Tutti in piedi per sir Bradley Wiggins. A Rio, nella finale d'inseguimento a squadre del ciclismo su pista, l'ex-vincitore del Tour de France guida la spedizione della Gran Bretagna ad uno splendido oro olimpico con il nuovo record di 3'50''265, davanti all'Australia argento.

Un remake dell’ultimo atto di Londra 2012 (e anche una vendetta del Mondiale di marzo perso in casa) quando il meraviglioso treno britannico strappò oro e primato mondiale con 3'51''659. Wiggins, Ed Clancy, Steven Burke e Owain Doull hanno prima frantumato il record nella semifinale contro la Nuova Zelanda con il tempo di 3'50''570, poi hanno ritoccato lo stratosferico crono in una finale tiratissima e dalle mille emozioni. L’Australia (Alexander Edmondson, Jack Bobridge, Michael Hepburn, Samè Welsford), come detto sopra, ha chiuso al secondo posto con 3’51’’008. Bronzo alla Danimarca (3’53’’789) nella finalina con la Nuova Zelanda. 

Finalina tra l'altro sfiorata per soli 7 centesimi dall’Italia, che poi ha perso il round con la Germania chiudendo al sesto posto (4’02’’360). Ma agli azzurri di Marco Villa va fatto un grande applauso per come si sono comportati in questa Olimpiade. Solo una settimana fa, nessuno dei cinque convocati sapeva che avrebbe dovuto prendere il posto della Russia. In fretta e furia Simone Consonni, Liam Bertazzo, Filippo Ganna, Francesco Lamon e Michele Scartezzini si sono imbarcati per Rio e hanno dato vita a una grande prestazione. Nel primo round dopo le qualifiche hanno centrato il quinto tempo con 3'55''724. Un crono che vale il record italiano, 660 millesimi sotto al precedente primato di 3'56"393 ottenuto il 13 luglio agli Europei di Montichiari (con Filippo Ganna, Simone Consonni, Francesco Lamon e Davide Plebani). Nel gran giorno di Wiggo, che festeggia il quinto oro olimpico prima del suo addio ai Giochi, l’Italia della pista ha la certezza di avere un gran futuro davanti.