Si sono appena conclusi i campionati iridati di scherma fra un inizio in sordina, un intermezzo dorato e un finale in crescendo ed è significativo che la risposta più convincente sia arrivata proprio dalle prove a squadre. Ovviamente le attese erano altre, quasi assuefatti all'abbuffata di successi, ma in uno sport principalmente individuale, dalle forti rivalità intestine (specie nell'anno pre-olimpico), assistere all'apoteosi di talento e spirito collettivo ha lasciato in qualche modo il segno.
L'esuberanza di Montano, la resistenza della Errigo, il riscatto urlato di Baldini sono fermo immagine che sintetizzano in maniera diretta ed efficace l'essenza di un gruppo di atleti, capaci di stimolarsi da avversari ed esaltarsi da compagni. Dal potenziale tecnico all'unione d'intenti, in una spirale verso l'alto che cancella i dubbi e supera le difficoltà, gli azzurri hanno trovato nella carica e nella responsabilità di squadra ciò che era mancato nei giorni precedenti.
E' il senso e la bellezza della condivisione che conferma la competitività soggettiva e moltiplica la fiducia, con un ritrovato surplus di risorse ed energie utili in futuro, sia in solitudine che non. E' ancor di più il successo del movimento intero, capace di mantenersi sempre ad alto livello, di sopravvivere alla fuga all'estero dei maestri e alla conseguente crescita della concorrenza, di rinnovarsi nella tradizione. Non a caso a Mosca e già in precedenza ai campionati europei si è assistito a un parziale ricambio generazionale con giovani ed esordienti pronti e puntuali.
Ci sono discipline sportive di cui si ricorda l'esistenza solo ai grandi appuntamenti, soprattutto perché particolarmente foriere di medaglie. Eppure avere l'occasione di seguire brevi attimi delle loro imprese anche al di fuori del contesto più agognato regala emozioni sincere e riporta a un coinvolgimento quasi infantile, umorale, intensamente passionale. Perché in definitiva di questo si tratta, di passione, che maestri preparati e ispirati (veri artefici del tutto) trasmettono a nugoli di bambini, perpetuando una tradizione nobile, ma come molti altri sport “minori”, poco compresa.