365 giorni fa, il Re del Tennis è ritornato sul trono del numero 1 del ranking con la vittoria nel suo Slam prediletto: Wimbledon. 7 sigilli come Pete Sampras, da sempre suo idolo. Il cammino di Roger Federer però non é stato così facile. Ha dovuto lottare con il mal di schiena, contro se stesso, contro la carta d'identità che segnava 30 primavere. Nulla ha potuto Andy Murray, schiacciato oltremodo dalla pressione dei propri connazionali, ma che riuscirà a riprendersi la rivincita alle Olimpiadi di Wimbledon un mese dopo, proprio contro Federer.

ELIMINAZIONE A SORPRESA - Nei primi due turni, due grandi protagonisti lasciarono anticipatamente il torneo: stiamo parlando di Tomas Berdych e Rafael Nadal. Il ceco viene sopraffatto dalla bellissima prestazione di Gulbis che lo elimina in tre tie-break nel primo turno. Il lettone si dimostra campione di costanza venendo eliminato agevolmente nel turno successivo. Clamorosa e rovinosa la sconfitta del campione maiorchino: in 5 incredibili, Lukas Rosol, 27 anni, numero 100 del mondo, impartisce una lezione di tennis all'atleta spagnolo più noto del XXI secolo. Ace, drittoni, gioco a rete, sarà anche una giornata di grazia ma Rosol gioca divinamente. Nadal, apparso scarico mentalmente e "tradito" dall'erba veloce della prima settimana londinese, china il capo. Oltre al danno si aggiungerà la beffa, visto che l'iberico il 17 luglio annuncia di soffrire della sindrome di Hoffa e sarà costretto a saltare 8 mesi di tornei, incluso le Olimpiadi di Londra in cui doveva essere il portabandiera per la nazionale spagnola.

LA RIMONTA E LO SCONTRO DECISIVO - Mentre Djokovic agevolmente si faceva spazio nel tabellone meno ostico del mondo e un super Ferrer giocava la sua miglior prima settimana in uno slam, Federer rischiava grosso nel quarto turno: Benneteau gli dava filo da torcere e andava avanti due set a zero. Il re era ad un passo dall'oblio. Poi, il ritorno, meraviglioso, radioso. Federer azionava il turbo, giocava da Federer e il risultato era una logica conseguenza. Brividi sul tie-break del quarto set ma dopo questo successo tutto filerà liscio come l'olio... fino alle semifinali.

Djokovic e Federer si affrontarono al penultimo atto del torneo londinese. C'era grande attesa. In molti pronosticavano un successo agevole del serbo, molto più giovane e pimpante. Invece, l'elvetico compiva l'ennesimo capolavoro della sua grandissima carriera: Djokovic veniva asfaltato senza se e senza ma in quattro set e Federer raggiungeva la finale. A 9 anni di distanza dalla prima. Lo svizzero aveva l'opportunità di eguagliare Pete Sampras vincendo la finale con Murray.

LA FINALE - Andy Murray partiva bene. Ci crede, sapendo che dall'altra parte della rete c'é un campione più vulnerabile del solito. Con lui sognava una grande "nazione intera", orfana da 76 anni di un successo di un connazionale nello Slam più prestigioso al mondo. Il primo set avvicinava il sogno nell'asticella della realtà. Lo scozzese lo vinceva con solidità e aggressività, sfruttando gli errori (troppi) gratuiti di sua Maestà. Nel secondo set, però, scendeva in campo il fuoriclasse, la leggenda che in difficoltà, in equilibrio, spezzava la contesa guadagnandosi quattro punti di fila (sotto 30-00) brekkando Murray nel dodicesimo gioco (7-5) con una splendida voleè.

Federer cominciava a dominare. Sintomatiche le tre scivolate dell'atleta britannico nel game più duro dell'intero match, il sesto gioco, durato quasi 20 minuti, nel quale lo svizzero brekkava Murray dopo cinque palle break non sfruttate e vinceva il terzo set per 6-3.

L'orgoglio di Andy non bastava. Il Re vedeva l'obiettivo avvicinarsi sempre di più. Come uno squalo, Roger non lasciava niente della povera vittima: all'errore decisivo di Murray nel decimo gioco (6-4) si lasciava cadere in terra. Eguagliato Sampras, ritorno al numero 1 del ranking. In una sola parola: fuoriclasse. Murray piangerà a dirotto al momento della premiazione. Un umano non può battere l'extraterrestre.