Sognata, sfiorata e poi sempre svanita sul più bello. A quel maledetto ultimo poligono, quando la carabina pesa una tonnellata e quando la pressione diventa insostenibile: ne san qualcosa Lukas Hofer, Dorothea Wierer come anche Karin Oberhofer. Ma oggi i tre alfieri italiano, coadiuvati da Dominik Windisch, si sono presi finalmente quella medaglia a Cinque Cerchi tanto agognata, artigliando un bronzo che vale come un'oro. Perchè davanti a tutti vola via la Norvegia, imprendibile per tutti con quella batteria di fuoriclasse che può schierare: Tora Berger, Tiril Echoff e poi Ole Bjornadlen - da oggi l'atleta più medagliato di sempre ai Giochi Invernali - e Emil Svendsen. Un Dream Team che mette i brividi solo a leggerne la composizione, e che sulla neve non tradisce le attese, salutando la compagnia fin dalle prime battute. Dietro tiene solo la Repubblica Ceca, con una Gabriela Soukalova che pareva avesse affittato la motoslitta.
Ma era dietro che la nostra squadra costruiva mattone dopo mattone il suo capolavoro: Wierrer e Oberhofer praticamente perfette al poligono (solo un errore per entrambe) ed efficaci anche sugli sci. Mentre dietro arrancavano potenze come Francia, condannata già dalle non brillantissime frazioni di Marie Dorin prima e Anais Bescond poi e Germania. L'unico brivido per gli azzurri arrivava all'ultimo poligono -quello in piedi - di Dominik Windisch, che commette tre errori che per un attimo sembrano rimettere in gioco la concorrenza. Ma il vero eroe in casa Italia è stato Lukas Hofer: troppe volte tradito dalla pressione che lo ha fatto incappare in errori proprio nel momento decisivo, questa volta il ventiquattrenne azzurro trova due poligoni immacolati nel momento più importante della sua sin qui giovane carriera agonistica. Superato quest'ultimo scoglio, gli ultimi chilometri sono diventati una trionfale cavalcata verso il bronzo, terminata con l'abbraccio collettivo di questo quartetto tutto alto-atesino che regala all'Italia la settima medaglia di questi Giochi Olimpici. La metà di quelle conquistate dal signor Ole Bjorendalen, che a quarant'anni celebra il tredicesimo metallo olimpico, record assoluto a livello di Giochi Invernali. Nessuno meglio di lui, nemmeno un 'altra leggenda che viene dai fiordi, ovvero Bjorn Daehlie che si è fermato a dodici.
Venerdì e sabato gli ultimi due titoli in palio, quelli delle staffette: si inizia venerdì con quella femminile quindi sabato quella maschile. L'Italia ci arriva con il morale a mille e con la consapevolezza di poter giocare perlomeno il ruolo della pericolosa mina vagante. Karin Oberhofer e Dorothea Wierer sono state sin qui generossisime e straordinarie interpreti della disciplina: velocità e precisione di tiro le loro carte, che possono ben sposarsi con la velocità sugli sci di Nicole Gontier. Resterà poi da vedere se in casa Italia si privilegerà l'esperienza di Michela Ponza o la freschezza di Alexia Runggaldier. I ragazzi possono invece godersi un Hofer oggi capace di vincere il "complesso dell'ultimo poligono": Luki, come lo chiamano, assieme ai fratelli Windisch e a De Lorenzi proverà a surfare l'onda dell'entusiasmo e tentare un'altra impresa.