Si racconta a trecentosessantagradi Fabio Basile e lo fa alla Gazzetta dello Sport, che lo ha raggiunto dopo la vittoria dell'oro olimpico nella categoria dei 66 kg., per un'intervista che ripercorre in breve la sua carriera. Una vittoria per certi versi inaspettata - fino a poco tempo fa il judoka non era nemmeno nel ranking ufficiale - ma per un ragazzo che vive per il judo, nulla è impossibile.

Qual è stato il match più difficile?

"La semifinale con lo sloveno Gomboc, sapevo che con lui dovevo gestire, non essere troppo aggressivo, darmi una calmata. Lui soffre gli attendisti e ha preso due sanzioni."

In cinque mesi dall'ombra al titolo olimpico...

"Davvero. A dicembre ero sostanzialmente una nullità, nel senso che non avevo nemmeno il ranking per sperare nell'Olimpiade, neppure alla lontana. Ma poi mi è stata data fiducia, e ho dimostrato di saper soffrire. Ho sofferto così tanto che i cinque combattimenti dell'Olimpiade non li ho nemmeno sentiti."

Quando ha capito che poteva essere un pomeriggio memorabile?

"All'oro non avevo mai pensato. Però la preparazione era andata benissimo, in nazionale c'è un grande staff e quando nel club puoi confrontarti con uno straordinario allenatore come Toniolo tutto viene più facile. Diciamo che una settimana fa ho avvertito delle sensazioni nuove, è scattato qualcosa, come quando ti rendi contio che il destino può cambiare e tu devi assecondarlo. Una forza interiore, mai sentita prima, che mi ha accompagnato sul tatami."

Fabio, perchè il judo?

"Perchè ho capito subito che era lo sport adatto a me, perchè è la metafora della vita, cadi, ma poi ti rialzi e devi sempre combattere per ottenere qualcosa. Non ero un ragazzo facile, a volte la troppa timidezza mi portava ad essere un ribelle, in palestra ho trovato la mia disciplina."

C'è stato un momento in cui ha pensato di non poter realizzare i suoi sogni?

"È accaduto nel 2011, avevo 17 anni e vincevo anche all'estero contro quelli che ne avevano venti. Mi sentivo imbattibile e mi sono un po' montato la testa. Per fortuna la famiglia e l'allenatore mi hanno riportato con i piedi a terra."

Cosa ha imparato in questi cinque mesi?

"Che dei pochi amici veri ti puoi fidare davvero. E sapere che qualcuno ti vuole male ti dà una grande forza. In tanti dicevano che non ce l'avrei mai fatta, ma più dicevano cattiverie, più crescevano rabbia e voglia di vincere."

In definitiva, chi è Fabio Basile?

"Un ragazzo che ama la solitudine. Non neppure cos'è una playstation. Ho pochi amici, ma a loro affiderei la mia vita. E mi piace stare con la famiglia. Ho valori che magari qualcuno considera antiquati, come il rispetto assoluto della mia compagna, ma sono fatto così da sempre."