Siamo in pieno clima di "rest day" a Wimbledon, e nonostante sia trascorsa solo la prima settimana, non sono mancate le sorprese nel tabellone maschile.
Queste sorprese non riguardano però Roger Federer e Novak Djokovic, i quali hanno superato senza grossi intoppi i primi tre turni. Tra le prime due teste di serie, l'unico a cedere un set è stato lo svizzero, il quale ha perso il terzo parziale nel match di ieri contro un sorprendente Sam Groth, salvo poi dominare il quarto e decisivo set. Per il resto, vittorie comode contro Damir Dzumhur all'esordio e contro Sam Querrey al secondo turno, ma in assoluto Roger non ha mai ceduto il servizio. Stesso discorso che vale per il numero 1 al mondo, il quale ha forse avuto un percorso più insidioso rispetto al suo principale rivale per la vittoria dei Championships. Quelli contro Philipp Kohlschreiber, Jarkko Nieminen e Bernard Tomic sono stati tre test probanti per il campione serbo, il quale ha comunque condotto in scioltezza tutte le gare fin qui disputate a Wimbledon.
Viaggiano a velocità di crociera anche Andy Murray e Stan Wawrinka, i quali hanno fin qui onorato al meglio la terza e la quarta testa di serie. Il britannico ha avuto un momento di affanno ieri contro il nostro Andreas Seppi, ma è riuscito a venirne fuori, sfruttando forse il suo ruolo di unica speranza del tennis d'Oltremanica e tentando la furbata con il Medical Timeout. Molto più regolare e costante il cammino tenuto dallo svizzero, sicuramente ringalluzzito dalla vittoria del Roland Garros e capace di infilare tre vittorie consecutive senza cedere mai nè un set, nè un turno di battuta. Ingiudicabile, invece, Kei Nishikori, capace di andare oltre la soglia del dolore nel primo turno contro Simone Bolelli ma per il quale è stato poi impossibile scendere in campo al secondo turno contro Santiago Giraldo.
Bene Tomas Berdych, che conferma il proprio feeling con l'erba, mentre fa un netto passo indietro Milos Raonic, sconfitto dall'astro nascente del tennis australiano Nick Kyrgios, intenzionato a confermare l'ottimo risultato ottenuto un anno fa a Wimbledon, e ha rischiato fortemente anche Marin Cilic, costretto al quinto set sia dal lituano Berankis che da John Isner.
Passiamo alle dolenti note, che riguardano soprattutto Rafael Nadal, Grigor Dimitrov e Jo-Wilfried Tsonga. Lo spagnolo rappresenta forse la maggiore sorpresa negativa di questa edizione di Wimbledon: al secondo turno ha trovato un Dustin Brown che è sempre un giocatore da prendere con le molle su erba, ma le condizioni atletiche del maiorchino sono probabilmente al minimo storico da quando Rafa ha iniziato la sua ascesa nel tennis mondiale. Male anche il bulgaro, forse uno dei migliori specialisti dell'erba nella Top 15 ma costretto ad arrendersi troppo nettamente, nel punteggio ma anche nel gioco, contro un Richard Gasquet intenzionato a giocarsi una delle ultime chances della carriera nel torneo dei sogni di ogni giocatore di tennis. E a proposito di Francia, delude e non poco la caduta del numero 1 transalpino contro un Ivo Karlovic duro a morire, specialmente su quella che è di gran lunga la sua superficie preferita.
Capitolo italiani: detto di un Bolelli leonino ma non a sufficienza contro un Nishikori in condizioni fisiche precarie, Luca Vanni ci ha quasi illuso nel suo primo set in carriera a livello Slam contro il padrone di casa Ward, mentre Paolo Lorenzi conferma di valutare indigesta l'erba con una sconfitta troppo netta contro il giovane ceco Vesely. Fabio Fognini, invece, si è improvvisamente sciolto contro il canadese Pospisil e potrebbe rimpiangere questa occasione sfumata, visto il modo in cui il suo spicco di tabellone si è aperto dopo l'uscita di scena di Nadal, con il suo carnefice che si giocherà contro Troicki un posto nei quarti. Chiudiamo con Andreas Seppi: l'altoatesino veniva dalla finale persa ad Halle solo contro il fenomeno Federer, ha iniziato benissimo contro Klein e Coric (con quest'ultimo rimontando da due set a uno, ndr) ma è stato costretto a fermarsi al cospetto della forza, e forse anche della furbizia, di Andy Murray.
Ma da domani si torna a fare sul serio...