Con la quinta Olimpiade della carriera, terminata con cinque medaglie d'oro, che diventano ventitrè complessive nella sua storia a cinque cerchi, Michael Phelps saluterà con ogni probabilità il nuoto agonistico. E' stato lo stesso Squalo di Baltimora ad annunciarlo prima ai giornalisti presenti all'Olympic Aquatics Center di Rio de Janeiro e poi ai suoi tifosi con un messaggio sul proprio profilo Facebook: "Mentre camminavo sul piano vasca prima della finale della staffetta 4X100 mista - le parole di Phelps - ho pensato che sarebbe stata la mia ultima gara - ero ancora più emozionato rispetto all'addio di Londra 2012. Questa finale è stata la ciliegina sulla torta di queste Olimpiadi, non potrei essere più felice per una simile chiusura di carriera. Tutto ciò che ho passato nella mia vita mi ha condotto fin qui, ed è sicuramente il momento più bello di sempre. Stavolta il ritiro è definitivo, non gareggerò più ad alti livelli".
A confermarlo è il suo mentore Bob Bowman, più di un allenatore per Michael: "Ora lui sa cosa fare - le parole di Bowman - ha un figlio, una moglie, una famiglia. Si dedicherà ad aprire un nuovo capitolo della sua vita, e non vede l'ora di farlo. Non sono più preoccupato per lui. Adesso ha una strada davanti, e questo fa tutta la differenza del mondo". L'Olimpiade di Rio de Janeiro ha definitivamente consacrato Michael Phelps tra i migliori atleti della storia dello sport, in grado di vincere un numero irripetibile di medaglie d'oro e rimanere ai vertici del nuoto mondiale per oltre quindici anni. Ha vinto, stravinto e, soprattutto, rivinto, come in pochissimi sono mai stati in grado di fare. Il Phelps tutto piscina e allenamenti vissuto fino a Londra 2012 non c'è più, la sua vittoria è anche e soprattutto il riscatto di una vita, iniziata con l'abbandono da parte del padre e proseguita con lo sfogo del nuoto. Dopo il primo ritiro si è lasciato andare, finendo in una spirale di alcool e droghe, a testimonianza delle difficoltà che si palesano all'orizzonte quando si perdono i punti di riferimento di una vita. Il ritorno alle gare è stato per certi versi terapeutico, un nuovo inizio per rimettersi in sesto. Contestualmente, il matrimonio e la nascita del suo primo figlio, il tutto per una serenità ritrovata che si è notata anche in queste Olimpiadi di Rio de Janeiro, in cui ha dimostrato il suo lato "umano" e si è calato perfettamente nei panni del leader della squadra statunitense, come il ruolo di portabandiera imponeva.
In acqua ha fatto il Phelps, ha impressionato soprattutto nei 200 misti, finale in cui ha stroncato la resistenza di Ryan Lochte e Thiago Pereira, per vincere per la quarta volta consecutiva in una delle sue discipline preferite. E' stato determinante nella 4X100 stile libero, con una frazione che ha lanciato gli Stati Uniti verso la vittoria, ripetendosi nella 4X200. Si è preso la rivincita sul sudafricano Chad Le Clos nei 200 farfalla, dominati nonostante la concorrenza fosse particolarmente agguerrita, specie per la presenza in finale dei due ungheresi Lazslo Cseh e Tamas Kenderesi. Ha messo il sigillo sulla 4X100 mista, dando la spallata decisiva alla Gran Bretagna in terza frazione, dopo che Adam Peaty aveva risposto a uno strepitoso Ryan Murphy. Solo nei 100 farfalla non si è preso l'ennesimo oro della sua carriera a cinque cerchi: provato per una settimana trascorsa al di sopra delle aspettative, si è dovuto inchinare soltanto allo splendido Joseph Schooling da Singapore, ex tifoso diventato campione. Ancora una volta sono state le sue Olimpiadi. Non sono bastate le imprese di Katinka Hosszu e della connazionale Katie Ledecky per toglierlo dal centro del palcoscenico, da dove da poche ore ha deciso invece lui di defilarsi. A meno che non abbia ragione il rivale di sempre Ryan Lochte, convinto di rivederlo competere anche a Tokyo 2020.