La gara di Misano ci lascia in eredità una certezza: poter combattere per il titolo contro un Marquez così sarà dura per chiunque. Intendiamoci, il talento del pilota di Cervera non lo abbiamo scoperto di certo ieri, ma fino a poco tempo fa  il numero 93 in gara alternava numeri da fenomeno, quale è, ad errori dovuti all'eccessiva foga, che si tramutavano in cadute. Quest'anno, ma in realtà anche nello scorso campionato, Marquez è arrivato ad un livello di consapevolezza della propria forza molto alto, complice anche una Honda finalmente tornata la moto da battere: la sicurezza mentale di cui dispone fa sì che non si prenda rischi per 20 e più giri nel tentativo di inseguire un avversario, come faceva in passato, ma concentri la maggior parte del proprio sforzo nell'ultima parte della gara, quando cioè conta davvero.

Ieri, sull'insidioso tracciato bagnato di Misano, ha dimostrato di essere cresciuto in quanto ad esperienza, gestendo da campione i 28 giri: ha controllato Petrucci che era in testa, rimanendogli dietro alla giusta distanza, per poi incrementare significativamente il proprio ritmo negli ultimi passaggi, prima di attaccare il pilota ternano durante l'ultimo giro, quando il suo avversario non ne aveva più per rispondergli. Una simile gestione si è ripetuta anche altre volte quest'anno, ma quanto fatto ieri è avvalorato dal fatto che, come si è visto, era una situazione in cui era più facile finire sulla ghiaia delle vie di fuga che portare a termine la propria gara. Gli avversari per il titolo, leggasi ormai solo Dovizioso e Vinales, in questo momento devono ringraziare il cielo per il problema tecnico avuto da Marquez a Silverstone, che lo ha costretto ad uno zero che li ha riportati sotto: anche in quell'occasione infatti lo spagnolo stava rimanendo dietro per studiare bene la situazione e poi attaccare nel finale.

Paradossalmente, gli unici momenti del weekend in cui il Cabroncito si prende grandi rischi sono le prove, dove è continuamente al limite ed il più delle volte infatti bacia l'asfalto per poter capire fino a quale punto sia possibile spingersi. Non saranno contenti i suoi meccanici ed è un modo opinabile di ricercare il limite, ma sembra essere quello migliore per lui, che così arriva alla gara perfettamente consapevole dei punti più delicati della pista quando nel finale si scatenerà. Sfidare un Marquez così completo è un bel guaio per Dovizioso e Vinales, con il primo favorito sul secondo per il ruolo di diretto inseguitore non solo guardando la classifica, ma anche tenendo presenti i guai ancora irrisolti della Yamaha. Sarà durissima battere Marquez, ma in un campionato pazzo come quello in corso, dove tutto cambia da gara a gara, non si potrà dire che è finita probabilmente fino all'ultima gara di Valencia.