Settimo giorno del torneo di basket maschile a Rio 2016: torna in campo il girone A, forse il più spettacolare, con tre match agli orari oramai consueti. Alle 19:15 in campo i canguri australiani, reduci dalla quasi-impresa contro gli Stati Uniti, davanti alla Cina. A mezzanotte invece match clou del programma giornaliero: il Dream Team contro la Serbia di Teodosic. Chiude, nella nottata italiana, la Francia di Tony Parker contro il Venezuela.

Australia-Cina
Forse è inutile anche sottolinearlo: l'Australia si sta candidando, momentaneamente senza rivali, al titolo di sorpresa assoluta di questi giochi olimpici. Dopo l'esordio a sorpresa (Francia schiantata 87-66) e la conferma davanti alla ben più quotata Serbia (95-80 con un fenomenale quarto quarto da 33 punti), i canguri sono andati vicini al colpo della vita: avanti anche di 7 contro gli Stati Uniti, Dellavedova e compagni si sono dovuti inchinare solo alla grinta ed alla personalità di Carmelo Anthony e Kyrie Irving. Una vittoria oggi, contro la sciagurata compagine cinese, potrebbe comunque garantire una discreta tranquillità in ottica qualificazione ai quarti di finale. Per gli asiatici invece, ultimi a 3 punti senza vittorie, questa è senza dubbio l'ultima chiamata per sperare in una clamorosa rimonta e terminare nelle prime quattro del girone.
Di certo la bilancia delle previsioni pende con forza verso Sydney: troppa la differenza di qualità del roster (Mills, Dellavedova, Bogut solo per citare gli NBA, ma anche il superveterano David Andersen, capace di vincere letteralmente ovunque ed in qualsiasi momento della sua carriera in giro per l'Europa) ma anche diverso l'approccio al gioco: intensità fuori dalla norma quella trasmessa da coach Andrej Lemanis ai suoi, capaci di affrontare entrambe le metà campo giocando ogni possesso come se fosse l'ultimo. Attenzione però al parziale appagamento che potrebbe seguire le tre grandi prestazioni del Boomers: Qi e compagni sono pronti a cogliere l'occasione.

USA-Serbia
La partita di cartello di questo 12 agosto è senza dubbio quella di mezzanotte ora italiana: il Dream Team, a punteggio pieno e (sembra) in velocità di crociera fino ad ora,  affronta una Serbia ferita nell'orgoglio dalla batosta australiana e dalla beffa finale firmata da Parker contro la Francia. Gli uomini di Sasha Djordjevic devono cercare l'impresa oggi, per non dover vincere per forza all'ultima giornata contro la Cina (comunque molto più abbordabile della nazionale a stelle e strisce). Come in ogni partita di questa olimpiade il pronostico parla american english, ma attenzione ai fattori capaci di scompigliare le carte in tavola: in primis la non sempre perfetta attitudine difensiva degli States, talvolta colti di sorpresa dalle combinazioni in verticale di Dellavedova e Bogut, bravissimi a tagliare l'area sempre con l'angolo giusto , che hanno contribuito a far sfiorare quota 90 all'Australia nell'ultima partita, mentre coach K era riuscito a tenere sotto i 70 sia Venezuela (69) che Cina (62). I Serbi dovrebbero quindi affidarsi alle mani privilegiate di Milos Teodosic, vero talismano balcanico dal talento purissimo, fresco di Eurolega portata a casa col suo CSKA Mosca all'alba dei trent'anni. A raccogliere i suoi cioccolatini verosimilmente sarà la coppia firmata Emporio Armani: Miro Radjulica (che sfiora i 20 di media ad allacciata di scarpe qui a Rio) e Milan Macvan, con l'importante apporto del gigante dei Nuggets Jokic alle solite lunghe rotazioni serbe. Chi di rotazioni se ne intende eccome è Mike Krzyzewski, che sostanzialmente ha a disposizione il meglio del meglio della lega più forte del mondo: il coach di origini polacche ha dato largo spazio praticamente a tutti, permettendo a turno degli exploit a Kevin Durant (25 con 10/14 dal campo contro la Cina), Paul George (20 punti in altrettanti minuti al Venezuela) e Carmelo Anthony (sovrannaturali 31 con 8 rimbalzi contro l'Australia). La sensazione nell'ultima uscita, sicuramente la più ostica degli ultimi anni per la rappresentativa statunitense, è che nei momenti di difficoltà Coach K si affidi più al talento puro assoluto (Anthony, Durant, Irving solo per citarne tre) che alla fisicità di Jordan, Cousins o DeRozan.  Curiosa anche la soluzione Harrison Barnes, che potrebbe essere utile a piccole dosi (usato pochissimo fino ad ora) per mettere in difficoltà i serbi sul perimetro, liberando spazio alle penetrazioni di Irving e Thompson.

Francia-Venezuela
Situazione simile a quella cinese per i venezuelani: nonostante la vittoria 72-68 nello scontro tra "cenerentole" del girone, i sudamericani devono sperare in una doppia impresa contro Francia ed Australia per coltivare il sogno qualificazione. De Colo e compagni arrivano galvanizzati dalla vittoria di personalità contro la Serbia, inseguita per un intera partita e superata a trenta secondi dal termine da un poetico piazzato dell'eterno Tony Parker. Un po' altalenante, soprattutto dal punto di vista psicologico, l'andamento della formazione di Vincent Collet, ma quando tutti i pezzi si incastrano e gli ingranaggi iniziano a girare la potenza di fuoco è invidiabile: il quintetto titolare è sostanzialmente tutto NBA, eccezion fatta per Nando De Colo, comunque dominatore in Eurolega col suo CSKA Mosca. La vera arma in più, oltre al già citato Parker, sembra essere Boris Diaw, letteralmente indemoniato dentro e fuori dal pitturato, complici anche le dinamiche piuttosto diverse dalla frenesia dei parquet NBA, e capace di infilare una simil-tripla-doppia da 11/9/9 al cospetto dei serbi. Sull'arco invece il pericolo si chiama Nicolas Batum: seppur poco chiamato in causa, per lui comunque un 50% di media dalla lunga distanza nel torneo. Per quanto riguarda i venezuelani, le soluzioni sono ridotte all'osso: Nèstor Garcia deve fare affidamento su John Cox e Gregory Vargas, esterni entrambi trapiantati proprio nel campionato francese. A meno di clamorosi crolli psico-fisici o di prolungati blackout difensivi, comunque, per i galletti dovrebbe essere poco più di un allenamento agonistico.