In questi tre giorni di break tra le prime due partite di queste Finals, si era dato spazio alla fantasia più sfrenata ipotizzando ogni genere di risultato e protagonista. Analisi su analisi di Gara 1 che, alla fine della fiera, è stata decisa solo ed unicamente dalla giocata di un campione come Parker a 5 secondi dalla sirena. Gara 2 sembra cavalcare la stessa onda della scorsa partita, con i padroni di casa in costante vantaggio, ma questa volta il finale è differente: Miami alza l'asticella dell'intensità e piega San Antonio sulle ginocchia, aumentando il gap ad un divario irraggiungibile.

Dopo un primo quarto all'insegna dell'imprescindibile equilibrio, a fare notizia è la serata tutt'altro che elettrizzante dei due Big Three, impacciati in percentuali di tiro di gran lunga inferiori al 50%. Il secondo periodo si apre sulla falsa riga del secondo, con gli Heat che riescono a guadagnare un piccolo vantaggio che gli permette di chiudere il primo tempo con 5 punti di vantaggio.

Dopo un inizio di ripresa con un parziale di 7-3 dove gli Heat trovano la maggiore lead della partita, gli Spurs ripetono il copione di Gara 1 e si rimettono in carreggiata, sorpassando e portandosi sul +5 i padroni di casa a pochi minuti dal termine del terzo periodo. Data l'elevata esperienza ed intelligenza tecnico mentale dei componenti dell'intero team di San Antonio, società, allenatori e giocatori tutti inclusi, è difficile dare una spiegazione razionale a quello che succede negli 8 minuti successivi. L'unica spiegazione forse, è che nulla di razionale c'è nel parziale di 35 a 5 che gli Heat infliggono agli Spurs, sotterrati sotto i colpi di Chalmers, Miller e Ray Allen, tutto sotto l'attenta direzione d'orchestra di un poetico LeBron James. La partita del quattro volte Mvp è da definirsi quantomeno insolita, ma il +29 con il quale termina la propria gara è quantomai emblematico. Al termine i punti saranno solo 17, ai quali tuttavia vanno aggiunti 8 rimbalzi, 7 assist e 2 stoppate di importanza e strabordanza assoluta. Con i soli 10 di Wade ed i 12 di Bosh, a giostrare le danze ci pensano Mario Chalmers, migliore in campo con 19 punti, ed i veterani Mike Miller (9) e Ray Allen (13), semplicemente sensazionali da fuori il perimetro con tre bombe a testa. The Birdman Andersen aiuta con 9 punti in soli 15 minuti.

Dopo essere stati tenuti in vita nella prima frazione di gioco dalla sensazionale prova al bersagli di Danny Green e Gary Neal (7-7 da tre punti nel primo tempo), gli Spurs crollano nel finale di gara, facendo riposare per quasi tutto il secondo tempo i propri campioni. Parker e Duncan combinano per soli 22 punti registrando un timido 8 su 27 dal campo ed un -41 nei punti finali. 

Si vola dunque a San Antonio, dove nella prossima settimana andranno in scena le tre prossime gare della serie, in attesa di capire se ne saranno necessarie di ulteriori. 

Appuntamento a martedì ore 3:00 italiane.