Dopo un mercoledì in rosa, con i quarti a livello femminile, a Wimbledon tocca di nuovo agli "arcieri" maschili. Gli otto superstiti scendono in campo quest'oggi per giocarsi l'accesso in semifinale. Andy Murray, primo giocatore del mondo, entra sul Centrale per affrontare Sam Querrey, più interessante il successivo incontro, con Federer e Raonic al proscenio. Presenza attesa quella dello svizzero, battuto in stagione solo da Donskoy - a Doha - e da Haas - a Stoccarda - per altro più per disattenzioni proprie che per meriti altrui. Presenza sorprendente, invece, quella del canadese, lontano dai fasti del 2016, pressoché nullo su terra e fermato, in avvio di stagione, da qualche problema fisico. 

Si prospetta la rivincita del match dello scorso anno. Dodici mesi fa, in semifinale, un Federer piegato da alcuni acciacchi sale due set a uno, prima di alzare una forzata bandiera bianca di fronte all'impetuoso incedere canadese. Finale per Raonic, domato poi dal padrone di casa Murray. Raonic vanta con Federer tre vittorie, due in sequenza. Sempre nel 2016, a Brisbane, assolo da titolo. Il conto totale, però, premia Federer. 9-3, 2-1 sull'erba. Ad Halle, nel 2012, e a Wimbledon, nel 2014, le affermazioni dello svizzero. 

Un torneo in crescendo per Federer, sulla falsariga di Halle. In Germania, un approccio guardingo, la massima esposizione in finale per respingere A.Zverev. Qui, dopo il ritiro di Dolgopolov, un primo set in difetto con Lajovic - chiuso al tie-break - prima di una presa della partita da padrone. Massima allerta con un giocatore d'attacco come Zverev, pieno controllo nella sfida di fioretto con Dimitrov, come immobilizzato dall'imponenza del rivale e dal palcoscenico londinese. Esibizione regale, questa l'etichetta sulla performance del Re. Impressiona il ritmo, Federer gioca ad andatura elevata, è martellante, induce in errore. Dritto e rovescio, potenti sortite d'improvviso allentate da un ricamo di talento. 

Raonic non appare oggi in grado di fermare un Federer superiore a quello dell'edizione 2016, ma la vittoria con A.Zverev mette quantomeno pepe sulla sfida. Dopo le titubanze con Youzhny al secondo turno, seguito di una prematura eliminazione al Queen's per mano di Kokkinakis, Milos punta a cogliere eventuali sbavature di Federer. Ha poco da perdere, può poggiare la sua impresa su solide basi. Servizio e dritto, colpi in grado di regalare punti facili, su cui costruire un'occasione. 

Federer non vince qui dal 2012, da allora due finali e la semifinale dello scorso anno. Senza Nadal, ammutolito da Muller, con un dolorante Djokovic e un Murray in affanno, è il favorito, ma la carta non sempre rispecchia la realtà. Il campo è giudice ultimo, per questo Roger procede guardingo, scrutando l'orizzonte canadese.