Con la vittoria del suo terzo Roland Garros della carriera, Serena Williams, incontrastata numero 1 del mondo del circuito Wta, ha raggiunto quota 20 titoli del Grande Slam conquistati, su 24 finali disputate. Uno score eccezionale, a testimonianza della longevità di una delle atlete - non solo tra le tenniste - più grandi di sempre, che peraltro non tiene conto dei titoli conquistati in doppio e delle medaglie olimpiche di cui ha fatto collezione nel corso degli anni.

A diciotto anni dal suo esordio da professionista e a sedici dalla vittoria del suo primo torneo dello Slam, gli US Open del 1999, Serena è ancora oggi la più forte giocatrice del mondo, l'unica a non deludere negli appuntamenti che contano. Il Roland Garros appena conquistato, al termine di un torneo che l'ha vista andare in difficoltà e allo stesso tempo reagire contro diverse avversarie, è la dimostrazione plastica di quanta importanza abbiano, tra tutte le virtù dell'americana, il carattere, la voglia di non mollare mai e un'insaziabile fame di vittorie. Nelle ultime stagioni la Williams si è dedicata principalmente a preparare i grandi eventi della stagione tennistica, vale a dire i tornei dello Slam, le Wta Finals (cui accede senza alcuna difficoltà ogni anno) e qualche torneo di prestigio che possa servirle per affinare la forma per quando più conta.

La stessa Serena ha dichiarato che questa gestione del calendario le ha consentito di allungare la sua carriera oltre ciò che si poteva ragionevolmente immaginare. Di certo hanno inciso positivamente alcune stagioni in cui si è limitata a fare da comparsa nel circuito, come quelle del 2010-2011, quando sembrava vicina al ritiro. Ciò che più colpisce della 33enne cresciuta nel ghetto di Compton, sobborgo di Los Angeles, è la continuità con cui riesce a presentarsi alle competizioni in condizioni fisiche eccellenti, tenuto conto della difficoltà di curare un fisico mastodontico, tanto potente quanto elastico, sottoposto all'usura di più di un quindicennio trascorso sulla cresta dell'onda.

Ora che il record di 24 trofei dello Slam appartenente a Margaret Court sembra vicino quanto mai in precedenza, la Williams ha raggiunto una consapevolezza di sè che, unita a una debordante personalità, la rende di varie spanne sopra il livello delle avversarie più accreditate. Chiunque assista a un match di tennis in cui è coinvolta Serena sa che la vittoria della partita dipende in larga misura dal suo rendimento: quando è al top le altre si devono accontentare delle briciole. Non c'è più superficie ostica o rivale temibile che possano impensierirla. Anche la terra rossa, di certo non la sua naturale riserva di caccia, le è diventata ormai familiare. Persino le grandi avversarie di una carriera infinita e straordinaria, tra cui sua sorella Venus, Justine Henin, Kim Clijsters e Maria Sharapova, si sono dovute nel corso degli anni inchinare allo strapotere tecnico e mentale di Serena.

La più giovane delle sorelle Williams ha saputo continuare a lavorare sul suo gioco, come solo i veri fuoriclasse riescono a fare, migliorando i colpi di rimbalzo e rendendo il servizio un'arma letale in un circuito in cui la battuta è il più delle volte poco più che una rimessa in gioco. Per anni in tanti hanno dubitato della qualità tecnica dei fondamentali di Serena. Pur non essendo propriamente un talento puro della racchetta, la Williams ha saputo reimpostare stagione dopo stagione i propri colpi, rendendoli non solo potenti ma anche affidabili, all'interno di un mix unico di forza e classe mai riscontrato in precedenza.

Tra poche settimane Serena andrà alla ricerca del suo sesto titolo sull'erba di Wimbledon, superficie su cui ha anche conquistato l'oro olimpico di Londra 2012. Nessun obiettivo è precluso, nemmeno la realizzazione del Grande Slam "annuale" (il Career Grand Slam è in bacheca da un pezzo), da tempo tabù per uomini e donne, che costituirebbe l'epilogo di una carriera memorabile, all'esito della quale nulla, nel tennis femminile, sarà più come prima.