A Parigi, una giornata dedicata al tabellone maschile. In programma, quest'oggi, le due semifinali. Per un posto al gran ballo finale si sfidano Stanislas Wawrinka e Jo Tsonga e, a seguire, Novak Djokovic e Andy Murray.
La prima semifinale, che raccoglie i due superstiti della parte bassa, rappresenta un refolo di novità, perché, aldilà dell'indiscusso valore dei protagonisti, altri erano i profili attesi. Le sorprendenti eliminazioni di Nishikori e Federer aprono il dibattito sul possibile outsider. Stanislas Wawrinka porta in dote l'affermazione convincente contro il connazionale. Tre set a zero a Federer, senza pecche mentali, senza vincoli di sudditanza. Tsonga è un uomo in missione, risorto al Roland Garros dopo mesi di sconfitte e dubbi. Le vittime di Jo recano nomi illustri. Berdych e Nishikori sono un biglietto da visita importante, soprattutto la reazione col nipponico testimonia una ritrovata forza.
Sei i precedenti, tre vittorie per parte, l'ultimo confronto in Davis, lo scorso anno, con il sorriso svizzero di Stan e la prima Coppa di Roger. Wawrinka, interrogato nella conferenza pre-match, allontana la possibile influenza del pubblico. L'impatto del Philippe Chatrier non può spostare l'inerzia dell'incontro, parola di Stan.
La seconda semifinale, quella della parte alta, è la più attesa. Novak Djokovic si confronta con Andy Murray. La striscia di Nole contro la striscia di Andy, 27 successi consecutivi del serbo, 15 del britannico. Murray non perde, sulla terra, da tempo. I titoli di Monaco e, soprattutto, Madrid mostrano un progresso chiaro sulla superficie, confermato dallo stesso Djokovic. Raccontare, invece, il dominio di Nole è superfluo. Il n.1 al Mondo vince, sempre. Dopo Melbourne, tutti i 1000 di maggior prestigio, ora il Roland Garros, vero obiettivo del 2015.
Sono addirittura 26 i confronti in archivio, 18 i successi di Djokovic, 8 quelli di Murray. L'ultimo sigillo di Andy risale alla storica finale di Wimbledon del 2013, da allora solo Djokovic.