Era attesa ed è arrivata quando in Brasile erano le 18.00, oltre le 23.00 in Italia. Mentre uno spicchio d'Italia esultava con l'approdo in finale di Elisa Di Francisca, ad un passo dall'oro nel fioretto individuale, un altro pezzo del nostro Paese sprofondava nell'abisso più nero.
Il tas - tribunale arbitrario dello sport ed ultimo grado di giudizio in questi casi - ha emesso la sentenza definitiva sul caso doping legato al marciatore altoatesino Alex Schwazer. Dopo la squalifica legata alla positività risultata ad un controllo a sorpresa dello scorso primo gennaio, Alex era giunto in Brasile con la speranza che la decisione del tas potesse riammetterlo nella gara che a Pechino, nel 2008, gli regalò il metallo più pregiato: l'oro.
Questa volta però, le cose non sono andate come nei desideri dell'olimpionico. Il tas ha condannato Alex a otto anni di squalifica. Una decisione durissima che, di fatto, chiude la carriera di Schwazer, che al contrario, ha sempre negato ogni cosa.
Le richieste di riprendere in mano il caso, i dubbi sull'eventuale manipolazioni delle provette, e i continui rinvii avevano fatto presagire per una clamorosa assoluzione che invece non c'è stata.
Schwazer, che al momento è in Brasile, è destinato a rientrare con lo sguardo mesto in Italia. Questa volta ad attenderlo, non ci sarà la folla dei giorni migliori. Solo tanta indifferenza per un campione fragile e talentuoso che non vedremo più marciare per le strade del mondo.