Maria Sharapova non è più una giovane promessa. Ha 31 anni e un trascorso tribolato. Vittorie e sconfitte, nel mezzo una fastidiosa squalifica. A Wimbledon, nel 2004, sorprese il mondo, conquistando lo slam più ambito e rivelandosi come campionessa in erba. Non ha mantenuto fede alle promesse iniziali, troppi sbandamenti lungo la via. Resta, comunque, una tennista di primo piano, per quell'innata capacità di attirare i riflettori. Personalità e carattere, non per niente è per tutti la divina. Non rientra nel novero delle favorite, da valutare è in primis la condizione fisica. Buona la porzione su terra, chiusa con i quarti al Roland Garros, poi la pausa per recuperare freschezza a livello fisico e mentale.
Nel 2015 - come detto anno dell'ultima apparizione londinese - ha raggiunto il penultimo atto del torneo, per ripetersi deve superare diversi quesiti. Nella sua porzione compare Jelena Ostapenko, tenace lettone già campionessa slam, siamo nel quarto di Petra Kvitova, per molti la reale favorita a Wimbledon. Sharapova deve quindi superare limiti evidenti, pescare dal fondo del barile insospettabili risposte. Resta quell'alone di magia che accompagna il suo avvento, resta quel ricordo che riecheggia su questi campi.
Il suo primo match è accomodante. Quarta partita sul campo n.2, la russa affronta la connazionale Diatchenko. Lo scarto di esperienza è ampio, la 27enne di Sochi ha dalla sua solo due partecipazioni, entrambe chiuse al primo turno - 2011/2015. A Mallorca, nella corrente stagione, ritiro in sede di qualificazione. Risultati in difetto, nulla che possa impensierire Masha, pronta alla prima da regina.
Esiste un unico precedente, nel 2015 al Roland Garros. 63 61 a firma Sharapova.