVER NUGGETS
Inutile girarci intorno. Con gli addi di Karl e Igoudala, la franchigia celeste ha perso enormemente terreno con le big del West. Gli arrivi di Hickson e Nate Robinson inoltre, non sono certo da far fare voli pindarici con la fandasia ai propri tifosi. Tifosi che dovranno aspettare ancora un periodo indeterminato di tempo per rivedere in campo il nostro Gallinari, rimasto un pò vittima di questo indebolimento della squadra. Tutto il peso si carica dunque sulle spalle di Lawson e del malanimal Kennet Faried, i quali dovranno incrementare notevolmente le proprie statistiche per centrare un piazzamento Playoff.
UTAH JAZZ
Via Williams, via Millsap, via Jefferson. La franchigia dello Utah è sicuramente quella che ha smantellato maggiormente il proprio roster durante quest'estate. Grandissimo spazio salariale a disposizione per le prossime stagioni ed una rosa zeppa di giovani promesse. Partiamo dai due lunghi Kanter e Favors, i quali si vedono assegnare le chiavi della squadra, chiamati a tutto pur di proteggere il canestro in entrambe le fasi di gioco. Confermatissimo e sempre più responsabilizzato Gordon Hayward, il quale dovrà riuscire a mantenersi, o perfino migliorarsi, rispetto ai 14 di media registrati nel 2013. Grande attesta ed entusiasmo girano attorno a Trey Burke, Mvp Ncaa della passata stagione, classe 92, al quale sarà riservata la stessa attenzione che ricevette Kyrie Irving due anni orsono. I primi due mesi di stagione tuttavia li passerà a guardare i compagni a causa di un'operazione necessaria dopo un brutto infortunio al dito.
SOUTHWEST DIVISION - HOUSTON, ABBIAMO SUPERMAN?
Per l'analisi della Southwest Division non potevamo non partire dai vice-campioni Nba in carica: i San Antonio Spurs. I grandi vecchi di coach Popovich hanno variato pochissimo il roster che lo scorso giugno si giocò l'anello contro i Miami Heat.La sensazione è che l'ultimo treno per i nerargento sia passato la scorsa estatem al Pop e soci è lecito aspettarsi di tutto perché Duncan, nonostante i 37 anni, ha dimostrato di essere ultracompetitivo e Parker, qualora ce lo fossimo dimenticati ci ha ricordato di essere una stella assoluta agli ultimi Europei vinti con la sua Francia.
Insieme a TD sotto canestro si alterneranno Splitter, Diaw e il tiratore Bonner. L'unico un po' in declino potrebbe essere Ginoibili, il cui fisico è provato dai tanti infortuni patiti, ma Manu è sempre Manu ed anche se dalla panchina qualche minuto di eccelsa qualità lo regalerà sempre. E' arrivato in Texas Marco Belinelli, chiamato alla consacrazione in una squadra di vertice nella quale, partendo dalla panchina, è chiamato a dare imprevedibilità e canestri al reparto esterni con la possibilità di giocare qualche minuto anche da play qualora Mills, Joseph e l'altro transalpino De Colo non dovessero convincere. Ma in mezzo a tanti veterani occhio a Leonard, ala piccola dallo smisurato talento che, quest'anno potrebbe prendersi gli Spurs per lanciarli ancora ai massimi livelli. Perché loro ci sono sempre.
HOUSTON ROCKETS
Restando in Texas ci trasferiamo nella città della Nasa, Houston. E proprio i Rockets sono stati una delle franchigie più chiacchierate dell'estate che, dopo un lungo tira e molla, si sono assicurati, per una vagonata di milioni di dollari, Dwight Howard. E adesso, con un simile animale in area, Lin nello spot di play, Parsons a coprire i ruoli di 3 e di 4, e una superstar del calibro di Harden questa squadra, ancora guidata in panchina dal sapiente Kevin McHale, fa sognare. I detrattori sostengono che a questo gruppo manchi qualcosa per puntare da subito al titolo, ad esempio un play collaudato ad alti livelli ma Jeremy Lin è frizzante e allo stesso tempo intelligentissimo.
Poi quando hai in squadra uno come il "Barba" Harden da 26 di media partita lo scorso anno non puoi porti limiti. Ecco, se bisogna fare proprio un appunto, in questa stagione l'ex Thunder dovrà completarsi come giocatore totale e non sono come crivellatore di retine. Come cambio del play è tornato Aaron Brooks, che è ottimo rincalzo e intrigano anche i cambi degli esterni, settore nel quale è arrivato da Cleveland Casspi e che va ad aggiungersi a Francisco Garcia. I principali cambi dei lunghi, invece, sono due europei: l'asso delle stoppate Asik, garanzia a rimbalzo ma quasi nullo offensivamente parlando, e il lituano Motiejunas, che sta compiendo progressi incoraggianti. In rampa di lancio occhio ai ventunenni Terrence Jones e Greg Smith.
DALLAS MAVERICKS
La terza punta del Texas triangle, i Dallas Mavericks, si presenta al via in una versione profondamente rinnovata: l'unica costante è coach Rick Carslile, alla sesta stagione sul ponte di comando. La stelle resta il sempreverde Nowitzki sul quale, però, potrebbero farsi sentire le 35 primavere. Squadra stravolta, eccezion fatta per i "vecchi" Marion e Carter, in tutti i ruoli. In cabina di regia via Darren Collison dentro Jose Calderon e il figliol prodigo Devin Harris rientrato nella franchigia che lo lanciò. Nel reparto guardie sono arrivati il tiratore leggerino Ellington ed un altro peso piuma ma dalla mano calda, Monta Ellis. Sotto cansestro via Brand, dentro il "portiere di Haiti" Samuel Dalembert e il piccolo ma roccioso Dejuan Blair, scartato dagli Spurs. Dal draf è arrivato l'interessante prodotto di Ohio Shane Larkin. Sulla carta il talento c'è ma la chimica è tutta da cercare e in tale ottica il raggiungimento dei playoff parrebbe già essere una bella soddisfazione.
MEMPHIS GRIZZLIES
Dopo aver viaggiato lungo il Texas ci spostiamo più al centro verso il Tennesee, precisamente a Memphis. Il ribaltone è arrivato anche nella città di Elvis e in una squadra che lo scorso anno ha raggiunto la finale di conference venendo poi maltrattata per 4-0 da San Antonio. Cacciato, inspiegabilmente, coach Lionel Hollins in panchina è arrivato David Joerger. L'ossatura della squadra è rimasta pressoché immutata se si esclude qualche addizione per la panchina. E' tornato, infatti, dopo 5 anni il tiratore Mike Miller, reduce dai due anelli vinti a Miami, ed è stato preso da Denver, come cambio dei lunghi, Kosta Koufos. C'è curiosità per un altro ellenico d'America il play Nick Calathes portato dai Grizzlies dall'altra parte dell'oceano in estate dopo le ottime stagioni in Europa con Panathinaikos e Lokomotiv Kuban. Il punto di forza è in quella che forse è la coppia di lunghi meglio assortita della Nba quella composta da Zach Randolph e Marc Gasol con il totem spagnolo che è tra i migliori centri della lega. Importante aver rifirmato uno dei migliori difensori in circolazione quale è Tony Allen. L'obiettivo sono i playoff ma, nelle ultime stagioni hanno, hanno dimostrato di saper sorprendere.
NEW ORLEANS PELICANS
Chiudiamo in nostro viaggio nella Southwest fermandoci a New Orleans, Lousiana. Cambiamenti radicali anche qui, a partire dal nome della franchigia non più Hornets, nome pensato per quando si giocava a Charlotte sulla costa est, bensì Pelicans, frequentatori abituali della zona. Tanti avvicendamenti anche nel roster dopo che lo scorso anno la squadra aveva chiuso con l'imbarazzante record di 27 vinte e 55 perse. La notte del draft, grazie ad uno scambio, ha portato in dote un play giovane e di livello quale Jrue Holiday che forma una bella coppia di ragazzini con la prima scelta 2012 Anthony Davis. L'uomo di maggior talento è Eric Gordon, guardia atletica e col raggio di tiro illimitato spesso vittima di infortuni nelle ultime annate. E' chiaro che sarà un anno di transizione per loro ma il materiale grezzo c'è e in chiave futura potrebbero togliersi belle soddisfazioni. A disposizione del confermato coach Monty Williams, alla terza stagione alla guida di New Orleans sono arrivati per la panchina Anthony Morrow e, da Sacramento, l'ex rookie of the year Tyreke Evans. Ci si aspetta tanto dalla guardia figlia d'arte Austin Rivers(si è proprio il figlio di coach Doc) nel suo anno da Sophomore. Sulla carta sono l'ultima forza della division e tra le ultime nel fortissimo ovest. Raggiungere la postseason richiede un impresa.
PACIFIC DIVISION, IO SONO KOBE
Division interessantissima la Pacific quest'anno. Assisteremo a un sostanziale cambiamento di ruoli e di protagonisti, in quanto i Lakers non sono più la squadra principe della division e squadre come Clippers e Warriors stanno emergendo. Vediamo nello specifico.
L.A. CLIPPERS
Il miglior affare dell'anno è stato sicuramente quello di non far partire Chris Paul in estate. Quando hai in quintetto il miglior play della Lega è tutto più semplice. La dirigenza, nota negli anni scorsi per operazioni quantomeno discutibili, è invece riuscita a fare innesti intelligenti, andando ad aggiungere al roster gente di esperienza come J.J Reddick e Jared Dudley, veterani pronti a dare minuti di qualità dalla panca. Punto focale della seconda squadra di L.A (anche se per molti ormai è la prima) sarà il continuo sviluppo di Blake Griffin.
Il ragazzone dell'Oklahoma ha ancora buoni margini di miglioramento e dovrà continuare a lavorare per diventare una delle top forward della Nba. Le cifre dell'anno scorso hanno subito una leggera flessione (18 punti e 8 rimbalzi a partita contro i 21 e 11 rimbalzi della stagione precedente) ma Griffin rimane sempre il primo terminale offensivo e il bersaglio preferito per gli assists di Paul. Per diventare l'ala devastante che darà ai Clips ulteriori chance di far bene, deve lavorare ancora un po' sul jumper. Il nuovo allenatore Doc Rivers si aspetta molto da questo gruppo e le sue doti motivazionali saranno la base di partenza per agognare a un traguardo importante. Punto a sfavore dei Clippers i lunghi. DeAndre Jordan è una sicurezza nello spot di centro ma dietro c'è poco altro.
GOLDEN STATE WARRIORS
Si riparte forti dell'ottima stagione passata. Punto fermo è sicuramente Steph Curry, reduce da una stagione mostruosa. A dare supporto al figlio di Dell la dirigenza ha messo a segno il colpo Iguodala, ottimo secondo violino e ancora in grado di fare la differenza nonostante non sia più un giovincello. Poi la solidità di David Lee reduce dalla miglior stagione in carriera, garantisce punti e presenza difensiva. Klay Thompson e soprattutto Harrison Barnes sono chiamati al salto di qualità definitivo e si spera nel pieno recupero di Andrew Bogut a completare un quintetto veramente molto interessante. In panca l'energia di Marrese Speight e Toney Douglas. Particolare interesse desta anche seguire l'evoluzione del fratello minore di Curry, Seth, che in pre season ha fatto vedere che il gene di famiglia è ben presente anche in lui.
LOS ANGELES LAKERS
La stagione dei Lakers girerà tutto attorno al recupero di Kobe Bryant. Reduci da un'annata tutt'altro che entusiasmante, i gialloviola nella off season non hanno saputo trattenere Dwight Howard e si trovano così ai nastri di partenza con la propria stella incerottata, uno Steve Nash vicino alla pensione e un Pau Gasol scontento e svogliato. Le premesse non sono delle migliori. Mike D'Antoni dovrà far sin da subito i conti con una situazione potenzialmente esplosiva, e i Lakers si trovano davanti alle porte la prospettiva di una stagione perdente come non succedeva da anni. Alcuni innesti sono stati fatti ma non si tratta certo di nomi altisonanti. Jody Meeks, Chris Kaman e Nick Young faranno del loro meglio ma la sensazione è che L.A pensi già al prossimo draft che si prospetta uno dei più ricchi di talento degli ultimi anni.
SACRAMENTO KINGS
Squadra ancora giovane e sperimentale. Il potenziale c'è eccome, ma sembra che ci sia ancora molto da lavorare. Ottimo l'innesto di Greivis Vasquez nel ruolo di playmaker che porterà energia e tanti assists. Il rookie Ben Mclemore è ancora un oggetto piuttosto misterioso e potrebbe essere un vero crack oppure un clamoroso flop, ci aspetta molto dalla seconda stagione di Thompson. Tutto comunque ruota attorno a Demarcus Cousins. Il big man è chiamato a prendersi responsabilità e a migliorare il suo caratteraccio che la scorsa stagione ha causato alla franchigia più di un problema. Anche Tyrke Evans è chiamato alla stagione della resurrezione dopo una scorsa stagione in calo pauroso. Buona la panca con Isiah Thomas, Carl Landry, Patrick Patterson e Marcus Thorton. Hanno tutte le carte in regola per essere la sorpresa della stagione.
PHOENIX SUNS
Squadra senza una vera stella. Si affidano a Goran Dragic e Eric Bledsoe nel backcourt. Pochi movimenti di mercato in estate. Interessante la scelta del rookie Alex Len che andrà a supportare Gortat nel reparto lunghi. Manca un vero e proprio realizzatore perso Beasley che è tornato agli Heat, ci si affida a Shannon Brown, Gerald Green e alla crescita dei gemelli Morris. Per i Suns sarà una stagione in salita e così come i Lakers, con la testa già proiettata al prossimo draft.