Cambio della guardia. Elaine Thompson è la nuova regina della velocità. La finale di Rio incorona la giamaicana e respinge la vecchia signora della specialità. Shelly Ann Fraser prova a scaricare sulla pista verdeoro classe e carisma, ma l'incedere del tempo non consente voli pindarici. Stagione difficile per Shelly Ann, il sorriso nasconde qualche incertezza, l'azione è meno disarmante rispetto al consueto. 10"86, il riscontro è buono, ma solo per il bronzo. Davanti, a 3 centesimi, Torie Bowie, argento. Per l'oro non c'è storia, perché Elaine Thompson, già velocissima nell'annata corrente, vola in 10"71.
Mantiene invece il suo status nel mezzofondo Mo Farah. Il britannico si difende dall'offensiva africana nei 10.000 e sceglie come sempre gara intelligente. Farah osserva da vicino le potenziali minacce, sa di avere, allo sprint, qualcosa in più. La lotta si trascina fino alle battute conclusive, quando un brusco cambio riduce la concorrenza. Un gruppetto di sei atleti, con Mo Farah che ha, sulla retta d'arrivo, l'ultima parola. 27'05"17 per anticipare il keniano Tanui. Tola è bronzo per un centesimo. Quinto l'americano Rupp.
Appassionante la prova di salto in lungo al maschile. Lawson - 8.25 - comanda a lungo la contesa, assapora una medaglia olimpica, prima del ribaltone negli ultimi due turni di salti. Il sudafricano Manyonga trova, al quinto giro, un ottimo 8.37, Rutherfod, un regolarista straordinario, plana poco dopo a 8.29, ma l'acuto decisivo è di Henderson. Un solo colpo in canna, 8.38, un cm d'oro. Lawson, quarto, scopre l'amaro calice della beffa.
100 metri D
1) Thompson 10"71
2) Bowie 10"83
3) Fraser 10"86
Lungo U
1) Henderson 8.38
2) Manyonga 8.37
3) Rutherford 8.29
10.000 U
1) Mo Farah 27'05"17
2) Tanui 27'05"64
3) Tola 27'06"26