Win or go home. Questa è la frase, il principio, il sentimento, la nuova ragione di vita che invade i Miami Heat per tutta la vigilia di Gara 6. Dopo la brutta sconfitta nell'ultima gara a San Antonio, gli Heat sono costretti a vincere di fronte al proprio pubblico dell'American Airlines Arena per rimandare tutto a Gara 7. Queste Finals sono state caratterizzate dai grandi parziali da una o dall'altra parte, che hanno spazzato via ogni possibilità di quarto quarto equilibrato dopo Game 1. Stanotte è diventato realtà tutto quello che un telespettatore ed un appassionato di Nba e di sport poteva immaginare. Ha vinto Miami 103-100 e le Fianls NBA avranno cosí il finale piú elettrico, la settima e decisiva gara, in Florida, giovedí notte.

Il primo tempo si chiude sul consueto equilibrio tra le due compagini, con San Antonio in leggero vantaggio grazie a Tim Duncan, in una delle performance più incredibili della sua carriera: 25 punti e 8 rimbalzi nei primi 24 minuti. Durante l'intervallo Spoelstra scuote i suoi, ricordandogli che quello davanti a loro potrebbe essere l'ultimo tempo della loro stagione. Dopo aver recuperato lo svantaggio, gli Heat svaniscono dal campo sul finire del terzo periodo, concedendo agli Spurs un parziale di 11 a 0. Il momento positivo degli ospiti è caratterizzato da una quantità spropositata di falli fischiati contro Miami, addirittura in 12 azioni consecutive, che suscitano inusuali proteste del pubblico contro i direttori di gara. Il massimo vantaggio dei texani sarà di 13 punti, che diverranno tuttavia 10 allo scoccare dell'ultimo periodo regolamentare. Tutto da copione insomma. Gli Spurs azzeccano un parziale rapido e devastante e mettono tra se e gli avversari un distacco quasi incolmabile.

Intervistato ai microfoni americani, Spoelstra dichiara che quel che serve alla propria squadra non è nient'altro che "il miglior quarto difensivo della nostra storia. Cuore, ardore e fiducia nel compagno. Riusciamo in questo e diremo la nostra". Nei primi 60 secondi i padroni di casa schiacciano il piede sull'accelleratore costringendo Popovich a chiamare subito un timeout dopo un parziale tremendo di 8-2. Mario Chalmers apre le danze con una tripla, James segue con un appoggio a canestro e Mike Miller chiude il sipario con una tripla senza una scarpa, persa durante l'azione precedente.

Con Parker, Duncan, Wade e Bosh in panchina, lo show planetario si proietta sul corpo di un solo uomo: LeBron James. Dopo aver messo a segno 14 punti nei primi tre quarti di gara, il numero 6 di Miami ne colleziona 11 (5-6 dal campo) in appena 6 minuti, portando i suoi avanti di tre lunghezze. Tutto questo si verifica dopo che King James perde la fascetta per la fronte, gesto che è già pronto a diventare pura leggenda nella storia della pallacanestro. Lo sguardo sulla faccia del "prescelto" è quello che si vede una o due volte in una stagione. Occhi spalancati, palpebre serrate, mascella tesa e un unico chiodo per la testa: il canestro.

Bosh rientra in campo per l'ultima metà del quarto periodo, mentre Wade (palesemente infortunato al ginocchio sinistro) rimarrà in panchina fino a 3 minuti dal termine. Dopo un quarto quarto all'insegna dell'assoluto predominio territoriale da parte dei padroni di casa, il genio e la sregolatezza di Tony Parker escono fuori tutto di un tratto: in soli 20 secondi, ed a soli 58 dal termine, il numero 9 porta i suoi Spurs da uno svantaggio di tre punti ad un vantaggio di due, siglando prima una tripla impossibile, a cui segue una delle sue solite penetrazioni incontenibili. Miami chiama timeout ed elabora le strategie ma incappa incredibilmente in due turnover consecutivi, restando sotto di 5 lunghezze con 28 secondi sul cronometro.

Spoelstra chiama i suoi a raccolta ancora una volta e decide di dare la palla in mano a James: il 4 volte Mvp raccoglie il pallone e senza pensarci scarica a canestro un bolide che si infrange sul ferro; Allen e Miller riescono in qualche modo a mantenere il possesso, cedendo rapidamente di nuovo la palla nelle mani di LeBron che, con 20 secondi ancora da giocare, scarica in rete la tripla del -2. Timeout Spurs.

Miami riesce a forzare la rimessa laterale, bloccando i migliori tiratori e costringendo gli ospiti a mandare dalla linea di tiro Leonard. Il giovane talento della franchigia del Texas fa 1-2 dal libero e la partita torna ad un possesso di distacco. Gli Heat non hanno più timeout e, con poco più di una dozzina di secondi dallo scadere, sono costretti a ricominciare l'azione. Nessuna tattica, nessuna strategia. James si impossessa del pallone e scarica una tripla della disperazione, la quale tuttavia si infrange contro il ferro.

Ecco che, a 7 secondi dalla fine del tempo regolamentare, inizia la stagione di Chris Bosh. Il numero 1 di Miami, dopo una delle stagioni peggiori della sua carriera, sale in cattedra con una serie di giocate di caratura mondiale. La prima di esse consiste nel conquistare il rimbalzo offensivo più importante della gara, al quale segue lo scarico sull'angolo per l'accorrente Ray Allen. Il numero 34 di Miami, pressato meticolosamente, non ci pensa neanche un millesimo di secondo e inchioda a canestro la tripla del pareggio. L'American Airlines Arena esplode per i propri beniamini, consapevole tuttavia che ci sono ancora 5 secondi da giocare. In assenza di timeout rimasti, gli Spurs non riescono a trovare un tiro decente per tentare la vittoria e tutto viene rimandato dunque all'overtime.

Ancora presi dall'adrenalina del finale del tempo regolamentare, i padroni di casa commettono subito due errori sciocchi che proiettano gli Spurs sul +4 a poco più di due minuti dal termine. Ecco allora che Chris Bosh sale in cattedra per la seconda volta nella caldissima notte della Florida: contropiede fulimeo, assist di James, canestro e continuazione a completare un'azione da tre punti.

Se Tony Parker si era fatto perdonare un quarto quarto nell'anonimato con i cinque eclatanti punti nel finale di gara, Tim Duncan rimane incredibilmente fuori dal gioco. Dopo aver segnato 30 punti nei primi 30 minuti della sua gara (13-16 dal campo), il gigante degli Spurs chiude la gara con 0 punti e 5 tiri sbagliati nei suoi ultimi 14 minuti di gioco. La partita è serratissima ed a questo punto il bel gioco lascia spazio alla fisicità ed il dinamismo. San Antonio non va a segno per due possessi consecutivi e Miami riguadagna il comando della gara con il trentaduesimo punto di LeBron James che porta il risultato sul 101-100 per i padroni di casa ad un minuto dal termine. Timeout Spurs.

Nonostante gli schemi di Popovich, San Antonio esce malissimo dal timeout e spreca velocemente il possesso. LeBron James raccoglie a campo aperto il pallone e parte in contropiede diretto come un treno verso il canestro. Sulla sua strada tuttavia si impone Danny Green, il quale lo costringe ad un inaspettato turnover.

Con 32 secondi ancora da giocare, Chris Bosh si prende le luci della ribalta per la terza volta in pochissimi minuti: Parker esaurisce il cronometro, evade la marcatura di Chalmers con la sua consueta rapidità di gambe e si porta sul lato destro del perimetro per tentare il tipico jumpshot dalla media distanza. Il numero 1 di Miami spalanca le ali ed innalza le dita al cielo bloccando il pallone quel tanto che basta per farlo rocambolare nelle mani dei propri compagni. Gli Heat esauriscono il possesso ma James sbaglia il tiro e tutto torna nelle mani degli ospiti. Timeout Spurs.

Non sapremo mai quale fosse lo schema ordinato da Popovich, quel che sappiamo è che Manu Ginobili, autore di una gara tutt'altro che fenomenale, decide di impossessarsi del pallone e tentare una penetrazione in mezzo a quattro avversari, con il risultato di perdere malamente la sfera che va a finire tra le mani di Ray Allen. Gli Spurs sono costretti a fallare e Mister Jesus Shuttlesworth non sbaglia dalla linea di fallo portando gli Heat sul 103-100. Timeout Spurs con soli 1,9 secondi a disposizione.

Parker rimane in panchina in favore del maggior numero possibile di tiratori. Miami chiude tutti gli spazi e costringe San Antonio a tentare una disperata tripla dall'angolo con Danny Green: Bosh gli rimane attaccato e sbarra la strada con un'altra stoppata decisiva, quella che chiude definitivamente le sorti del match. "Vi assicuro che questa sera non lo lascerò libero di tirare" aveva dichiarato proprio Bosh a proposito di Green a ridosso del match di stasera.

Miami centra l'obiettivo e lo fa in uno dei modi più spettacolari a cui la storia delle Finals Nba abbia mai avuto l'onore di assistere. LeBron James, dopo 3 quarti sottotono, esplode nell'ultimo periodo e chiude con un'altra triple-double, la terza in queste Finals: 32 punti, 10 rimbalzi, 11 assist, 3 palle recuperate ed una stoppata. Con Dwayne Wade al limite della condizione fisica (14 punti per lui), ad emergere sono Mario Chalmers con 20 punti e l'accoppiata Allen-Battier, con 9 punti a testa e quattro triple totali. Bosh centra una double-double da 10 punti ed 11 rimbalzi. Ad unirsi alla sagra delle triple non poteva che partecipare Mike Miller, il quale sigla 2 triple su 2 tentativi, allungando a quota 11 su 14 in queste Finals, mantenendo dunque l'impressionante media del 78% da tre. Ray Allen, autore dell'epica tripla del pareggio a 5 secondi dal termine del tempo regolamentare, registra 12 triple su 20 tentativi, mantenendo la media stratosferica del 60%.

Il vero Re delle triple di queste Finals Danny Green rimane non pervenuto per tutta la nottata, centrando appena una tripla in 5 tentativi. La sua media si abbassa dunque notevolmente, seppur rimanendo sull'impressionante 60% con 26 centri in 43 tentativi. Tony Parker chiude con 19 punti ed 8 assist, ma i soli 6 canestri in 23 tentativi sono decisamente troppo pochi per una partita di tale importanza, nonostante gli ultimi due sul finire del quarto quarto. Se Ginobili non ripete Gara 5 e delude con soli 9 punti, la nota lieta arriva da Leonard che chiude con 22 punti ed 11 rimbalzi, mettendo a referto 9-14 dal campo.

Si chiude così dunque una delle gare più adrenaliniche che questo sport abbia visto negli ultimi anni, con la consapevolezza tuttavia di un'importantissima legge fondamentale: ci sono soli due giorni di tempo per la gloria, poichè il mondo si ricorderà solo e soltanto di quel che succederà in Gara 7. Parziali disarmanti, triple in successione, schiacciate posterizzanti, stoppate sovrumane, canestri senza equilibrio, triple senza una scarpa, buzzer beater, overtime. Tutto questo è già storia. Il futuro si chiama Game 7 e vi aspettiamo tutti giovedì notte.