Inferno americano. Novak Djokovic si scioglie, o quasi, sotto il sole di Flushing Meadows, Marton Fucsovics culla l'impresa, vede all'orizzonte un ribaltone inatteso. Il re di Cincinnati è sotto di un break nel terzo, frantuma la racchetta e si dimena, leone in gabbia. La partita torna poi su binari più consoni, l'assalto ungherese si rivela effimero, il muro serbo ritrova consistenza. Non c'è storia al quarto, Nole vince, urla e sorride. Pericolo scampato, campanello d'allarme. Il favorito principale per la corrente edizione degli US Open - in coabitazione con Rafa Nadal, ieri in carrozza con Pospisil - si ripresenta quest'oggi in sessione serale. Sull'Arthur Ashe, il serbo attende Tennys Sandgren. La partita è in programma all'una di notte - ora italiana - e precede il duello al femminile tra Sharapova e Cirstea.
Djokovic è in striscia aperta su questa superficie da sette partite, come detto ha in bacheca il 1000 di Cincinnati ed appare, aldilà delle iniziali problematiche, perfettamente centrato. Difficile possa trovare difficoltà con Sandgren, tutto sembra apparecchiato per un terzo turno con Gasquet - corridoio d'ingresso al quarto turno con Pouille. Oltre la rete, il classe '91 di Gallatin, abile a disinnescare Troicki al primo turno. Incontro privo di macchie, tre set a stelle e strisce per guadagnare l'apparizione sul rettangolo principale. I recenti risultati di Sandgren non sono di primo piano, eliminazione in sede di qualificazione a Cincinnati - KO con Klahn - secondo turno a Winston Salem - disco rosso con Koepfer. Nel 2018, però, anche alcuni acuti di rilievo. Finale sulla terra di Houston - titolo per Johnson nell'occasione - quarti in precedenza all'Australian Open - fermata con il coreano Chung, poi dominato da Federer.
Esiste un unico precedente tra Djokovic e Sandgren ed è proprio in sede slam. Primo turno a Wimbledon in questa stagione, la miseria di sei giochi per Tennys. Copione scritto?