Sorteggiata nel gruppo di Team USA, la squadra australiana di pallacanestro vuole tornare a lottare per una medaglia olimpica come accaduto ad Atlanta 1996 e a Sydney 2000 (due volte sconfitta dalla Lituania nella finalina). Il movimento è in crescita e si presenta a Rio de Janeiro grazie alla vittoria dello scorso anno nei Giochi dell'Oceania contro i rivali di sempre della Nuova Zelanda. Rispetto a Londra 2012, quando in panchina c'era Brett Brown (attuale allenatore dei Philadelphia 76ers), lo staff tecnico australiano prevede oggi come head coach Andrej Lemanis, una vita a giocare e insegnare pallacanestro dall'altra parte del mondo.
Il girone A di Rio non è propriamente dei più accessibili: oltre ai fenomeni a stelle e strisce, ci sono infatti gli ostacoli rappresentati da Serbia e Francia, mentre più abbordabili risultano Cina e Venezuela. Ecco perchè centrare la qualificazione ai quarti di finale sarebbe di per sè un ottimo risultato, per poi sperare nell'exploit nelle sfide ad eliminazione diretta. Il giocatore più esperto è l'eterno David Andersen, visto a lungo anche in Italia e protagonista di un biennio Nba con le maglie di Houston Rockets e Toronto Raptors. Ma il vero punto di riferimento - soprattutto nel reparto lunghi - è Andrew Bogut, prima scelta assoluta nel Draft del 2005 e un titolo di campione vinto con i Golden State Warriors nel 2015. Dalla prossima stagione ai Dallas Mavericks, Bogut è un centro vecchio stampo, buon protettore del ferro in difesa, non grande realizzatore (ma notevole passatore per stazza) in attacco. Suo backup sarà con ogni probabilità Aron Baynes, svezzato dai San Antonio Spurs e attualmente ai Detroit Pistons. Nelle ultime annate la crescita di Baynes è stata esponenziale, anche se il ragazzone australiano rimane un centro di lotta più che di governo. Completano il reparto lunghi il ventiseienne Cameron Bairstow, ala grande un po' meccanica che non ha mai convinto ai Chicago Bulls e che a breve tornerà a giocare in patria con i Brisbane Bullets, e il suo coetaneo Brock Motum, un passato anche alla Virtus Bologna.
Forse più interessante il reparto esterni, che può contare su due point guards di livello come Matthew Dellavedova e Patty Mills, entrambi campioni Nba come riserve dei rispettivi titolari (di Irving a Cleveland nel 2016 e di Parker a San Antonio nel 2014). Mentre Dellavedova ha un talento limitato per l'Nba, a cui ha sopperito con l'intelligenza cestistica e con un agonismo fuori dal comune, Mills è giocatore capace di segnare con continuità soprattutto dall'arco, dopo aver perso un po' di esplosività nelle ultime stagioni. Nel ruolo sono poi disponibili altri due veterani come Kevin Lisch e Damian Martin, mentre è nella posizione di shooting guard che l'Australia manca di un riferimento di statura internazionale. Ci sarebbe il possente Ryan Broekhoff, schierato però più spesso in ala piccola e l'esperto Joe Ingles degli Utah Jazz, tiratore di professione eventualmente in grado di giocare da quattro tattico. Ecco perchè lo slot di guardia di Lemanis è affidato sostanzialmente a Chris Goulding, una carriera al di sotto delle attese ma sempre protagonista con la maglia della sua nazionale, un'Australia che vorrà tener fede al proprio soprannome di Boomers per sparare qualche fuoco d'artificio anche in Brasile.