Nel giorno in cui si è aperta ufficialmente l’88esima edizione del Gran Premio d’Italia, Luca Cordero di Montezemolo compie 70 anni, proprio come la Ferrari. Ma per uno che può essere considerato senza dubbio uno degli uomini più importanti dell’automobilismo mondiale, quella di oggi è “solo” un’occasione per provare a ripercorrere quel doppio filo che ha legato quello che continueremo a chiamare “Presidente”, di un’azienda che non “si limita” a comparire solo tra i circuiti di Formula 1.
Montezemolo nasce a Bologna il 31 agosto 1947, entra in Ferrari nel 1973 come assistente di Enzo Ferrari, ricoprendo il ruolo di responsabile della Squadra Corse. Lascia nel 1977 per diventare responsabile delle relazioni esterne della FIAT. Torna alla Ferrari nel 1991 in qualità di Presidente e Amministratore delegato, ruolo che ricoprirà sino al 2014, dunque una vera e propria epoca. Nella sua gestione durata 23 anni, vanno ricordati i 19 titoli mondiali, l’aver riportato il titolo a Maranello nel 2000 dopo 21 anni di digiuno ed il lungo periodo di rifondazione tecnica prima dell’epopea di Michael Schumacher, il periodo un po' burrascoso con Fernando Alonso e la firma del contratto da parte di Sebastian Vettel, proprio nei giorni di avvicendamento al vertice con l’attuale Presidente Sergio Marchionne.
Quella di Montezemolo è quindi una storia pazzesca, infinita se consideriamo i vari aneddoti e tutto quello che c’è “dietro” a quel mondo mass-mediatico che è la Formula 1, secondo le parole dell’interessato: “La Ferrari mi manca moltissimo. Ma di più il prodotto delle corse... mi mancano molto di più la fabbrica, gli uomini e le donne di Maranello, il pensare alle tecnologie del futuro, ai clienti, all’organizzazione del lavoro”.
Gli manca talmente tanto che continua a soffrirci, perché di perdersi una gara non se ne parla proprio: “Le gare le guardo e soffro come prima. Sono sempre uno stress”.
Quando gli si chiede quali sono i tre momenti migliori che si porta dietro dall’esperienza in Ferrari risponde come segue: ”Monza 1975, quando Niki Lauda vinse il Mondiale dopo 11 anni e Clay Regazzoni conquistò il Gran Premio d’Italia. Suzuka nel 2000 quando con Schumacher riportammo il titolo a Maranello dopo 21 anni e poi ancora a Monza nel 2010 quando vinse Alonso con Massa sul podio”.
Tra l’altro, in occasione della vittoria mondiale di Lauda a Monza nel 1975 c’è un aneddoto sul Commendatore che lascia quasi allibiti, per la nomea che si porta dietro il fondatore del Cavallino. Montezemolo infatti ricorda come quella volta sentì Enzo Ferrari piangere: “Nel 1975 non esistevano i telefonini. Ferrari mi chiamò ai box e mi ringraziò. Una parola che non usava spesso. Era commosso. No, direi proprio che piangeva”.
Ma come abbiamo detto sopra, la Scuderia di Maranello non è solo Formula 1, ma anche tradizione, tecnologia, sviluppo, design che hanno portato il brand Ferrari ad esserne uno dei più influenti al mondo. Dunque inevitabile parlare anche delle vetture stradali e quali di quelle suscitano, ancora oggi, i migliori ricordi del Presidente: “La Enzo. Dedicata all’ingegnere. Era già nel futuro, tutta in fibra di carbonio. La 550 Maranello era bellissima e aggiungerei la Maserati Quattroporte, la prima della nuova epoca. Ancora attuale”. Chissà perché tra queste non c’è la 360 Barchetta disegnata di Pininfarina, che il manager bolognese tiene in garage, regalatagli da Agnelli per il suo matrimonio.
Ma l’azione di Montezemolo non si conclude con il suo addio, il 2014, uno degli anni peggiori della Ferrari in Formula 1. Infatti si può dire che prima del suo abbandono, egli “regalò” il contratto di Sebastian Vettel al popolo rosso, con lo zampino di Schumacher: “Sebastian dopo la firma mi regalò una scatola di cioccolatini. Ricordo quando venne a trovarmi, ancora un anno prima del contratto. Ma il primo a raccomandarmi Seb fu Schumacher. Me ne parlò quando cercammo di farlo tornare, dopo l’incidente di Massa. Noi avevamo già in tasca Alonso per l’anno seguente. Michael mi parlò benissimo di Seb a lungo, ma lo ritenemmo troppo giovane. Ma da allora io l’ho sempre avuto in testa”.
Già, il periodo di Alonso, non propriamente felice visto che non portò nessun titolo a Maranello, pur andandoci particolarmente vicini in due occasioni, così come ricordato dal Presidente: “Siamo arrivati secondi due volte e tutte e due le volte avremmo meritato. Mi spiace per Fernando, ma anche per Domenicali. Come per Massa che nel 2008...”.
C’è però un fattore caratterizzante dell’epoca di Montezemolo. Infatti, a parte il fatturato dell’azienda cresciuto 10 volte rispetto all’inizio degli anni 90, quello che c’è da sottolineare è il fatto che la Ferrari è stata o vincente o “seconda”. Sono poche le annate in cui la Ferrari è stata veramente “pessima” dal punto di vista sportivo, se non la prima parte degli anni 90, periodo dal quale la gestione Montezemolo è riuscita a porre le basi per un futuro estremamente roseo, non solo da un punto di vista del risultato finale, ma anche nella creazione di una identità tecnica che potesse permanere nel corso degli anni. Una strategia che alla fine portò alla Ferrari 19 titoli mondiali, che hanno posto l’epoca Montezemolo come la più vincente della storia del Cavallino Rampante. Su questo, il presidente si è così espresso: “Il segreto? Le persone. Ho sempre cercato di mettermi attorno persone più brave di me, penso a Todt, Byrne, Brawn e Martinelli, ma anche a quei ragazzi che ancora oggi sono uomini fondamentali. La coesione, lo spirito di squadra in cui è stato fondamentale l’appoggio di Michael. Per sintetizzare direi una grande passione e la forza di non arrendersi mai”.
E a proposito del brutto periodo in cui versava la Scuderia all’inizio, interessante l’aneddoto secondo cui l’allora Presidente Fiat, in un momento in cui i motori fumavano e i semiasse si spaccavano, chiese la testa di Jean Todt, quello che poi alla fine era il primo uomo a capo della gestione sportiva dell’epopea di Michael Schumacher. Su questo Montezemolo ha risposto: “Se mandate via lui, me ne vado anch’io”. Todt ha ricevuto tanto, ma ha anche dato tanto alla Ferrari”.
Montezemolo verrà ricordato come un manager molto attento alla condizione dei propri dipendenti, tanto da volere il progetto Formula Uomo, per il quale si sono svolti una mole di lavori di ristrutturazione e innovazione della fabbrica, tanto che il Financial Times per diversi anni ha eletto l’azienda Ferrari come il miglior luogo di lavoro d’Europa.
Purtroppo va però registrata la freddezza del rapporto con l’attuale proprietà. Lascia un po' l’amaro in bocca quando Montezemolo ammette di non essere stato neanche invitato per la celebrazione dei 70 anni di storia della Ferrari. Questo è un errore nei confronti di un Presidente che ha dato e lasciato molto all’azienda.
Auguri Presidente!