Immaginate una persona che prende tutti gli ingredienti per fare una torta, prepara l'impasto, mette in forno, ne pregusta per tutto il tempo della cottura il piacere di mangiarla e poi... arriva qualcuno che all'ultimo gliela porta via da sotto il naso, lasciandolo con quell'acquolina in bocca a tormentarlo. Ripetete la scena per due e siete pronti per mettervi nei panni di David Ferrer, pasticciere sbadato che per due volte si fa soffiare la torta da un Novak Djokovic più che mai affermato di vittorie. Basti pensare che il serbo, dopo la finale di New York, ha inanellato una striscia incredibile che l'ha reso dapprima imperatore in terra cinese, e poi Re per la seconda volta sotto la Torre Eiffel. Con vista su Londra, dove potrebbe completare il suo 2013 tornando a sedersi sul trono che davvero più di ogni altro conta, ovvero quello di Numero 1 del ranking ATP.
Quanto a Ferrer, siamo sicuri che lo spagnolo avrà non poco da recriminare e mangiarsi le mani - giusto per rimanere in tema- per le ghiotta occasione di fare bis dopo la vittoria dell'anno scorso clamorosamente gettata la vento. Soprattutto per aver vanificato la bella prova di ieri, dove ha cancellato dal campo Rafa Nadal. Ora c'è da fare reset, dimenticarsi questa parentesi sfortunata e concentrarsi per l'ultimo sforzo stagionale: da domani sarà tempo di Finals a Londra, atto ultimo dell'estenuante stagione 2013, prima di godersi un attimo di tregua in vista di un nuovo duro anno di battaglie.
La prima sfida sarà subito con Nadal, vedremo se le scorie di oggi peseranno sulla mente di Ferrer o se ripescherà il tocco magico che gli ha permesso di avere la meglio sul maiorchino nella semifinale di ieri.
Due set fotocopia dicevamo, con un Ferrer splendido interprete per i primi nove game, scellerato sciupone nei successivi tre; dall'altra un Nole fantastico nella capacità di rimanere attaccato alla partita nei momenti più difficile, quando lo spagnolo sembrava volare sulle ali dell'entusiasmo verso la conquista del trofeo.
Salvo poi sciogliersi sul più bello, quando le palline diventano macigni e dall'altra parte la preda, ormai braccata e ferita, fiuta un seppur minimo spiraglio per provare a fuggire la cattura: e allora la mira fa cilecca e il campione ferito lotta con tutte le energie, ribaltando il rapporto di forze, trasformando the hunter in the hunted. Il 5-4 è una soglia insuperabile per Ferru, che pure sembrava in controllo del match; che pure aveva inchiodato il serbo con colpi d'alta scuola.
Come in occasione del break del primo set, allorché ha trovato la lucidità e l'abilità per uscire da uno scambio prolungato con una palla corta con sopra disegnata 32 denti di sberleffo, destinatario il Joker con la racchetta. Oppure con un rovescio lungolinea che pareva laserguidato, così bello da guadagnarsi l'applauso dell'avversario oltre che del pubblico. Ma tutto ciò purtroppo non è servito ad evitare la sconfitta: Djokovic si aggrappa all'ultima ancora di salvezza e trafigge per due volte l'avversario con un parziale di tre game a zero per il doppio 7-5 finale.