È durata pochissimo l'avventura di Vincenzo Nibali a Rio 2016, il tempo di iniziare la gara e cadere in una curva notoriamente complicata. Un gran peccato, perchè il ciclista sentiva di poter conquistare la medaglia in questi giochi per sè e per l'Italia. Alla Gazzetta dello Sport racconta cos'è successo in quella curva maledetta, con tutta l'amarezza di chi è consapevole di aver visto il proprio sogno andare in frantumi.

"Penso solo a recuperare, non alle corse, la mia stagione è stat già abbastanza lunga, tanti impegni importanti, e anche tante critiche. E questa è stata mazzata."

Lei aveva guadagnato metri.

"Mi stavo giocando tutto. Stavo veramente bene, ho provato a vincere. Stavo allungando. Non volevo il secondo o il terzo posto, no, io ero lì per l'oro. E volevo arrivare al traguardo da solo. Non in volata, non era quella la mia idea di corsa."

Curva a sinistra, difficile: quiera caduto Conti nella Preolimpica 2015 qui finiscono a terra Oliveira e Porte. Si va a 70 km/h.

"Sono entrato in curva, ho fatto una bella traiettoria. La conoscevo bene la discesa, al giro prima proprio qui ero rientrato in discesa su Fabio (Aru). Mi è partita leggermente la ruota anteriore, un po' in derapata, come nella Moto GP. L'ho tenuta su la bici, però quando la tiri su, ti allarghi di traiettoria, ti allarghi, e così con la bici in piedi sono finito nella canalina di raccolta dell' acqua a bordo strada. E con il pedale destro ho toccato il muretto e mi sono catapultato avanti. La canalina di scolo era scivolos, questa curva l'avevamo provata tante volte in allenamento."

Può recriminare su qualcosa?

"No. Non è stato un errore mio, la pressione delle ruote era perfettam io non vado alto, le avevo gonfiate a 8 atmosfere, non èstato un fatto tecninca. È la casualità. Era una curva infida, una curva lunga a sinistra in sequenza, divisa in due parti, e poi chiudeva."

Poi si è seduto sul muretto.

"Ero sconsolato. Ho sentito subito che c'era qualcosa che non andava sulla spalla, mi sono buttato un po' di acqua sulla testa. Vedere l'Olimpiade andarsene così... Era un giorno perfetto, una giornata perfetta come quella di Firenze (Mondiali 2013, quarto), le nostre Nazioniali più belle. Tutti in condizione e con un ruolo ben preciso. Tutto stava girando in modo perfetto. Purtroppo in un secondo il sogno è svanito. È così lo sport, il ciclismo."

Che cosa le resta?

"Si correva per la vittoria e per una medaglia per l'Italia. Mi restano l'orgoglio di aver fatto una bella corsa e un gruppo in Nazionale unito come non mai. Questo gruppo l'avevamo costruito da mesi. Il percorso l'avevamo studiato senza lasciare nulla al caso. E poi... perdi tutto in un secondo".