Il Philippe Chatrier teatro dello spettacolo più bello. Il tennis elevato a pathos ed emozione. L'emozione di Gael Monfils, che abbracciato dal suo popolo, va oltre i limiti attuali e torna quello, che qualche anno fa, era tra i primi al mondo sulla terra battuta. Sconfigge il cigno Berdych, indecifrabile ancora una volta. A Roma era stato favoloso contro Djokovic e pessimo contro Nadal. Qui, remissivo, consegna i primi due set al transalpino, poi conquista due tie-break, approfittando dell'ovvio calo fisico di un giocatore non più abituato a giocare partite lunghe e di questo livello, ma nel momento decisivo cede servizio e partita. Risorge quindi il francese, piegato nell'ultimo anno dai problemi alla schiena. Il campo premia il suo coraggio e la sua voglia, punendo la tensione che ha attanagliato il ceco. Ora un secondo turno che promette scintille con Gulbis. Questo il conto dei set: 7-6 6-4 6-7 6-7 7-5.

 

La divina Maria sorride, ammicca al pubblico del Suzanne Lenglen, e archivia rapidamente la pratica Hsieh. 6-2 6-1. Dopo l'influenza romana, che le ha impedito di difendere il titolo del 2012 al Foro, costringendola a cedere il passo a Sara Errani nei quarti, arriva la pronta guarigione della russa n.2 al mondo. Lei, regina della terra rossa dal 2010 ad oggi, regina soprattutto qui, a Parigi, unica in grado di provare a fermare l'inarrestabile marcia di Serena Williams. Il campo racconta di una Sharapova in piena forma, in attesa di test più probanti. La Hsieh, campionessa di doppio nella capitale italiana, in coppia con la Peng, proprio a discapito delle nostre Vinci-Errani, è sinceramente troppo poca cosa per poter impensierire la siberiana dagli occhi di ghiaccio.

 

Applausi per Tsonga. Non solo Nadal, tra i grandi. Esordio in pompa magna per l'idolo di casa, Jo Wilfried Tsonga. Tre set a zero (6-2 6-2 6-3) allo sloveno Bedene, avversario troppo morbido per uno dei favoriti del torneo. A braccetto con lui avanza l'altro transalpino Richard Gasquet, poco impegnato dall'ucraino Stakhovsky. Gulbis non delude. Dopo lo splendido match di Roma contro Nadal, condito dai soliti sprazzi di genio tennistico, travolge il brasiliano Dutra Silva, 6-1 7-6 6-3, concedendosi comunque le consuete pause. Talento altalenante, sempre pronto a esplodere. La vittoria a Nizza costa invece cara a Juan Monaco che perde la maratona con Gimeno-Traver, sconfitto più dalle scorie di un calendario fitto, che dai colpi dello spagnolo. L'argentino conquista i primi due set con un doppio 6-4, poi perso il tie-break del terzo, cede fino al 6-4 dell'ultimo parziale. Si salva invece l'altro vincitore della scorsa settimana, Montanes. Re a Dusseldorf, rischia qui, ma sconfigge Johnson 6-1 al quinto.

 

 

Sorrisi azzurri. Ieri Andreas Seppi, oggi Fabio Fognini. L'azzurro dotato di maggior talento supera il tedesco Beck in tre set, ma è soprattutto bravo a venire a capo dell'unico momento complicato nel secondo set. Test di maturità importante. Cade invece Paolino Lorenzi, che lotta, come al solito col cuore, contro Kamke, recupera due set, ma cede 6-3 al quinto. Le ragazze in gonnella, fiore all'occhiello del tennis azzurro, non tradiscono. Domina in mattinata Robertina Vinci, risponde in serata Francesca Schiavone. Una leonessa ritrovata doma la Czink, approffitando del caos mentale della sua avversaria nel primo set (6-0) e reagendo nel secondo, strappato al tie-break, dopo aver perso il break di vantaggio. Secondo turno, ma niente derby azzurro. Flavia Pennetta gioca un grande primo set con la Flipkens, ma alla distanza sbaglia troppo e perde in tre set. Troppe le occasioni sprecate anche nell'ultimo parziale. Un peccato vista la buona condizione messa in mostra a Strasburgo. 2-6 6-4 6-0 il finale. Era obbiettivamente proibitivo l'impegno di Karin Knapp, contro l'americana Stephens. Ci ha provato, soprattutto nel secondo parziale, ma il 6-2 7-5 rispecchia l'oggettiva differenza tra le due.

 

Wozniacki vecchia maniera. Doveva essere l'ennesimo scalpo della diciannovenne Robson. La britannica ammazza grandi pronta a ruggire davanti alla polacca in crisi d'identità. É stata invece la reazione, d'esperienza della campionessa. Laura non aveva mai giocato un primo turno qui a Parigi, nel tabellone principale del Roland Garros. Questo conta e non poco. Ha battuto grandi atlete lo scorso anno, ma conta anche il palcoscenico in cui ti esibisci. Caroline regge l'urto nel primo turno di servizio. Annulla palle break, porta a casa un game durissimo e intavola la partita a lei più congegnale. Il 6-3 6-2 finale racconta della sua superiorità. Tutto facile anche per la tedesca Kerber con la Barthel. 7-6 6-2.     

 

 

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