Era già nell'aria da tempo, ma la schiena dolorante di Berdych ha dato alla notizia il crisma dell'ufficialità: da lunedì Rafael Nadal sarà nuovamente il numero uno della classifica ATP, portando a termine la più clamorosa e impronosticabile delle rimonte. Bastava centrare la finale di Pechino per renderne ininfluente il risultato e così è stato: avanti per 4-2 su Berdych, Rafa usufruisce del ritiro dell'avversario e si mette comodo ad osservare chi fra Gasquet e Djokovic domenica proverà a infliggergli la quinta sconfitta in 70 partite. Un record incredibile, e pensare che dopo Wimbledon 2012 -allorché si era imbattuto nella partita della vita di Lukas Rosol -in molti erano già pronti a declamare il De Profundis sulla carriera dello spagnolo. Il quale, dal canto suo, ha lentamente risalito la china, forte anche di quell'incredibile tenuta mentale che mantiene aggrappato alle partite anche quando sembra perduto. E così, mattoncino su mattoncino, ha costruito il suo capolavoro.

All'inferno... - 28 giugno 2012: mentre l'Italia del calcio, guidata da uno strepitoso Mario Baloteli, dava una memorabile lezione di calcio ai tedeschi, sul verde prato del Centrl Court più famoso del mondo andava in scena una partita dall'esito in apparenza scontato. Rafael Nadal, padrone di casa in due occasione ai Championships, affronta lo sconosciuto ceco Lukas Rosol. Che però quella sera è baciato dagli dei della racchetta, che armano il suo braccio verso l'impresa di eliminare il fenomeno di Manacor. Partita bellissima, in cinque set (6-7, 6-4, 6-4, 2-6, 6-4) e la grande sorpresa. Ma non solo, perchè questa dolorosa sconfitta è anche l'ingresso di Rafa nel tunnel dei problemi fisici che lo costringono dapprima alla rinuncia dolorosa alle Olimpiadi (dove sarebbe stato anche il portabandiera iberico, oltre a essere il campione uscente del torneo singolare), quindi al resto della stagione. Niente Us Open, niente Masters di fine anno, niente più tennis fino a quando le sue ginocchia scricchiolanti non sarebbero state di nuovo in grado di sopportare e soprattutto supportare il suo gioco fisico e potente. Per alcuni mai più, per altri - i più maligni- dietro allo stop di Rafa c'erano altri motivi, da ricercare nelle sacche di sangue del Dott. Fuentes o di qualche suo epigono. 

...e ritorno - Vina Del Mar, Cile. La nuova vita tennistica di Rafa da Maiorca inizia da questo torneo sulla sua superficie preferita, la terra rossa. Arriva in finale, dopo aver eliminato nell'ordine Delbonis, Gimeno-Traver e Chardy. Gli sarà fatale Zeballos, che lo regola in finale in due set. Una delle rare sconfitte dello spagnolo in stagione, che cadrà a sorpresa contro Darcis a Wimbledon (primo turno) e prima con Djokovic nella finale di Montecarlo. In mezzo ci mette le vittorie a Barcellona, Madrid, Roma (dove annienta con facilità imbarazzante il miglior Federer di stagione) e soprattutto l'ottava gemma al Roland Garros. Nessuno come lui sulla terra rossa francese, nemmeno Borg che si fermò a 6. Un posto scolpito a caratteri cubitale nel Libro della Leggenda del Tennis. Quindi la parentesi sfortunata sull'erba: fuori ai quarti ad Halle per mano di Kohlschreiber, poi la già citata sconfitta con il carneade Darcis, che sopraffatto da cotanta gloria fa armi e bagagli e torna a casa lasciando strada libera all'avversario successivo senza nemmeno scendere in campo.
Il resto è storia recente: si va in America, su quel cemento che è superficie che meno si sposa al suo gioco. Troppe sollecitazioni a cui sottoporre le ginocchia, troppe le incognite, acuite proprio dall'infelice campagna sulla grass surface. Ma anche qui tutte le previsioni vengono clamorosamente smentite, perché il Rafa a stelle e strisce è un'impressionante macchina da tennis, che distrugge tutti quelli che provano a opporsi: Montreal, Cincinnati, Flushing Meadoes. E' un trittico di Nadal Show, a cui gli avversari assistono impotenti. Compreso quel Novak Djokovic che sembra non avere armi da opporre allo strapotere di Rafa: ci prova, ma anche lui deve alzare bandiera bianca nella finalissima degli Us Open. Quindi il lieto fine in terra cinese, con la parentesi della Davis dove ha distrutto in tre set (6-0, 6-0, 6-4) l'ucraino Stakhovsky: da lunedì anche il computer si deve arrendere all'evidenza dei fatti, Rafa Nadal è tornato a essere il tennista numero al mondo.